RACCONTAMI L'UMBRIA

Se il gusto del bello si abbina all’arte del vetro

Articolo partecipante per la sezione Mestieri, Imprese e Prodotti - Raccontami l'Umbria 2016

di Anna Lia Sabelli Fioretti

TESTATA: Corriere dell’Umbria

DATA DI PUBBLICAZIONE: 27 Marzo 2015

 

PERUGIA – Sul tavolo luminoso c’è steso un cartone con un disegno di Marco Mariucci: è quello preparatorio per il finestrone della cappella per l’adorazione del Ss. Sacramento nella chiesa di Santa Maria Ausiliatrice delle suore di Gesù Redentore al Bellocchio (Madonna Alta), con dei grandi spicchi di colore che si irradiano partendo da un punto focale. “La cosa curiosa – racconta Maddalena – è che Mariucci da ragazzo ha frequentato l’Istituto d’Arte, così da piccolo veniva qui al laboratorio con la sua insegnante per imparare l’arte del vetro. Ora, da adulto, ci ritorna per realizzare una sua opera”.

Maddalena Forenza è una ragazza di 35 anni, bruna e dai riccioli ribelli, con una carica vitale rara nei giovani di oggi. Ormai manda avanti il Laboratorio Moretti Caselli da sola, con l’aiuto sporadico della mamma Anna Matilde Falsettini. “Mi viene a dare una mano così come mia nonna Maria Antonietta, 94 anni, mi sostiene moralmente ed anche economicamente nei momenti di crisi. Ha frequentato il liceo scientifico pensando poi di prendere la facoltà di veterinaria. Però poi nel corso di un viaggio in Irlanda per imparare l’inglese ha avuto la folgorazione. “Ho chiamato mia madre al telefono e le ho detto: voglio fare il tuo lavoro! All’inizio non era d’accordo, poi ha ceduto. Ho seguito anche corsi di ceramica, corsi di nudo ed ho scoperto di avere doti nell’arte del disegno”.

Orgogliosa del suo mestiere, della famiglia e dei suoi avi, mastri vetrai dal 1859 per cinque generazioni, oggi riesce con una rara capacità organizzativa a realizzare vetrate artistiche e oggettistica usando ancora le tecniche tramandate dal bisnonno e utilizzando in alcuni casi ancora gli stessi attrezzi; al tempo stesso fa da guida ai gruppi in visita al museo (“oltre un migliaio l’anno, i contributi dei visitatori ci aiutano, anche se in minima parte, al mantenimento della struttura”), tiene laboratori per scuole di ogni ordine e grado, oltre a fare comunicazione per la sua azienda utilizzando il sito web (www.studiomoretticaselli.it) e tutti i social network.

“Oggi l’artigianato è in crisi; nel campo del vetro e delle vetrate la lavorazione artigianale ha un procedimento più complesso e delicato rispetto al lavoro industriale, insomma l’esito finale rispecchia una qualità differente, per il tempo impiegato nella cura dei dettagli, per i materiali usati e per la mano d’opera, che quindi determina un altro ordine di costi. C’è anche un risvolto della medaglia: non ho subito grandi flessioni di mercato, essendo “il nostro” un artigianato artistico di qualità ed avendo commesse selezionate”.

Come in passato fu quella di un mecenate americano, Hubert Eaton, che avendo visto il “Cenacolo” di Leonardo da Vinci a Milano di cui era follemente innamorato e al contempo avendo apprezzato la bellezza delle vetrate di Santa Chiara realizzate dalle prozie di Maddalena, Rosa e Cecilia Caselli, decise di volerne far fare una copia in vetro proprio dallo Studio Moretti Caselli da mettere nel cimitero di Glendale a Los Angeles (ci sono sepolti anche Liz Taylor e Michael Jeckson), dove è tuttora. Rosa e Cecilia impiegarono sei anni (dal 1925 al 1930) a consegnare l’opera perché il Cristo si è rotto due volte e Giuda cinque volte e sempre all’altezza della gola. “Le zie furono pagate – racconta Maddalena – ma non ci guadagnarono nulla a causa del crollo di Wall Street. Per fortuna l’americano non aveva voluto l’esclusiva, così tra il 1937 e il 1942 replicarono il dipinto di Leonardo, utilizzando gli stessi cartoni preparatori, per Luigi Fatti, industriale italiano in Sudafrica. Oggi la vetrata si trova a Sansepolcro, sua città d’origine, nella chiesa sconsacrata di San Giovanni”.

Tramandare per guadagnarsi il futuro senza perdere la passione per il bello, per la perfezione, per la ricchezza dell’arte: questo l’obiettivo dello Studio Moretti Caselli, uno studio-museo dove si respira il magico profumo della nostalgia e della creatività. Già entrando dalla porta di via Fatebenefratelli 2 a Perugia nella stanza dei colori ci si rende conto di essere dentro “un posto speciale”. Allineate alle scansie ci sono centinaia e centinaia di boccette con la polvere di colore realizzata schiacciando gli ossidi nel pestello di porfido. “All’inizio le polveri le usavamo – ci spiega Maddalena – però poi ci siamo resi conto che se le avessimo finite non avremmo potuto sostituirle così ora le teniamo a testimonianza del lavoro dei nostri maestri: Francesco Moretti (1833- 1917) e Lodovico Caselli (1859-1922)”. Nella stessa stanza le antiche macchine fotografiche per immortalare i modelli da riproporre in vetro e circa 2000 lastre da proiettare quando era il momento di fare il bozzetto. Nei vari locali anche antichi forni per cuocere le vetrate ma anche tanti oggetti disparati raccolti da incalliti collezionisti, come gli strumenti musicali nella grande sala affrescata, i fusi e le carrozzine delle donne di famiglia, armature e spade e tante fotografie, compresa quella del nudo di Pietro Fringuelli, che in seguito fu anche direttore dell’Accademia di Belle Arti, che nel 1919 fece da modello per il tondo di Lodovico dedicato al martirio di San Lorenzo tuttora in cattedrale a Perugia.