ARTE, MUSICA & CULTURA

30 settembre 2013

Perugino, Raffaello e Canova. Grandi mostre in Umbria

di Massimo Duranti

Grandi mostre in Umbria fra luci e qualche ombra. I legami fra Perugino e il suo allievo Raffaello al Cambio di Perugia. Una rassegna su Canova, che volle lasciare all’Accademia perugina alcuni suoi gessi, uno dei quali, purtroppo, distrutto nella fase di trasporto, al Frumentario di Assisi.

Un’offerta culturale di qualità e variegata è fondamentale per incrementare il turismo in Umbria. Turismo preferibilmente anch’esso di qualità da attrarre, appunto, con eventi significativi. E quando le proposte sono tali i risultati positivi non sono mancati. Si sono verificati a Perugia, ma diffusamente anche sul territorio regionale per la formula vincente del policentrismo, in occasione della mostra su Perugino nel 2004; un po’ meno per Pinturicchio nel 2008 e Signorelli nel 2012, ma con livelli comunque elevati di presenze e consensi, e dunque il ritorno anche in termini economici è stato tangibile, essendosi realizzato quel magico moltiplicatore (fino a 7) del budget investito. Esposizioni queste molto impegnative finanziariamente, precedute da ricerche e progettazioni da parte di studiosi fra i più qualificati a livello internazionale fra i quali, in prima fila, esponenti del nostro mondo accademico e scientifico. Soprattutto, in quei casi, hanno funzionato le sinergie fra istituzioni, fondazioni e soggetti privati. Sono state promosse negli ultimi anni anche iniziative sul contemporaneo ma non sempre hanno funzionato adeguatamente, a volte per la mancanza delle sinergie sopra ricordate, altre - evidentemente - per il minore appeal delle proposte. Bene le iniziative sulla fotografia che suscitano crescente interesse.

I tempi non sembrano favorevoli al ripetersi e al moltiplicarsi di eventi sui grandi artisti del “glorioso passato”, ma se è ormai assodato che gli investimenti per la cultura non sono improduttivi, occorre che anche in tempo di crisi non si abbandoni un percorso avviato.

Il preambolo per introdurre il discorso su due iniziative espositive di diversa impostazione in corso in Umbria: Perugino e Raffaello. Modelli nobili per Sassoferrato a Perugia al Nobile Collegio del Cambio di Corso Vannucci a Perugia e Antonio Canova, dipinti e incisioni dal Museo e dalla Gipsoteca di Possagno presentati ad Assisi, Palazzo Monte Frumentario. La prima di ricerca e giocata su una manciata di opere, ma mirata a un inedito confronto che consentirà agli studiosi di approfondire i rapporti estetici fra i due protagonisti e considerare attentamente i debiti artistici del Sassoferrato. La seconda è una mostra illustrativa predisposta quasi completamente dalla Fondazione di Possagno, istituzione voluta dall’artista stesso, che sta facendo il giro d’Europa per presentare una carrellata di opere di Canova con finalità sostanzialmente didattiche.

“Perugino e Raffaello” si inserisce nel progetto “Città degli Uffizi”. E da Firenze sono arrivati nella Cappella di San Giovanni il celeberrimo Autoritratto giovanile di Raffaello, una delle opere più riprodotte in senso assoluto del Rinascimento, il Ritratto di Perugino, la cui paternità è ancora discussa fra gli studiosi: per alcuni autoritratto, ma prevalentemente è attribuito a Lorenzo Di Credi. A questi due si è aggiunto l’Autoritratto del Sassoferrato, cromaticamente vivacissimo, insieme ad altre sette opere appena restaurate del pittore marchigiano provenienti dalla Basilica di San Pietro di Perugia. C’è poi da considerare che sulla parete di sinistra della Sala dell’ Udienza del Cambio c’è l’Autoritratto del Vannucci, dunque per la prima volta si è realizzato un dialogo fra i ritratti di questi personaggi, un’occasione di approfondimento di un genere pittorico che è di grande attualità poiché gli studiosi vogliono analizzare come, già nella stagione rinascimentale, l’elemento concettuale fosse presente nel pur preponderante dato pittorico. Tutti sanno che Raffaello è stato allievo di Perugino e che probabilmente proprio al Cambio ricevette, sedicenne, i suoi insegnamenti. Quanto al Sassoferrato è considerato un po’ l’erede del genere di pittura raffaellesca.

La mostra, curata da Francesco Mancini e da Antonio Natali, direttore degli Uffizi, autori dei saggi in catalogo (della Collana degli Uffizi), visto il grande successo di critica avendone scritto le maggiori testate quotidiane e periodiche e quelle specializzate, e di pubblico - se si considera che l’hanno visitata circa 15.000 persone, delle quali 13.000 paganti, triplicando la media dei visitatori del Cambio -, è stato deciso di prorogarne l’apertura fino al 10 novembre. L’antica istituzione perugina, le cui pareti vennero affrescate da Perugino, e probabilmente anche , come accennato, dal giovane Raffaello, è presieduta da Vincenzo Ansidei di Catrano che ha fortemente voluto questa iniziativa che ha pure il merito di riportare (o portare per la prima volta) i perugini a visitare questo spazio.

Il Comune di Assisi ha promosso una mostra su Antonio Canova, il grande maestro del neoclassicismo italiano, allestita nel Palazzo di Monte Frumentario (aperta fino al 6 gennaio 2014 e visitata da migliaia di persone), con opere provenienti dal Museo e dalla Gipsoteca di Possagno della Fondazione Canova per la cura di Mario Guderzo, direttore di Possagno. Il Comune di Assisi si è avvalso del patrocinio delle istituzioni pubbliche ed ha avuto il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia.

Dall’Autoritratto in gesso del 1811, dal confronto fra il gesso e il marmo de La temperanza del 1787, al gesso del Pugilatore Damosseno del 1794 allo splendore di Ettore, marmo del 1816, e poi Napoleone, Paolina Borghese. Ancora, un confronto fra gesso e marmo di Francesco I d’Austria. E però non ci sono Le tre grazie se non in una brutta copia recente, conciata proprio male, che era meglio non esporre o, quantomeno, non fra gli originali, bensì nel ben ricostruito laboratorio didattico molto utile per comprendere le tecniche usate dall’artista. Interessante il capitolo pittorico e della grafica sconosciuto ai più. Dall’Autoritratto del 1799 alle incisioni preparatorie o successive a sculture. Più di sessanta in tutte queste opere esposte nel bello spazio restaurato per una mostra non di ricerca, dunque documentaria ed anche didattica. Si sono invocati i rapporti fra Canova e l’Umbria, quelli con l’Accademia di Belle arti di Perugia in particolare, ma anche quelli di natura patrimoniale per certi possedimenti della famiglia in quel di San Gemini. In effetti Canova era affezionato alla nostra Accademia, tant’è che decise di donare, in vita, nel 1820, la replica in gesso dell’originale della versione Bedford delle Tre grazie e poi gli eredi donarono altri quattro gessi importanti, fra cui il grande bassorilievo L’uccisione di Priamo malauguratamente, per un errore umano ed organizzativo estranei all’Accademia, infrantosi nella fase di smontaggio dalla parete per il suo trasferimento proprio a Assisi per la mostra. L’incidente ha creato non poche polemiche a livello nazionale e qualche studioso ha affermato che si tratta di una mostra senza un progetto, inutile e dannosa, che non si doveva fare a Assisi, ma semmai a Perugia. In realtà, a Perugia di mostre se ne potrebbero fare tante, non solo di Canova, ma l’idea è venuta ad altri. E’ vero però che la mostra è senza un progetto, dunque un insieme di opere del museo di Possagno, non sempre le più preziose e spettacolari, come dimostra il pur bel catalogo pieno di testi e saggi su Canova, non su questa mostra. Ad Assisi la visiteranno alla fine tante migliaia di persone, certo più di quelle che vanno a Possagno e si tratta di gente che altrimenti Canova non lo vedrebbe mai. Se è meglio spostare la gente, a volte si possono spostare anche le opere, seppure con tutte le cautele. Tant’è che proprio in questi giorni dai Musei Vaticani è partito l’ Imperatore Augusto per il breve viaggio alle Scuderie del Quirinale (ma poi andrà in Francia), certo con apparati e accorgimenti molto sofisticati. Dunque l’inamovibilità assoluta non è una buona politica per valorizzare i nostri beni culturali.

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