STUDI E RICERCHE

31 marzo 2012

RSU, più equità per l’ambiente, ma per le imprese?

di Fulvio Bersanetti

 Dai rincari dei corrispettivi nell’ultimo biennio all’ampia variabilità della spesa per le PMI sul territorio regionale, passando per l’annosa e mai risolta questione tassa/tariffa. In sintesi sono questi i temi principali trattati dalla seconda annualità del sistema di monitoraggio delle tariffe pubbliche realizzato da Unioncamere Umbria con il coordinamento scientifico di REF Ricerche. Attraverso la predisposizione del TASP, un repertorio delle Tariffe e degli Atti ufficiali dei Servizi Pubblici, l’Unioncamere regionale ha inteso mutuare la tradizione storica dei Mercuriali dei prezzi all’ingrosso indirizzandola verso nuovi ambiti - rifiuti urbani (RSU) e servizio idrico - che oggi rappresentano voci di costo di grande impatto sui bilanci di famiglie ed imprese. Per quel che riguarda il servizio di igiene urbana per le PMI, l’indagine sul campo ha visto il coinvolgimento di 32 Comuni umbri con popolazione superiore ai 5 mila abitanti. Al fine di misurare le differenze in termini di tassazione tariffazione tra i Comuni del campione, si è proceduto con l’individuazione di alcuni profili di utenza tipo: un albergo, un piccolo supermercato, un ristorante, un bar ed un negozio di ortofrutta. Le evidenze che si ricavano sono di grande interesse: la prima valutazione è che il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti si caratterizza per una marcata dispersione dei valori di spesa, a parità di profilo, anche all’interno dei confini provinciali. Tale caratteristica discende dal fatto che le tariffe sono dimensionate in piena autonomia da ciascun Comune, che gestisce il servizio in regime di privativa. Rispetto ad un più ampio contesto nazionale, ad esempio, i Comuni Capoluogo di Perugia e Terni si collocano in posizioni più o meno virtuose a seconda del profilo esaminato. Terni si segnala per corrispettivi significativamente più elevati del valore medio nazionale per i ristoranti, i bar ed i negozi di ortofrutta mentre presenta tariffe sostanzialmente allineate agli altri Capoluoghi italiani nel caso di alberghi e supermercati. Perugia, al contrario, mostra una spesa per il servizio RSU relativamente conveniente per i profili di bar, ristoranti e negozi di ortofrutta, mentre fa registrare valori prossimi alla media nazionale per supermercati e alberghi. Dal più ampio contesto nazionale al confronto su base locale: in Provincia di Perugia la spesa unitaria nel 2010 per un albergo con superficie pari a 1000 mq poteva variare da un minimo di circa 2.2 euro/mq ad un massimo di 7.7 euro/mq, mentre quella sostenuta da un negozio di ortofrutta di 60 mq da 3.6 euro/ mq a circa 21 euro/mq. Analoghe evidenze si riscontrano in Provincia di Terni: per un albergo si passa da un minimo di 2.4 euro/mq ad un massimo di 6.9 euro/mq, per un negozio di ortofrutta da circa 3 euro/mq a 34.5 euro/mq. Rispetto al 2009 la spesa per il servizio RSU in Umbria ha poi evidenziato chiari segnali di tensione al rialzo, con un tasso di crescita medio vicino all’8%. Anche in termini di variazione la situazione assume contorni chiaramente eterogenei: in Provincia di Perugia 16 dei 26 Comuni oggetto di indagine hanno incrementato i corrispettivi del servizio, mentre in Provincia di Terni gli adeguamenti hanno interessato solo i due Comuni di maggiori dimensioni. Questa situazione di sperequazione, che si traduce in deviazioni anche significative tra i costi di gestione e le tariffe, riflette le differenze che si constatano nelle seguenti variabili: le modalità organizzative del servizio (raccolta porta a porta, isole ecologiche, ecc..), le dimensioni comunali, la distribuzione delle superfici tra utenza domestica e non domestica (Comuni a carattere prettamente residenziale oppure Comuni a forte impronta commerciale e industriale), la dotazione impiantistica per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti (discariche, termovalorizzatori, etc..) e, non da ultimo, le modalità di finanziamento del servizio. In Umbria solo 7 dei 32 Comuni indagati hanno effettuato il passaggio alla Tariffa di Igiene Ambientale (TIA), sistema che impone un vincolo di copertura integrale del costo del servizio RSU attraverso il gettito della tariffa. I restanti Comuni continuano invece ad adottare la TARSU, una tassa di competenza comunale che al contrario si caratterizza solo per un vincolo minimo di copertura nella misura del 50% del costo totale. Ne deriva che, a parità di tutte le altre condizioni, nei Comuni a TARSU tendono a verificarsi situazioni di “illusione fiscale”, laddove il costo del servizio non venga interamente coperto con il gettito del tributo bensì finanziato attingendo risorse ad altre voci del bilancio comunale. A complicare ulteriormente il quadro contribuiscono infine le importanti novità all’orizzonte che sono destinate a riformare il settore e che rafforzano la necessità di attivare un monitoraggio permanente sul tema: secondo quanto disposto dal recente Decreto “Salva Italia”, a partire dal 1° gennaio 2013 è previsto l’obbligo per tutti i Comuni di passare ad una tassa sui rifiuti (TARES), con forma tributaria ma basata su logiche tariffarie, ovvero con l’obbligo di copertura totale dei costi di gestione ed investimento del servizio. Rivoluzione in vista, dunque: qualora confermato, questa situazione potrebbe produrre anche in Umbria significativi incrementi dei corrispettivi nel corso dei prossimi mesi.

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