RACCONTAMI L'UMBRIA

Un itinerario DOC

Articolo partecipante a Raccontami l'Umbria 2014 - Sezione Stampa

di Barbara Roveda

TESTATA: In viaggio

DATA DI PUBBLICAZIONE: ottobre 2013

 

Segue parte della Strada dei Vini del Cantico (stradadeivinidelcantico.it) il tracciato che collega  Perugia a Todi: dimenticate però la superstrada E45 e imboccate le vie secondarie, tra colline disseminate da ulivi, viti e borghi silenziosi. Il vino è da subito protagonista appena lasciata la città. È stato il vino a determinare il destino del piccolo borgo di Torgiano. O  meglio ancora fu la famiglia Lungarotti. Negli anni Sessanta, quando  ancora in Italia la produzione vinicola era limitata al consumo domestico o poco più, fu Giorgio Lungarotti a pensare a una produzione di qualità, a introdurre in Umbria uve  non autoctone e a cimentarsi in esperimenti di zonazione dando inizio a una nuova tendenza. Da allora le Cantine Lungarotti, gestite  dalla stessa famiglia, sono sempre cresciute arrivando a produrre vini d’eccellenza come il Torgiano Rosso Doc-Vigna Monticchio Riserva 2007 (Tre bicchieri del Gambero Rosso 2013), il bianco Torre di Giano Vigna, il Pinot Riserva 2008 (Tre bicchieri 2011) o la recente trilogia dei Brezza, bianco, rosé e rosso da frigo (sì, anche il rosso!). Con la cantina è cresciuto anche il borgo, dove grazie alla passione di Maria Grazia Lungarotti, esperta d’arte e collezionista, sono nati il MUVIT- Museo del Vino di Torgiano e il MOO-Museo dell’Olivo e dell’Olio. Non una semplice illustrazione delle fasi di produzione ma una testimonianza del legame del territorio con questi due “alimenti” in una visione scientifica e sentimentale insieme. La raccolta del MUVIT è vastissima e comprende documenti etnografici, pezzi antichi dell’Asia Minore, coppe degli anni Venti, altre curiosità come la caraffa-scherzo francese del XVI secolo e una sala delle ceramiche (Deruta è a pochi chilometri) dal Medioevo al Rinascimento. Anche l’allestimento del MOO (con una preziosa collezione di lucerne) sorprende per il concept,  che  parte dalla diffusione dell’olivo nel mondo fino agli usi dell’olio non solo come alimento. Gli acquisti di vino, va da sé, si fanno direttamente in cantina oppure all’Osteria del Museo, dove si può bere un bicchiere e mangiare qualcosa.

Per chi cerca qualcosa di più prezioso, nel laboratorio Oro degli Etruschi il maestro d’arte Ulderico Pettorossi realizza gioielli d’ispirazione etrusca, come la copia degli orecchini ritrovati nella tomba del IV secolo A.C. di Bettona, a pochi chilometri di distanza. Di origine etrusca, delimitato da mura medievali, Bettona è formato da un grappolo di case in pietra tra vicoletti romantici, (rientra nel circuito dei borghi più belli d’Italia), un relais di charme e un paio di rustiche osterie. Si riempie in estate durante la Sagra dell’Oca, ma ci si viene tutto l’anno per visitare il piccolo Museo Civico, nella piazza centrale, con reperti archeologici e antichi dipinti tra cui una Madonna del Perugino, o per fare acquisti nel pluripremiato frantoio Decimi (il suo San Felice è stato eletto migliore olio monovarietale al mondo).

Dal vino alle ceramiche il passo è breve, ed ecco quindi inevitabile una tappa a Deruta, famosa nel mondo per le maioliche. Per conoscere l’evoluzione di questi manufatti dal Medioevo al Novecento c’è il Museo Regionale della Ceramica, allestito nell’antico convento di San Francesco, in centro. La collezione conta oltre 6.000 pezzi, dalla sezione archeologica, con i diversi tipi di vasellame di provenienza greca, etrusca e romana, alla sala dedicata al Rinascimento, periodo di massimo splendore per le ceramiche umbre, con pezzi preziosi come le coppe amatorie, fuseruole e piatti realizzati con la tecnica del lustro. Particolare è il Deposito, un grande open space che raggruppa 4.500 opere esposte senza catalogazione provenienti dalla collezione del Consorzio Italiano di Maioliche Artistiche: questi pezzi sono spesso oggetto di mostre a tema, come quella in corso fino a gennaio 2014 (Piccole Sculture in Ceramiche del Deposito del Museo 1930-50), dove si possono vedere sculture nate come  confezioni di lusso per i cioccolatini Perugina. Oggi la produzione in città è ancora attiva, con qualche centinaio di aziende che spaziano dai pezzi più tradizionali dell’Antica Fornace Deruta, riconoscibile dal muro incastonato di ceramiche, ai più insoliti come le chitarre elettriche del giovane artigiano Giovanni Andreani, appassionato di musica. Durante una recente edizione di Umbria Jazz ha donato una delle sue preziose chitarre niente meno che a Santana, che l’ha usata in concerto.

Da visitare, sia per acquisti sia perché rappresenta un pezzo di storia, è anche la fabbrica Ubaldo Grazia, la più antica città, dove si possono seguire visite guidate per assistere alle fasi della lavorazione e restare incantati dalla maestria degli artigiani. La strada prosegue seguendo il Tevere. Le fanno da sfondo colline, strade alberate e campagne praticamente intatte che sembrano uscite da un dipinto di secoli fa. Siamo nella Media Valle del Tevere, ancora una zona di produzione di olio, vino ma anche di terrecotte come testimonia il Museo Dinamico del Laterizio e delle Terrecotte di Marsciano: organizzato come museo diffuso, raccoglie tra l’altro orci e brocche usati per conservare olio, aceto, vino e acqua, oltre a laterizi di uso architettonico (l’intero borgo è costruito in mattoni). Spicca tra queste colline la cantina Castello di Monte Vibiano Vecchio, che dal 2003 è impegnata nella produzione a basso impatto ambientale, tanto  da essersi aggiudicata un riconoscimento come prima azienda italiana a zero emissioni di CO2 e un altro per la viticoltura sostenibile. In linea con la filosofia, si visita la tenuta, suddivisa tra vigneti e uliveti, a bordo di macchine elettriche per concludere con una degustazione in cantina: non solo vino (il cavallo di battaglia è il rosso Colli Perugini Dop L’Andrea 2008, Tre bicchieri 2013) ma anche olio d’oliva in bottiglie monodose, congelato subito dopo la spremitura per preservarne le qualità organolettiche.

Da Monte Castello di Vibio, borgo medievale sulla collina a 400 metri, è bene passare per visitare (o assistere a uno spettacolo) nel Teatro della Concordia, il più piccolo del mondo con appena 99 posti, un vero gioiello ottocentesco interamente in legno. C’è ancora qualche cantina da visitare sulla Strada dei Vini. Tra queste la Cantina Peppucci, in una bellissima vallata nelle campagne tuderti, che ha come vino di punta il Grechetto di Todi e che è stata premiata per il rosso Alter Ego 2008, un sagrantino in purezza (Guida Oro I Vini di Veronelli 2013). Relativamente giovane è poi la Cantina Roccafiore, votatasi alla viticoltura biologica e che ha festeggiato la prima vendemmia nel 2005. La cantina ha sede in un edificio dalle linee contemporanee, insolito per la zona, che da subito sottolinea il legame dell’azienda con l’arte. Ogni anno infatti promuove Degustarte, degustazione di vini italiani e mostra di opere di artisti contemporanei insieme. La cantina e il relais di proprietà, a poco distanza, sono un contenitore di mostre d’arte, una passione di famiglia.

La meta finale è Todi. Il centro  storico, elevato sulla collina, è rimasto praticamente identico alla città medievale, con il duomo e gli antichi edifici pubblici (Palazzo del Capitano e Palazzo del popolo, che insieme ospitano la Pinacoteca, e palazzo dei Priori) affacciati su Piazza del Popolo. Anni fa fu eletta dalla Kentucky University come la città più vivibile al mondo, e anche se non compare nella classifica del Sole 24 Ore che misura la qualità della vita in 107 località italiane resta un posto piacevole, da vivere a ritmi lenti. Si può passeggiare tra i vicoli silenziosi del rione di Santa Prassede, dove il chiostro di Palazzo del Vignola, oggi centro culturale, ospita l’intimo Caffè Aperto; oppure optare per zone più vivaci, nei pressi del Tempio di San Fortunato, la chiesa dalla facciata incompiuta che custodisce le spoglie del frate Jacopone da Todi, seguace di San Francesco. Qui intorno, tra cortili e gradinate si scovano trattorie tipiche, negozi curiosi come Ab Ovo, dedicato a oggetti di arti applicate di altissimo livello e di respiro internazionale, e belle vedute sulla città. Il miglior panorama è quello che si può godere dal belvedere dei Giardini Oberdan, seduti ai tavoli dell’Enoteca Oberdan, naturalmente in compagnia di un buon calice.