RACCONTAMI L'UMBRIA

Pedalando per l’Italia: strade acciottolate, Cappuccini e calorie

Articolo partecipante Raccontami l'Umbria 2013- sezione web

di James Thomas

TESTATA: totaltravel.com

DATA DI PUBBLICAZIONE: 5 dicembre 2012

Aromi terrosi seducono le mie narici; mi viene l’acquolina in bocca, lo stomaco mi brontola; i miei occhi, infatti, hanno scorto quel che sta arrivando. Tartufo. Una rara primizia culinaria per cui l’Umbria è celebre in tutto il mondo.

Con fare cerimonioso, la cameriera grattugia qualche scaglia della preziosa pepita d’oro nero (è carissimo! Circa 1500$/kg) sulla pasta cotta a puntino che, avvolta da una delicato velo di burro, riluce al lume di candela. Null’altro: niente parmigiano, niente aglio, pomodoro, panna…La cucina Italiana da il meglio di sé nella sua semplicità. La pasta col tartufo è semplicemente deliziosa.  Gustiamo questa prelibatezza gastronomica al “Ristorante Tessenaca”, a Gubbio.

Vicoli acciottolati, archi Etruschi e chiese medievali strette all’interno di antiche cinte murarie al di là delle quali si aprono distese di grano dorato. A dire il vero, le cose non stanno proprio così in realtà. Oltre al muro, si vedono solo tristi appartamenti anni Ottanta. Costruire in pietra è passato di moda col tramonto dello schiavismo. Ma, non importa, basta entrare nel centro storico per compiere un vero viaggio nel tempo. 

Gubbio sorge su di una collina non particolarmente imponente ma ripida. La sommità della collina è  occupata, manco a dirlo, da una chiesa. Cinquecento anni fa, per raggiungere la casa di Dio dovevi farti una bella scarpinata frustandoti ad ogni piè sospinto come era in uso in tempi di auto-flagellazione come quelli di San Francesco – un tizio Cattolico abbastanza conosciuto che abitava una quindicina di chilometri più a sud in quel di Assisi. Ai giorni nostri, il cammino del pellegrino sulle strade dell’Umbria risulta un po’ più agevole. Una specie di ski-lift ti porta dritto alla chiesa che domina la cittadina e con l’auto puoi raggiungere senza fatica i paesi che si affacciano sui campi di grano dai riflessi d’oro della vallata.

Secoli addietro, l’altezza ti aiutava a scorgere per tempo dalle torrette del tuo castello eventuali minacce in avvicinamento. Oggi, i castelli si sono trasformati in ristoranti ed i panorami che si godono dalle loro mura offrono una piacevole boccata d’ossigeno e un magnifico diversivo dai luculliani pasti a base di tartufo.

Pasta, olio d’oliva, vino e grappa a volontà hanno, ahimè, un inevitabile risvolto negativo: le calorie. Non ci vuole, infatti, molto per farmi prendere le sembianze di Frate Tuck.  La mia unica attività fisica: portare la forchetta alla bocca, fare un giretto dentro a una chiesa e, quindi, salire nuovamente in auto per ripetere il tutto in un altro borgo medievale.

Motivo per cui, io e mia moglie abbiamo messo da parte l’auto e optato per la bicicletta. Ti muovi più lentamente ma vedi di più: poi, puoi mangiare senza sentirti in colpa ed ogni giorno presenta una sfida fisica seguita da un premio – una birra Italiana ghiacciata.

Andare in bicicletta in Umbria è uno spettacolo. Le montagne della regione non ricevono l’attenzione internazionale riservata alle più celebri Dolomiti, alle Alpi svizzere o ai Pirenei. Ma, se avete voglia di farvi del male in salita, qui troverete pane per i vostri denti.

www.bikeinumbria.it è un bel sito dedicato a mountain biker, ciclisti su strada e cicloturisti. All’interno del sito si possono trovare i migliori itinerari, mappe scaricabili, suggerimenti sui percorsi ed su dove alloggiare.

Con 22 stupendi percorsi a un tiro di schioppo, abbiamo piantato le tende a Gubbio. Basta fare e disfare valigie ogni giorno, entrare e uscire da alberghi. Tutti i giorni, abbiamo fatto ritorno alle familiari comodità di casa nostra. Unica eccezione: la nostra vera casa non è un monastero restaurato del XVII secolo, l’Hotel Ai Cappuccini.“Per una persona un soggiorno in hotel deve essere sinonimo di emozione, storia, tradizione…è molto importante.”

La famiglia di Maria Carmela Colaiacovo ha acquistato questo ex convento 23 anni fa per trasformarlo in uno straordinario hotel. I monaci hanno ceduto il passo ai turisti, l’austerità all’opulenza, come si notare ad ogni angolo. I corridoi sono ampi e lunghi. Tutte le pareti sono arricchite da inestimabili opere d’arte. Non scherzo; la famiglia ha speso milioni di Euro per acquistare le opere di alcuni dei più importanti artisti del paese.

“Quando l’hotel ha riaperto nel 1990, appeso ad una parete abbiamo trovato un importantissimo quadro contemporaneo di Capogrossi. Così, abbiamo deciso di continuare questa tradizione e di acquistare opere di altri celebri artisti fra cui Arnaldo Pomodoro”, mi ha detto Maria. Tutti gli affreschi, le ceramiche ed i dipinti dell’hotel “sono opere originali”.

L’arte si fonde a meraviglia con le moderne comodità di un hotel di lusso fra cui piscina, sauna e spa, tutte di recente realizzazione. Il tutto racchiuso nella cornice architettonica senza tempo di un antico convento – pareti in pietra a vista, antiche cantine, graziosi cortili e giardini.

Maria prosegue dicendomi che l’investimento nell’hotel può essere considerato un “dono fatto alla regione”. E che dono! I Colaiacovo hanno fatto buoni affari anche al di fuori dell’Umbria (e dell’Italiana in generale). La famiglia, infatti, è proprietaria delle cementerie Colacem, uno più importanti cementifici al mondo. Riguardo a questo punto non esattamente accattivante, Maria Carmela tiene a sottolineare: “Non abbiamo nulla a che fare con il cementificio per la strada – non è nostro”. Capisco perché ci tenga a prendere le distanze da questo stabilimento. E’ un vero pugno negli occhi, a soli cinque chilometri da una cittadina così bella come Gubbio… e dall’hotel di Maria.

Se avrete il privilegio di alloggiare all’hotel Ai Cappuccini, entrerete a far parte di un ristretto novero di personaggi noti (Colin Firth, Joan Savage) e notori (Berlusconi). Fra gli ospiti abituali ci sono anche alcuni Australiani: “sì, siamo quasi una seconda casa per i Triguboff.” (Harry Triguboff è un magnate Australiano del settore edile, ribattezzato “High-Rise Harry”). Magnati dell’edilizia ospiti di zar del cemento, beh, ha senso.

L’hotel ospita anche gente nomale. O meglio, gente normale con il portafoglio ben pasciuto. L’hotel, infatti, ai giorni nostri è più incline ad accogliere re e signori che poveri pellegrini.   Maria, però, aggiunge: “Amiamo i ciclisti…abbiamo appositi locali per le biciclette, offriamo massaggi, il nostro ristorate è sulla Guida Michelin, siamo un po’ il cancello d’ingresso a tutto ciò che l’Umbria ha in serbo per il turista… arte, gastronomia, cultura, concerti…” E colline.

Partiamo alla conquista di nuove vette; un altro bel pranzo e, poi, faremo ritorno alla nostra umile dimora. Lasciare l’Umbria non sarà facile, ma andarsene da quest’hotel sarà ancora peggio! 

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