ARTE, MUSICA & CULTURA

31 dicembre 2010

Perugia un centro storico di musei

di Massimo Duranti

Ci sarà una ragione, anzi più d’una, se il pur malandato e multinazionalizzato centro storico di Perugia continua ad aver un appeal formidabile per turisti e sponsor delle più varie manifestazioni tant’è – detto senza ironia – che il Comune ha incaricato un esperto di misurare e monitorare questo appeal. Saranno certo le sue architetture: il Palazzo dei Priori, la Fontana Maggiore e il Duomo e la loro eccezionale combinazione in una platea di qualche irripetibile genio urbanista; sarà il colore delle pietre, magari riscaldate dal sole, con le quali sono state costruite, o al contrario l’effetto della tramontana quando le si osserva per molti giorni all’anno. Sarà qualche altra percezione alla quale i perugini sono dissuefatti, ma questa nostra acropoli di faticosa ascesa, lenita per i turisti dal minimetro, ma inacidita dalla progressiva inaccessibilità tradizionale che i pigri perugini non accettano rifiutandosi di abitarci, anche perché nessuno può andarli a trovare (ragione per la quale, forse, qualcuno vi trova rifugio isolato); acropoli lasciata dunque a stranieri o a personaggi facoltosi che vi hanno investito molti soldi e vi abitano ogni tanto, quest’acropoli ti strega come in un sortilegio. Misteriosa anche la sua condizione economica perché pur, appunto, malandato – parliamo sempre del centro storico, anzi del centro del centro storico: da Piazza IV novembre, al massimo da Porta Sole, ai Giardini Carducci, tutt’al più via Baglioni e la risvegliata via Oberdan – i prezzi di affitto e viepiù quelli di vendita dei suoi immobili sono ostinatamente alle stelle.
Il preambolo dalle tinte molto contrastate introduce a una panoramichetta forse pleonastica sui musei e le altre emergenze che insistono nell’acropoli e dintorni. Pleonastica perché tutti i possibili lettori di questa rivista li dovrebbero conoscere e invece, forse, no o poco. Dunque un promemoria provocatorio che è un invito a visitare o rivisitare, magari dopo anni o decenni, un museo, più musei, a soffermarsi su un’architettura accanto alla quale passiamo magari quotidianamente senza osservarla. Un camminare e un guardare slow che fa tanto bene allo spirito e quindi anche alla salute.
In cima all’acropoli c’è il Palazzo dei Priori, edificio imponente di lunga e felice edificazione, considerato fra le massime espressioni di architettura medievale, realizzato fra i primi del Trecento e metà del Quattrocento con lo zampino iniziale di Fra Bevignate, dove agli ultimi piani c’è la Galleria Nazionale dell’Umbria, progressivamente ampliata dal 2002 sottraendo spazi agli uffici comunali, che contiene centinaia di capolavori di pittura su tavola, tela e murale, scultura, oreficeria, arti applicate di fattura centro italiana datati dal Duecento all’Ottocento. Nella Sala Podiani, sovrastante la stupefacente Sala dei Notari, si svolgono salutari (per l’aumento dei visitatori) mostre temporanee come quelle famose su Perugino, Pintoricchio ecc., ma anche sulla pittura moderna e contemporanea (in corso c’è Il Teatro del Sogno: da Chagall a Fellini che ha già totalizzato una ventina di migliaia di visitatori). È uno dei musei più ricchi d’Italia dove si possono vedere, partendo dal Duecento, una scultura del Cristo deposto del 1236, cinque marmi di Arnolfo di Cambio del 1280 ca. che adornavano una fontana che non c’è più, situata nella zona del Pavone e per la pittura espone un paliotto e una croce opere del Maestro di San Francesco. Del primo Trecento – fra gli altri – ci sono la Madonna col Bambino di Duccio di Boninsegna e di Meo da Siena il Polittico di Montelabate. E poi lavori del Caporali del Quattrocento e di Fiorenzo di Lorenzo, gran pittore di santi. Non poteva mancare Perugino con la splendida Adorazione dei Magi e la celeberrima tavoletta con S. Bernardino che risana da un’ulcera la figlia di Giovanni Antonio Petrazio da Rieti del 1473 e poi l’ancor più celeberrimo Cristo morto e il suo capolavoro: quel Polittico di sant’Agostino tanto ammirato nella mostra dell’artista di qualche anno fa, a due facce, del quale mancano alcune parti requisite da Napoleone, i cui emissari se ne intendevano. E poi il Pinturicchio con la Pala di Santa Maria dei Fossi e siamo così alla fine del Quattrocento, ma del primo Cinquecento ci sono L’adorazione dei Magi di Eusebio da San Giorgio e di Berto di Giovanni la Pala di sant’Agnese e di Berto di Giovanni la Pala di San Girolamo. Ancora, opere del pieno Cinquecento e poi il Seicento e il Settecento e l’Ottocento con glorie locali, ma di qualità. Uscendo da Palazzo dei Priori si può prendere un cioccolato e gustare altre delizie da Sandri, locale storico italiano affrescato, una delle più antiche pasticcerie italiane, i cui proprietari svizzeri sono qui da un secolo e mezzo. A sinistra, attraversando la piazza con la Fontana Maggiore della seconda metà del Duecento (una delle più belle d’Italia, progettata da Fra Bevignate e decorata con bassorilievi dai fratelli Pisano), c’è il Pozzo Etrusco (o Sorbello, dal nome dei proprietari che hanno, adiacente, un importante palazzo sede della Fondazione, con decorazioni importanti spesso visibili al pubblico), proprio davanti alla facciata laterale, incompiuta, della Cattedrale di San Lorenzo (iniziata a costruire nel 1473, bellissima, che nei sotterranei nasconde un’altra città a breve visitabile), eccezionale manufatto di ingegneria idraulica per concezione e per le inusitate dimensioni, della seconda metà del III secolo a.c. Proseguendo verso Porta Sole pochi visitano la Chiesa di San Severo dove c’è un affresco (l’unico a Perugia) giovanile di Raffaello con la Trinità dipinto circa nel 1505 e in parte completato da Perugino, il suo maestro.
Tornando un attimo indietro, nel chiostro della cattedrale c’è il Museo Capitolare con una venticinquina di sale dove sono raccolte opere di varia natura (tavole con fondi oro, altri dipinti fra cui una tavola del Signorelli del 1484, antifonari miniati, preziose oreficerie sacre, paramenti) soprattutto del Tre-Quattrocento, ma con qualche accenno di contemporaneo (sculture di Artemio Giovagnoni), un piccolo, ma poi non tanto, museo in gran parte da scoprire dagli stessi umbri.
Lungo il corso ci sono il Nobile Collegio del Cambio (seconda metà del Quattrocento) e il Nobile Collegio della Mercanzia (fine Trecento). Non sono musei, ma antiche sedi di corporazioni perugine con arredi del tutto speciali. Al Cambio c’è la Sala delle Udienze affrescata da Perugino, compreso un autoritratto e con arredi lignei di Domenico del Tasso. La Mercanzia è importante per i preziosi e pressoché unici arredi lignei con i quali volle distinguersi dal Cambio.
Per trovare altri musei – non considerando tale la Rocca Paolina che è, in realtà, un grande museo di architettura sotterranea, unico nel suo genere, né palazzi come quello dei Baldeschi dove la Fondazione Cassa di Risparmio allestisce periodicamente mostre di arte antica e moderna, che contiene sale con importanti decorazioni –, occorre scendere un poco dall’acropoli. Ai piedi della Rocca Paolina c’è Palazzo della Penna, destinato a diventare un polo per le arti, dove il Comune che ne è proprietario ha sistemato raccolte e donazioni e dove organizza mostre temporanee di arte, fotografia ecc. Notevoli seppure eterogenee queste raccolte: la Collezione Martinelli (opere barocche soprattutto) nella quale spicca un crocefisso del Bernini e poi un piccolo museo (una quarantina di opere) dedicato alle opere e alla documentazione sul grande futurista perugino Gerardo Dottori, maestro dell’Aeropittura, con i capolavori che donò negli anni Cinquanta al Comune. Infine, ci sono le “Lavagne” di J. Beuys, lavori molto ricercati dagli specialisti del grande artista tedesco che nel 1980 disegnò durante un lungo incontro pubblico alla Rocca Paolina con Alberto Burri illustrandovi tutta la sua filosofia estetica. Da tutt’altra parte, verso l’imponente Convento di Monteripido, dove peraltro c’è un piccolo museo delle opere grafiche di Diego Donati, frate incisore di rare qualità, c’è il Museo delle Porte e delle Mura Urbiche allestito nel Cassero di Porta sant’Angelo (sec.XIII), museo poco visitato in realtà, con un percorso didattico sullo sviluppo urbanistico della città e, soprattutto, scorci panoramici da mozzafiato. Scendendo invece da Corso Vannucci in via dei Priori si arriva a san Francesco al Prato dove accanto alla chiesa rinascimentale di San Bernardino, architettonicamente spettacolare, vicino alla monumentale San Francesco del1230 eternamente in restauro, c’è l’Accademia di Belle Arti, intitolata a Pietro Vannucci, dove è in fase di riallestimento una porzione del museo “che sarà” (quando saranno terminati i lavori di ristrutturazione post terremoto e post frana) con opere pregevoli di varie epoche, soprattutto Ottocento, con un’eccellenza costituita dalla vastissima collezione dei gessi fra cui spicca quello delle Tre Grazie del Canova, donato dall’artista stesso. Il tour finisce qui, ma non certamente le cose da vedere che sono tante, ma che necessitano di essere più godute: dai perugini stessi, dagli umbri, dai turisti italiani e stranieri, verso i quali dobbiamo farci ambasciatori, ricominciando per primi, noi stessi, a fruirne.