STUDI E RICERCHE

30 settembre 2012

Assunzioni? Soprattutto stagionali

di Anna Cagnacci

L’andamento della domanda di lavoro da parte delle imprese provinciali fornisce chiari segnali di difficoltà per il 2012, secondo quanto emerge dall’indagine Excelsior, realizzata da Unioncamere in collaborazione con le Camere di Commercio e il Ministero del Lavoro. Le dinamiche del mercato del lavoro, infatti, risentono della debolezza dello scenario economico. La nuova fase recessiva dell’economia italiana, iniziata nella seconda pare del 2011, si prolungherà almeno per l’intero anno. Appare evidente che non si tratta di una nuova recessione, ma della continuazione di quella iniziata nel 2008. I suoi effetti sono quindi particolarmente pesanti, andando ad aggiungersi a quelli della precedente contrazione dell’attività, recuperati solo in minima parte fra il 2010 e il 2011. Anche l’economia perugina, come quella italiana, si trova in una nuova fase di rallentamento, determinata della contrazione dei consumi interni, solo in parte bilanciati dall’export. Di conseguenza nel 2012 la propensione all’assunzione di nuovo personale da parte degli imprenditori perugini torna a scendere. La quota di imprese che prevedono assunzioni a livello provinciale, infatti, si attesta al 12,4%, una percentuale particolarmente bassa, che risulta in netta flessione rispetto al 21% del 2011, e inferiore anche al 15,3% del 2010, che aveva rappresentato il dato peggiore del quinquennio. La percentuale provinciale è molto vicina al valore regionale, pari al 12,7%, anch’esso in netto peggioramento rispetto al 21,3% dello scorso anno; ma risulta inferiore di circa due punti percentuali sia rispetto al valore del Centro (14,2%, in forte calo rispetto al 21,8% del 2010), sia rispetto alla media nazionale, pari al 14,4%, (con una flessione importante rispetto al 22,5% del 2011). Le assunzioni programmate dalle imprese di natura “espansiva”, legate alle aspettative di crescita della domanda, sono solo 28 su 100. Le imprese che non prevedono in alcun caso di assumere personale sono pari al 88%, in netto aumento rispetto al 76% dello scorso anno. La causa principale delle mancate assunzioni riguarda ancora l’adeguatezza degli organici rispetto alle prospettive produttive (67%), ma meno nettamente rispetto a un anno fa (77%). Sono, invece, in crescita quanti non ricorreranno a nuovo personale per le condizioni sfavorevoli del mercato, legate all’andamento della domanda (21% a fronte del 14% dell’anno precedente). Il tasso d’entrata atteso (1) nel 2012 nella provincia di Perugia dovrebbe flettere di quasi due punti percentuali, attestandosi al 4,7% rispetto al 6,6%, dello scorso anno. Il dato provinciale si colloca al di sotto della media nazionale (5,5%) e del Centro Italia (5,3%). In termini assoluti, sono quasi 6.000 le assunzioni che le imprese prevedono di effettuare nel 2012, il 30% in meno rispetto al 2011. Su questo deciso rallentamento delle entrate previste, oltre allo scenario economico, potrebbe aver inciso anche l’attesa della Riforma del mercato del lavoro, che, al momento della realizzazione dell’indagine, non era stata ancora approvata. Dall’analisi settoriale emerge che il tasso d’entrata nei servizi è pari a 6,9%, in calo rispetto al 8,3% del 2011. Decisamente più basso il valore evidenziato dall’industria (2,2%), anch’esso in riduzione rispetto allo scorso anno (4,1%). Anche il tasso d’uscita (2) provinciale si riduce e lo fa in misura superiore rispetto al tasso di entrata. Perde, infatti, circa 2,5 punti percentuali rispetto al valore del 2011 (8,3%), e si attesta al 5,9%. Il tasso perugino è inferiore al valore nazionale (6,7%) e a quello del Centro Italia (6,5%). In termini assoluti sono circa 7.600 le fuoruscite dal mercato del lavoro in provincia, il 30% in meno rispetto alle quasi 11.000 dello scorso anno. A livello settoriale il tasso d’uscita dell’industria perugina, è pari a 3,9%, in forte riduzione rispetto al dato dello scorso anno (6,7%). È quasi il doppio il tasso di uscita dei servizi, che si attesta a 7,7%, anch’esso in contrazione rispetto al 9,7% del 2011. Si profila dunque una crescente staticità dell’occupazione nelle imprese, visto che sia il tasso di entrata (4,7%) che quello di uscita (5,9%) mostrano una tendenza decrescente, particolarmente accentuata nell’ultimo anno. Il saldo, dato dalla differenza tra tasso d’entrata e tasso d’uscita, per il quarto anno consecutivo assume segno negativo, anche se appare in lieve miglioramento rispetto allo scorso anno. Il saldo provinciale a fine anno, infatti, dovrebbe attestarsi a -1,2%, a fronte del –1,6%, del 2011, in linea con quello del Centro e con la media nazionale. In termini assoluti la perdita occupazionale dovrebbe essere di circa 1.500 posti di lavoro, in lieve contrazione rispetto al dato dello scorso anno (-2.000 posti). A livello settoriale il saldo occupazionale del settore industriale si mantiene negativo (-1,7%) e risulta stabile rispetto allo scorso anno (-1,8%). Anche nei servizi il saldo occupazionale, come lo scorso anno, rimane negativo, attestandosi a -0,8%, ma esso appare in lieve miglioramento, se confrontato con il -1,5% della precedente indagine. In dettaglio, il saldo migliore è assicurato dagli studi professionali, con un +4,5%, seguito da quello dei servizi operativi (+1%). Stabile il tasso dei servizi di trasporto e dei servizi alle imprese. È negativo, invece, il saldo di tutti gli altri settori economici. Quelli che registrano le maggiori perdite in termini relativi sono le industrie meccaniche, con un saldo del –2,8%, le costruzioni, con -2,4%, e il commercio, con –2,1%. Le difficoltà del mercato del lavoro, anche quest’anno, si fanno sentire soprattutto sull’occupazione delle imprese di dimensioni più piccole, anche se rispetto allo scorso anno le criticità si distribuiscono in maniera più uniformemente tra le classi dimensionali. In termini percentuali le imprese con meno di 10 dipendenti determinano il 48% della perdita di posti di lavoro della provincia di Perugia, la percentuale appare in netta flessione rispetto al 72% dello scorso anno. Il 38% del saldo negativo è prodotto dalle imprese da 10 a 49 dipendenti, percentuale raddoppiata rispetto al 19% del 2011, a dimostrazione dell’inasprimento delle condizioni in cui si trovano ad operare anche le imprese delle fasce dimensionale maggiori. Le imprese più grandi contribuiscono al 14% del totale, e anche questo dato appare in aumento (anche se più contenuto) rispetto al 2011, anno in cui il contributo delle imprese maggiori alla perdita di posti di lavoro era stato del 9%. Andando ad esaminare i dati in termini relativi, il tasso d’entrata più elevato, pari al 6%, si registra per le imprese perugine di dimensioni minori (fino a 9 dipendenti), in ribasso di quasi tre punti percentuali rispetto al 8,6% del 2011. Seguono le imprese di dimensioni più grandi, quelle con oltre 50 dipendenti, con un tasso del 4,5%, che risulta in diminuzione di oltre un punto percentuale rispetto al 5,9% del 2011. Per le imprese da 10 a 49 dipendenti, il tasso d’entrata si attesta al 3,5% in calo di quasi due punti rispetto al 5,4%, dello scorso anno. Il tasso d’uscita più basso si registra per le imprese perugine di maggiori dimensioni, con un valore del 4,9%, in flessione rispetto al 6,2% del 2011. Le imprese da 10 a 49 dipendenti presentano un tasso del 5,2%, in riduzione di oltre un punto percentuale rispetto allo scorso anno (6,6%). Per le imprese di dimensioni più piccole, al di sotto dei 10 dipendenti, il tasso d’uscita si attesta al 7,9% con un consistente calo rispetto al 12,2% del 2011. In termini di saldo occupazionale (3) sono le piccole imprese ad evidenziare la maggiore contrazione dell’occupazione. Il saldo più negativo (-1,9%) riguarda, infatti, le imprese perugine con meno di 10 dipendenti, anche se il dato appare in miglioramento rispetto al –3,6% del 2011, determinato da una riduzione del tasso d’uscita superiore a quella del tasso d’entrata. Seguono, a breve distanza, le imprese da 10 a 49 dipendenti, il cui saldo si attesta a –1,7%, con un peggioramento rispetto al –1,1% dello scorso anno. Nelle imprese provinciali più grandi l’occupazione rimane quasi stabile, facendo registrare un tasso pari a –0,4%, analogo a quello della precedente indagine. Continua a incidere “l’effetto incertezza” sulla durata del rapporto di lavoro, che porta gli imprenditori a spostare quote di domanda verso assunzioni “a termine”, soprattutto stagionali. Infatti sono appena 3.700 le assunzioni non stagionali nella provincia di Perugia e fanno registrare un calo del 41% rispetto alle 6.300 dello scorso anno. In termini percentuali, il loro peso quest’anno scende al 62% del totale delle assunzioni, dal 73% dell’anno precedente, con una perdita di undici punti percentuali a favore degli ingressi di stagionali. Entro la fine del 2012, secondo quanto previsto dagli imprenditori, le assunzioni di personale stagionale nella provincia di Perugia dovrebbero essere pari al 38% del totale, in forte crescita rispetto al valore dello scorso anno (27%). La percentuale provinciale è superiore al dato dell’Umbria (35%), al 34% del Centro e al 36% della media nazionale. Nel settore terziario i contratti stagionali rappresentano il 44% di tutti i contratti d’entrata, lo scorso anno erano il 33%, con una crescita di undici punti percentuali. Più contenuta la crescita nell’industria, i contratti stagionali nel 2012 rappresentano il 17% del totale, con un incremento di due punti rispetto al 15% del 2011. Quest’anno sono soprattutto le imprese da 10 a 49 dipendenti a ricorrere al lavoro stagionale, con il 65% delle assunzioni previste, in forte aumento rispetto al 47% dello scorso anno. Seguono le imprese con meno di 10 dipendenti che assumono il 40% del loro personale con un contratto stagionale, anche in questo caso in consistente crescita rispetto allo scorso anno (19%). Nelle imprese di maggiori dimensioni, quelle con oltre 49 dipendenti, la percentuale di contratti stagionali è pari al 21,5% del totale, e appare in lieve contrazione rispetto al 23% del 2011. Appare chiaro che lo stato recessivo dell’economia, il suo prolungamento nel tempo e soprattutto la grande incertezza circa la sua evoluzione hanno influenzano negativamente l’andamento del mercato del lavoro locale e continueranno a farlo nel corso dell’anno, Il 2012 risulterà ancora un anno difficile per l’occupazione: si conferma, quindi, la persistente debolezza della domanda di lavoro espressa dalle imprese, con un calo delle imprese che assumono, una crescente staticità dell’occupazione e uno spostamento della domanda verso assunzioni temporanee, di tipo “stagionali”.  

 

 NOTE

 (1) Le entrate nel mercato del lavoro ogni 100 dipendenti occupati al 31 dicembre dell’anno precedente.

(2) Le uscite dal mercato del lavoro ogni 100 dipendenti occupati al 31 dicembre dell’anno precedente.

 (3) Differenza tra tasso d’entrata e tasso d’uscita

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