ARTE, MUSICA & CULTURA

12 gennaio 2015

Yves Klein da Assisi a Cascia

Un legame profondo tra un “gigante dell’arte contemporanea” e il cuore della spiritualità umbra.

di Francesca Duranti

Il museo del ‘900 di Milano presenta in questi giorni un evento dalla forte valenza storico-critica, raccontando l’avventura creativa ed intellettuale di due grandi maestri del Novecento, Yves Klein e Lucio Fontana.

Le ricerche dei due artisti dialogano negli spazi del museo, attraverso un itinerario ragionato, tra ricostruzioni biografiche, mappature storico-filologiche, accostamenti tematici e visivi valorizzati da allestimenti progettati ad hoc. Un ampissimo apparato di fotografie, filmati d’epoca e carte d’archivio accompagna il percorso trasformando lo spazio espositivo in un appassionante lettura immersiva. Da questa ricostruzione storica, si rivela il rapporto intenso che Yves Klein ebbe con l’Italia, ed in particolare con l’Umbria. L’Italia delle sue fughe di adolescente in autostop, verso una  terra impregnata di spiritualità come Cascia, e verso Assisi per ammirare i cieli stellati di Giotto.Yves Klein è morto a trentaquattro anni, la sua carriera è stata breve, ma folgorante, è stato senza dubbio una delle personalità più affascinanti della seconda generazione artistica del dopoguerra. La morte lo ha colto al culmine dello slancio creativo. Arriva alla monocromia e tramite il colore compie un rito. Sceglie il blu come colore essenziale dello spazio, dell’infinito, di ciò che porta l’animo umano verso l’assoluto, l’immateriale. All’interno della Basilica di S. Francesco di Assisi ha potuto ammirare Giotto, ed è stato il primo reale contatto che ha avuto con il famoso blu dell’artista. Klein fu  impressionato dai dipinti e deliziato dallo scoprire alcuni pannelli blu completamente monocromi nell’abside di sinistra della Basilica inferiore, quella dedicata a  S. Giovanni Battista, da cui si dice sia nata la sua volontà della ricerca verso la monocromia blu.  C’è poi  il culto per Santa Rita, particolarmente forte a Nizza, sua città di origine. Fece tre pellegrinaggi verso il Monastero di Cascia: il primo nnell’aprile del 1958, lasciando allora una preghiera al santuario affinché il blu immateriale fosse ovunque accettato. Un’ altro viaggio lo fece nell’autunno dello stesso anno in compagnia di sua zia, per ringraziare la Santa di aver ottenuto un importante incarico per la decorazione del nuovo teatro dell’Opera di Gelsenkirchen. In quella occasione Klein fece dono al monastero di un suo Monocromo blu. Il terzo viaggio, infine, nel febbraio del 1961, intento dell’artista fu quello di portare alla Santa un ex-voto donandolo alle suore senza farsi riconoscere. L’ex-voto, un piccolo cofanetto in plexiglas, viene ritrovato nel 1979, il Monocromo blu datato 1958 è stato ritrovato nel 1984, nello stesso luogo su indicazione di Pierre Restany (famoso critico d’arte francese), un terzo che data 1961 è costituito da foglie d’oro incluse nel  catalogo di Krefeld, è stato scoperto nel 1999. Klein si poneva  sotto lo protezione della Santa  e invocava  spesso il suo aiuto per assicurasi successo,  bellezza e immortalità della sua opera. Visto il ruolo che ricopre oggi Yves Klein all’interno della storia dell’arte del XX Secolo, è congeniale che  la Santa  ascoltò le sue preghiere.

 

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