RACCONTAMI L'UMBRIA

Umbria terra d’acqua e di borghi fortificati

Articolo partecipante a Raccontami l'Umbria 2018 - sezione Turismo, Ambiente e Cultura

di Tania Turnaturi

La natura è munifica di boschi, acque, vallate che sinuose cingono borghi medievali occhieggianti tra i simboli della loro storia: vestigia dei popoli antichissimi che li abitarono come le mura di Amelia erette dagli Umbri o le necropoli etrusche di Orvieto, i resti romani di Carsulae lungo la Flaminia, porti fluviali o opere idrauliche come il pozzo di San Patrizio a Orvieto e la cisterna di Amelia, il sito paleontologico della foresta fossile di Dunarobba con tronchi di conifere risalenti a 3 milioni di anni fa. La posizione centrale nella penisola e tanta opulenta bellezza ne fanno meta di elezione per visite e soggiorni. Percorsa nel Medio Evo dai pellegrini che si recavano a Roma, tra il Settecento e l’Ottocento è stata tappa d’obbligo dei viaggiatori del Grand Tour che si estasiavano davanti allo spumeggiare del pulviscolo acquoso della cascata delle Marmore, oggigiorno è scelta da artisti e letterati anche stranieri come oasi di benessere e quieto vivere.

Il Tevere, fiume della storia italica, ha segnato la linea di demarcazione tra gli Umbri ad est e gli Etruschi a ovest, e le rispettive culture. Nel III secolo a.C. la romanizzazione del territorio inizia a svilupparsi lungo le vie d’acqua del Tevere e del Nera e via terra lungo l’asse della consolare Flaminia con la nascita di centri e municipi come Carsulae e Terni, ponti e porti fluviali, ville rustiche, acquedotti e cisterne, fino alla bonifica della piana reatina con la creazione della cascata delle Marmore. Crocevia e cerniera fra Nord e Sud, vi si realizzarono fortificazioni e castelli per salvaguardare il corridoio bizantino dalle penetrazioni dei Goti e dei Longobardi. Il territorio risultò costellato da un imponente sistema difensivo di torri e fortilizi che lo proteggeva da Orte a Gubbio, fino all’Adriatico. Intorno a rocche e manieri a partire dall’XI secolo si svilupparono nuovi centri che diventeranno liberi comuni, le cui tradizioni ancora oggi rivivono nelle rievocazioni storiche. 

La via Flaminia, insieme all’Amerina, fu anche veicolo di diffusione del cristianesimo, e di penetrazione del monachesimo benedettino e francescano. Seguendo il corso del Tevere, direttrice commerciale fin dall’antichità, si può effettuare un viaggio archeologico e medievale tra borghi che hanno assunto un’identità nel periodo feudale e comunale, posti su alture munite di torri e fortezze, ma anche un percorso naturalistico tra macchia mediterranea, vegetazione ripariale e corbezzoli sotto cui nidificano l’airone cinerino, la poiana e il falco di palude. Nell’area del bacino fluviale, a nord di Orte, il piccolo impianto medievale di Penna in Teverina è arricchito dai palazzi nobiliari rinascimentali delle famiglie Orsini e Anguillara e offre una magnifica vista sulla valle da Porta Novella. Originale attrazione è il presepe animato con oltre 100 statue in movimento sotto effetti luminosi che simulano la notte stellata, il sorgere del sole, la nebbia che si alza dal fiume e il rosso del tramonto, con la musica in sottofondo. A breve distanza l’imponente complesso di edifici del castello di Giove del 1191.

 

Racchiusa da mura medievali, Lugnano in Teverina rientra nel novero dei borghi più belli d’Italia. Entrando dalla porta una via conduce nel cuore del paese, alla collegiata di Santa Maria gioiello dell’architettura romanica dell’XI sec., la cui facciata con pronao a 5 colonne è ornata da un rosone e due bifore. Nell’interno ricco di colonne e capitelli, potremo ammirare la cripta, il presbiterio rialzato e il pavimento cosmatesco. Nell’Antiquarium di Palazzo Farnese-Ridolfi sono conservati reperti della villa romana di Poggio Gramignano, località nella quale è stata rinvenuta una necropoli di bambini. Nel fondovalle il fiume scorre lento e la diga di Corbara, sbarrandone il corso, genera l’Oasi di Alviano importante ecosistema con ricca vegetazione acquatica, riparo per uccelli stanziali e migratori, zona umida gestita dal WWF dove tra salici bianchi e pioppi si possono osservare la moretta tabaccata, l’airone rosso e cinerino, il tarabusino, il falco pescatore, l’anatra. Sulla collina che domina l’invaso di Corbara, magnifico belvedere sulla valle fluviale a Civitella del Lago, ecco l’antico borgo fortificato di bianchissimo travertino. Le sue estati profumano di grano e frumento e gli autunni hanno il sapore del mosto spumeggiante e dell’oliva nera pungente, che attirano numerosi turisti stranieri. Elementi di attrazione sono anche il ristorante di Gianfranco Vissani e l’originale Museo Ovo Pinto di uova di varie specie animali dipinte e scolpite, nato dalla tradizione di dipingere le uova pasquali con infusi di erbe e fiori, trasformata in raccolta esposta al pubblico col contributo dei paesani e della vendita di un bosco.

 

In Valdichiana, Città della Pieve domina il paesaggio da cui ha attinto la suggestione pittorica Pietro Vannucci detto Il Perugino. Avamposto del ducato longobardo di Chiusi per contrastare la bizantina Perugia, si sviluppò dal XII sec. a seguito dell’impaludamento della Valdichiana e conserva importanti testimonianze storiche come la Cattedrale, la Rocca gotica, la Torre Civica romanica, il Palazzo della Corgna con affreschi del Pomarancio e il grandioso affresco dell’Adorazione dei Magi del Perugino nell’Oratorio di S. Maria dei Bianchi, rappresentata come un sinuoso corteo cavalleresco nella dolce mollezza della campagna che sfuma verso il lago Trasimeno. Ad agosto il Palio dei Terzieri rievoca le giostre e i cortei rinascimentali. A Montegabbione, nel luogo di un convento francescano, a metà Novecento l’architetto Buzzi ha edificato la Scarzuola, complesso di edifici di una città ideale espressa in un linguaggio ermetico e allegorico.

 

Procediamo verso est fino alla confluenza del Tevere con il Chiascio dove, in una cornice di viti e ulivi attraversati da percorsi naturalistici che costeggiano lunghi tratti dei due fiumi, ci abbandoniamo al profumato abbraccio di uno dei borghi più belli d’Italia, Torgiano. Antico porto fluviale e poi borgo fortificato di cui restano lunghi camminamenti sotterranei, fu fonte di approvvigionamento agricolo per Perugia fino alla “guerra del sale” del 1540, quando venne annessa allo Stato Pontificio. Nel Parco dei Mulini un mulino ad acqua per la macinazione del grano e uno per la frangitura delle olive testimoniano la vocazione agricola del territorio. Consistenti investimenti nel settore vitivinicolo (furono i benedettini a diffondere i segreti della viticoltura e l’arte della vinificazione) hanno fatto ottenere alla città la prima Doc umbra nel 1968 e la Docg nel 1991. Oggi è attraversata dalla “Strada dei Vini del Cantico”, percorso enoturistico e gastronomico di rilevanza storica e artistica. Il Museo del Vino, nato nel 1974 per volontà di Giorgio Lungarotti, che dagli anni ’60 ha sviluppato la moderna enologia umbra, e della moglie Maria Grazia e il Museo dell’Olio aperto nel 2000 fanno di Torgiano un polo di valorizzazione della cultura agricola.

 

Alle pendici meridionali del Monte Subasio, la “Splendidissima Colonia Julia” dei romani è oggi Spello, uno dei borghi più belli d’Italia affacciato sulla valle Umbra, che custodisce la genialità artistica del Pinturicchio nel fulgore della Cappella Baglioni. Numerose le testimonianze di epoca romana come il teatro, l’anfiteatro, le terme e l’Arco di Augusto e la cinta muraria che racchiude le antiche case in pietra tra i vicoli, nei quali la famosa infiorata del Corpus Domini abbaglia come una visione con la sinfonia di colori accesi e sfumature delicate dove predominano il giallo delle ginestre e l’indaco dei fiordalisi. Durante la notte gli elementi vegetali, suddivisi per colore nei contenitori di cartone formano una gigantesca tavolozza da cui vengono prelevati e posti sui disegni, sotto la guida del maestro-infioratore; nelle strade sbocciano decorazioni a soggetto religioso che si offrono la domenica mattina all’occhio critico della giuria e, dopo il passaggio del vescovo con il Santissimo, al festoso calpestio della popolazione. I lavori preparatori iniziano mesi prima con la coltivazione, raccolta, conservazione, mondatura mobilitando tutta la popolazione; l’ultima settimana si raccolgono le specie floreali del Subasio e si procede alla “capatura” nei vicoli del borgo. Fiori e piante aromatiche, ingredienti della cucina povera, trionfano anche nell’offerta gastronomica della Taverna degli Infioratori e in versione street food lungo il percorso. Effimero è lo spettacolo dell’infiorata, invece la possibilità di un’immersione nelle bellezze che questa porzione di terra umbra offre sotto il profilo paesaggistico, culturale, artistico, archeologico, religioso e culinario è perenne nel tempo e costantemente fruibile. 

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