VISIONI D'IMPRESA

31 marzo 2013

Crisi, quando l’impresa risponde al femminile

Maria Zappelli Cardarelli fa il punto della situazione e suggerisce risposte

di Donatella Miliani

Maria Zappelli Cardarelli, è da pochi giorni la nuova presidente del Comitato imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Perugia. Legata profondamente alla sua terra, Trevi, da anni è alla guida di un’azienda agraria tutta al femminile condotta insieme alle sorelle Alessandra, agronoma, Sara, laureata in lingue e alla mamma Wanda. «Abbiamo cominciato — racconta —, perché papà purtroppo morì improvvisamente. All’epoca frequentavo scienze politiche ma la tragedia impose delle scelte. Così lasciai l’università per occuparmi dell’azienda di famiglia. All’epoca – spiega — facevamo solo produzione. La nostra rivoluzione è stata quella di iniziare a trasformare il prodotto e di attivare la vendita diretta. L’attività principale è la produzione di olio extravergine di oliva secondo il metodo dell’agricoltura biologica, ma l’idea è stata poi quella di diversificare le attività mettendo mano anche al frutteto preparando poi confetture di marmellata che stanno andando molto bene. Molte le richieste sia dai clienti del nostro agriturismo ‘I Mandorli’, sia da quelli di altre regioni e dall’estero». L’esperienza maturata sul campo (l’azienda di famiglia produce anche grano, girasole, orzo e lenticchie), ha fatto di Maria Zappelli Cardarelli un’imprenditrice di rango che ha ricoperto il ruolo di vicepresidente nazionale di Coldiretti, e con le idee piuttosto chiare anche sul come affrontare la crisi. «In questo momento — dice — le imprese femminili sono quelle che nell’affrontare i problemi stanno dando le risposte più interessanti. Sono quelle che si attivano con soluzioni alternative, capaci di reinventarsi»

Imprese al femminile con una  marcia in più?

«Diciamo che non crescono numericamente  ma la cosa positiva è che tengono, e di questi  tempi direi che è già un traguardo importante. È il dato che emerge dall’ultimo rapporto  di Unioncamere».

Qual è la situazione dell’Umbria?

 «Nel sistema Camerale si evidenzia il fatto che  nel 2012 il 27 per cento delle aziende risultava  guidata da donne, un dato superiore alla media nazionale che si attesta sul 24,3 per cento.  Le imprese individuali ‘in rosa’ sono al 29 per  cento in Umbria contro il 25 del resto d’Italia» In quali settori? «La maggior parte è concentrato nel turismo e  in agricoltura. La fotografia dei dati camerali  ci parla di imprese femminili in calo del 2,6  per cento per quanto riguarda le iscrizioni, ma  anche in questo caso siamo comunque meglio  del resto del Paese».

 Di che cosa ha bisogno il settore  dell’imprenditoria femminile?

«Beh le problematiche sono sempre le stesse,  a cominciare dall’accesso al credito. Adesso  più che mai, vista la crisi, dovremo fare delle  proposte. È doveroso. L’altro aspetto lasciato  in sospeso è quello di fare una valutazione  rispetto alle imprese familiari della nostra  regione. La percentuale è altissima. Ciò che  ci interessa è capire effettivamente il perché  sempre più queste imprese fanno fronte alla  crisi con la presenza al femminile. Vogliamo capire quante siamo in Umbria e proporre sia alla  Camera di Commercio che alla Regione cosa fare  per aiutarle. Poi ovviamente redigeremo un programma annuale».

Entrando nel dettaglio?

 «Presenteremo corsi rivolti alle imprenditrici nel  settore del marketing ma anche della vetrinistica  per insegnare come rendere più efficace la presentazione del prodotto. Ma proporremo pure di  ripetere corsi di livello base e avanzati per la gestione dell’azienda. Sicuramente — continua —,  attiveremo un collegamento con Sviluppumbria  per alcuni progetti e poi mi piace sottolineare che  in questo comitato saranno presenti anche rappresentanti della Provincia, la consigliera con delega per le pari opportunità».

Donne che aiutano le donne  insomma. Il futuro?

 «Fare previsioni è difficile. Questo è un momento  di transizione. Non abbiamo ancora un governo e questo pesa tantissimo anche sulle nostre  piccole e medie imprese. Perché comunque ogni  azienda deve confrontarsi con l’estero. E fare i  conti con una pesante contrazione dei consumi.  Se — conclude —, come tutti ci auguriamo la situazione politica tenderà a stabilizzarsi, speriamo in una ripresa. In alcuni paesi europei questo  sta già avvenendo. Noi al momento cerchiamo  di tenere. Le aziende del settore agroalimentare made in Italy con i loro prodotti tipici sono  al massimo della qualità nell’export. Deve però  ripartire tutta l’economia. Non basta un settore  per fare primavera...».