VISIONI D'IMPRESA

18 novembre 2014

Stabilimento Tipografico Pliniana - Selci Lama

di Maria Luciana Buseghin

Entrando nello Stabilimento Tipografico Pliniana si respira un'aria diversa, un po’ speciale, un'aria d'eleganza, di cortesia, di professionalità antica: uso questo termine precisamente per alludere e plaudire a un comportamento lavorativo estremamente preciso, accurato, senza sbavature, senza gli errori estetici e i refusi oggi così frequenti. La facciata stessa dell’edificio restaurato tra 2010 e 2012 da subito al frequentatore ma anche al semplice visitatore, questa impressione di rigore pulito, di linearità: una volta entrati, se si decide di proseguire diritto verso l’area dove ferve il lavoro di progettazione e di fotocomposizione, si viene accolti da voci gentili e cortesia vera. Ma, se si decidesse di girare subito a sinistra oltrepassando così la porta del Museo Storico della Pliniana, si potrebbe capire da dove queste gentili maestranze hanno tratto insegnamento ed esempio, e anche sicuramente l’orgoglio e la soddisfazione di sentirsi parte di una tradizione centenaria la cui storia é stata celebrata con una serie di eventi lungo il corso del 2013. Tra questi eventi - fortemente connotati di un patriottismo, anche questo di stampo antico, che ha previsto anche la realizzazione di una bandiera italiana con il nuovo logo della tipografia –, un raffinato  volume curato da Francesca Meocci e Michela Meozzi edito nel 2014 che racconta la storia dell’azienda e grazie a cui, come ha scritto il presidente dello Stabilimento Tipografico Pliniana Società Cooperativa, Giorgio Zangarelli, «é possibile, con la fantasia, che è sorgente di vita assieme alla memoria, risentire le voci, i rumori, gli odori di quello che una volta era la tipografia, cenacolo di cultura, di professioni, di sacrifici e di soddisfazioni.»[1]

 

Nel corso del Novecento l'azienda è sopravvissuta a due conflitti mondiali ampliandosi e sperimentando sempre nuove tecnologie tipografiche ma rimanendo sempre una tipografia editoriale, specializzazione che l'ha caratterizzata sin da quando don Ruggero Fiordelli arciprete e don Enrico Giovagnoli, direttore della Tipografia Leonardo da Vinci di Città di Castello ma anche, dal 1905, di “Gioventù Nova”[2], posero la prima pietra della Società Anonima Cooperativa Tipografica Pliniana il 3 aprile 1913.[3]

Nell'Archivio Libri dell'Azienda che - nella pubblicità presente nella carta intestata degli anni Cinquanta - vantava Libri, Riviste, Opuscoli, Giornali, Lavori vari, possiamo ammirare le più diverse e rare pubblicazioni: inventari di archivi e biblioteche, testi, libri e riviste di diritto, pedagogia, antropologia medica, americanistica, storia dell’arte, storia ed economia, filologia, musica e cinema, per non parlare di intere collane: dalla “Biblioteca di Antropologia Medica”, edita  da Argo e diretta da Tullio Seppilli[4], alla Collectanea Archivi Vaticani, miscellanea di testi, saggi e inventari dell'Archivio Segreto Vaticano. La Pliniana collabora inoltre con tante altre prestigiose istituzioni civili e religiose, tra cui l’Istituto Storico italiano per il Medioevo, la Deputazione di Storia Patria per l’Umbria e il Centro Storico Benedettino Italiano.

Del resto, la Pliniana, ben presto resasi autonoma dalla Tipografia Leonardo da Vinci a buon diritto entrò subito nel novero delle tipografie tifernati importanti: prima fra tutte lo stabilimento tipografico-editoriale  “Scipione Lapi” fondato nel 1872, che ben preso assunse rilevanza nazionale e dalle cui ceneri nel 1909 nasce l’Unione Arti Grafiche che nel 1920 passerà alla gestione diretta degli operai e la Tipografia Grifani Donati, erede di quella fondata a fine Settecento dagli assisani Donati e Carlucci. Nel 1932 la “Leonardo da Vinci” – che si trasformerà in Tiferno Grafica, essendo fallita e rilevata da una casa editrice romana  nel 1959 - introduce per prima la monotype a Città di Castello, seguita dopo poco dall’Unione Arti Grafiche che nel 1967 fallirà e si dividerà in Tipografia Arti Grafiche. Che sarà la prima a introdurre a Città di Castello la fotocomposizione, e Abete Grafica.[5]

 

Alla “Pliniana” sono stati utilizzati i caratteri in piombo fino a inizi degli anni Novanta, in cui  l’azienda raccolse l'eredità della Gestisa srl, ultima delle società proprietarie, ritornando alla formula societaria cooperativa iniziale e impegnandosi nella modernizzazione sia dei locali che delle strumenti di lavoro: la nuova gestione, dunque, decise di passare  alla fotocomposizione e alla stampa offset, decisione che implicò forti investimenti ma anche l’acquisizione di una competitività ben maggiore. Nel corso degli anni sono mutate tecniche e strumenti di produzione ma una figura è sempre rimasta il punto di riferimento dell’intero processo produttivo: il proto, progettista e coordinatore, talvolta anche direttore dell’azienda. Dal 2005 questo ruolo è ricoperto da Valentino Puletti.

Nel Museo Storico sono conservate, ancora perfettamente funzionanti le vecchie macchine tipografiche, le cassettiere in legno  con i caratteri di piombo divisi per tipologia e dimensioni, le scatole con le matrici, i cliché in zinco, e gli strumenti per la manutenzione. Possiamo così immaginare ancora un esperto operatore alla tastiera della linotype nell’atto di digitare i caratteri che andranno a formare le righe fuse nel piombo in un unico blocco, tecnica utile per le stampe veloci, come la composizione di giornali, riviste e periodici. I lavori più complessi, come i testi in lingua straniera, o didattici, specialmente di matematica o geometria, venivano eseguiti con la monotype, composta da una tastiera e una fonditrice  che colava il metallo fuso in uno stampo di  lettera alla volta, per cui poteva essere agevolmente sostituito nel testo anche un singolo carattere errato: è evidente quanto sia più funzionale alla correzione di bozze e alla realizzazione di testi complessi questa tipocomposizione. Entrambe le macchine tipografiche furono inventate a fine ‘800 e ci invitano a ricordare questi grandi progressi della stampa, insieme alla macchina da stampa piano-cilindrica, del primo quarto dell’800 di cui è presente nel Museo della Pliniana una di fabbricazione italiana.

 

 

 

[1] Francesca Meocci e Michela Meozzi, Stabilimento Tipografico Pliniana dal 1913 oltre un secolo di stampa, Perugia, 2014, 274 pp.: p.IX.

[2] “Gioventù Nova. Periodico mensile per i circoli cattolici giovanili”, era l’organo ufficiale dell’associazione “Nova Juventus” di Città di Castello e di Gubbio, fondata dal sacerdote alla fine del 1904 (su Giovagnoli e le sue opere: Maria Luciana Buseghin, Cara Marietta... Lettere di Alice Hallgarten Franchetti (1901- 1911), Tela Umbra, Città di Castello, 2002, 573 pp./pp. 544-545 e Alice Hallgarten Franchetti: un modello di donna e di imprenditrice nell’Italia tra ‘800 e ‘900, Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d’Azienda, Editrice Pliniana 2013, 118 pp./p. 69).

[3] In occasione delle celebrazione del centenario l’azienda ha editato lo statuto costitutivo-fondativo in  Stabilimento Tipografico Pliniana, Cento anni. Costituzione della Società Anonima Cooperativa Tipografica "Pliniana" l'Anno Millenovecentotredici il giorno di  Giovedì Ventisette del Mese di Marzo in Selci  Comune di S. Giustino  nella Sala Teatro, Editrice Pliniana, Selci-Lama 2013 .

[4] Tullio Seppilli è presidente della Fondazione Angelo Celli e della Società Italiana di Antropologia Medica la cui rivista “AM” è stampata da Pliniana come pure “Thule”,  rivista del Centro Studi Americanistici di cui è direttore Romolo Santoni, president del Centro: due “costellazioni” culturali di livello internazionale che onorano la nostra Umbria.

[5] Cfr. Una breve introduzione tratta da Alvaro Tacchini, La stampa a Città di Castello : tipografie e tipografi dal 1538 ad oggi, Città di Castello, Tibergraph, 1987 in  Museo virtuale. Storia dei tipografi e librai dell’Alta Valle del Tiferno in tipografielibrai.it.

 

 

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