VISIONI D'IMPRESA

30 giugno 2013

Tela Umbra

Un racconto tra storia, tradizione e cultura

di Anna Lia Sabelli Fioretti

Alice Hallgarten, ebrea americana giovane e ricca, donna  colta e sensibile, sposata con il Barone Leopoldo Franchetti , senatore progressista e umanista di Livorno, all’inizio tutto pensava tranne che sarebbe diventata una  delle imprenditrici più note d’Italia. Per motivi sociali e  filantropici, da femminista ante litteram, nel suo palazzo  Tomassini nel centro di Città di Castello, nel 1908 diede vita alla Tela Umbra, un laboratorio dove si tesseva  del lino finissimo per fare tovaglie, tendaggi, asciuga mani, coperte impalpabili e leggeri come delle nuvole.  Le donne ai telai erano una quarantina e lavoravano a  condizioni ed orari estremamente moderni, la baronessa voleva avessero il tempo di occuparsi dei figli e delle  famiglie. Erano per lo più ragazze madri, che a quel tempo  non avevano vita facile e venivano spesso messe al  bando dalla società perbenista. Analfabete senza arte né  parte, l’unica cosa che sapevano fare era cucire e tessere  per averne appreso la tecnica sin da piccole dalle proprie  madri. Così la baronessa per insegnare alle ragazze un  mestiere fece costruire dei telai, mise le donne all’opera,  aprì asili e scuole per i bambini apprendendo e importando nelle scuole di Montesca (1901) e Rovigliano (1902)  i più moderni metodi pedagogici ed educativi sperimentati a livello internazionale, specialmente in Inghilterra  e negli Stati Uniti. (Maria Montessori è stata una delle  prime insegnanti e proprio grazie ad Alice Hallgarten che  condivideva il suo modo innovativo di insegnare pubblicò  nel 1909 il “Metodo di pedagogia scientifica). Ancora oggi, negli stessi locali di una volta e con gli stessi  identici telai a pedale, un piccolo plotone di tessitrici continua  la tradizione della “Tela Umbra” realizzando tessuti  preziosi ed unici. Di fronte a tanta filantropia e dedizione  i Baroni Franchetti avrebbero dovuto essere adorati dai tifernati. Neanche per sogno. La loro apertura nei confronti  della povera gente era “politicamente” malvista (“io non  mi prendo niente” diceva la baronessa alle sue tessitrici  “Lavorate con amore, tutto il guadagno vi verrà ridistribuito”) per cui venivano considerati degli eccentrici e messi  al bando dalla così detta società bene di Città di Castello, a  quei tempi città chiusa e molto provinciale. Alcuni cittadini  arrivarono al punto di organizzare un finto funerale per  Leopoldo. Alice morì di tisi nel 1911, a 37 anni, il marito  si uccise con un colpo di pistola nel 1917 senza motivare il  gesto con un biglietto di spiegazione. In compenso lasciò  un testamento molto simile ad un’opera letteraria con il  quale donava ai contadini le loro case coloniche e i terreni  e devolveva i proventi di tutti i suoi averi, ed erano tantissimi tra ville, tenute, terreni e palazzi sparsi per l’Italia, al  proseguimento di tutto quanto l’amata Alice aveva creato.  Come esecutore testamentario affidatario nominò l’Opera Pia Regina Margherita. Purtroppo non ebbe buon fiuto  perchè il Conte Solimei che lo dirigeva (in seguito è diventato gerarca fascista) iniziò un saccheggio sistematico del  patrimonio tentando di chiudere sia le scuole di Rovigliano  e Montesca che gli asili, oltre naturalmente al  Laboratorio Tela Umbra. Non ci riuscì per l’ostinata resistenza di Maria Marchetti, direttrice  delle istituzioni Franchetti e storica collaboratrice di Alice. Ad oggi di quelle istituzioni è  rimasto solo il Laboratorio tessile grazie anche  alla durissima battaglia ingaggiata dalla Marchesa Romeyne Ranieri di Sorbello, fondatrice  della scuola di ricamo del Pischiello, amica  intima di Alice. Quando l’Opera Pia fu sciolta  perchè considerata “ente inutile”, ciò che restava del patrimonio Franchetti è passato alla  Regione Umbria che ha assorbito il poco personale rimasto  del laboratorio. Recentemente il secondo piano di Palazzo  Tomassini è stato trasformato in museo-laboratorio, guidato dal Presidente Luciano Neri e dalle Socie Lavoratrici,  per tramandare la grande impresa di Alice Hallgarten Franchetti ma anche l’arte di una tessitura che non ha eguali  nel mondo, tanto che i suoi segreti ed i suoi disegni originali di epoca medioevale e rinascimentale sono tenuti  gelosamente sottochiave in cassaforte. Nelle teche sono  esposti tessuti originali, pezzi unici e storici, strumenti tipici della tessitura, mobili di famiglia, carteggi, fotografie  d’epoca. È stata persino riscostruita un’aula tipo delle due  scuole, ormai scomparse, con materiali didattici, banchi e   cattedra originali. Mentre nel laboratorio è possibile seguire tutte le fasi salienti della lavorazione, dall’orditura alla  finitura, tutto rigorosamente manuale. Dopo un periodo  di crisi nera, praticamente di quasi chiusura, per fortuna  il Laboratorio è stato riorganizzato ed oggi ha ripreso la  produzione a pieno ritmo. “Chi compra sono prevalentemente persone che vengono da fuori Città di Castello e  turisti, ”precisa Neri “richiamati dalla notorietà di questi  straordinari manufatti e dalla storia che li accompagna.  Tentiamo di bypassare la crisi con un’offerta differenziata  e di alta qualità, proiettata sul mercato nazionale e internazionale, offrendo un prodotto unico per un target colto.  Due mesi fa abbiamo avuto la visita di due rappresentanti  del Metropolitan Museum, una delle più importanti strutture espositive del mondo. Sono rimasti entusiasti e per  noi è una grande soddisfazione sapere che alcuni pezzi  della nostra produzione sono oggi esposti nella sezione  tessile del prestigioso museo newyorkese”.    

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