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31 dicembre 2013

Parla il nuovo Rettore

Riforma dell’Amministrazione per una Università più trasparente

di Giuseppe Occhioni

È durata 7 anni la rincorsa del prof. Franco Moriconi alla poltrona di Rettore dell’Università agli Studi di Perugia e questo lungo “tirocinio” da candidato gli è sicuramente servito per avvicinarsi ancora di più alle numerose problematiche complessive di un Ateneo la cui prestigiosa storia parte nel 1300 ma che negli ultimi periodi ha rivelato i sintomi di una profonda malattia. L’immagine di Perugia come città universitaria, immagine che la aveva accompagnata fino ad un passato neppure tanto lontano, è andata via via scemando anche per una cronaca nera che l’ ha vista troppo spesso sui media di tutto il mondo e che le ha guadagnato una ingiusta triste fama. La crisi finanziaria generale e quella più particolare degli atenei, che sono un po’ tutti sull’orlo del dissesto, hanno fatto il resto. Non è certo estranea a questa “malattia” la perdita di appeal della laurea intesa come certo passaporto verso un sicuro approdo al mondo del lavoro e lo scetticismo dei giovani verso un percorso formativo di alto livello capace di garantire loro un futuro. In questo contesto arriva il Rettorato del prof. Franco Moriconi, già Preside della Facoltà di Veterinaria, che dovrà governare per i prossimi 6 anni e rilanciare il prestigio di una Istituzione che è patrimonio culturale e motore economico della città di Perugia. Su quelle che saranno le linee della politica di governo del rettorato-Moriconi abbiamo posto alcune domande allo stesso prof. Moriconi.  

La sua campagna elettorale è partita da lontano ed ha dato i suoi frutti dopo ben sette anni. Come è riuscito in questo lungo periodo a far confluire sulla sua persona i consensi necessari alla sua elezione?

Quella che si è svolta presso l’Ateneo di Perugia è stata una campagna anomala, unica in Italia nel panorama delle elezioni universitarie, legata a proroghe e rinvii e a scuse talvolta capziose che in alcuni momenti hanno fatto rimpiangere i momenti più oscuri della peggior politica. In tutto questo periodo il mio atteggiamento è stato legato alla moderazione e al rispetto delle regole democratiche, perseguendo i principi di salvaguardia dell’etica, della morale e dell’onestà.

Decisivo nelle ultime ore l’appoggio ottenuto dagli altri contendenti, i professori Volpi, Bidini ed Elisei. Quale è stata la chiave che le ha permesso di stringere queste “alleanze”?

Avevo sempre detto, in tempi non sospetti, che, forse senza presunzione, io sarei potuto essere l’anello di congiunzione tra le diverse istanze e tra i programmi degli altri candidati. Quello che ha permesso che questo avvenisse è legato alla mia forte volontà di avere un Ateneo autonomo dalla politica, ma rispettoso dei rapporti istituzionali, e la condivisione di alcuni punti fondanti il mio programma, quali la trasparenza e la collegialità, l’internazionalizzazione, e una strategia di politica universitaria basata sul merito e la qualità.

I voti necessari alla sua elezione sono venuti soprattutto dal corpo docente. Che cosa significa questo?

Sono stato eletto con 160 voti in più dell’altro candidato. Come lei ha detto i voti necessari alla mia elezione sono venuti soprattutto dal corpo docente a significare una condivisione del mio programma e del mio modo di intendere l’Università.

Il mondo universitario italiano sta attraversando, come tutto il Paese, un periodo di profonda crisi. Anche l’Ateneo perugino non fa eccezione ed i dati relativi alle iscrizioni sono quasi drammatici. Quali pensa siano i problemi più grandi della nostra Università ed i primi da affrontare con maggiore determinazione?

È in atto una crisi globale che coinvolge tutte le Istituzioni ma in particolare l’Università. Anche noi non facciamo eccezione, anzi soffriamo più di altri atenei. I problemi da risolvere riguardanti il nostro Ateneo sono problemi di ordine interno ed anche esterno per cui, dopo una presa di coscienza da parte di tutti della situazione e dopo aver attentamente studiato le strategie in base ad un progetto ben preciso, dovremo focalizzare degli obiettivi da raggiungere in tempi diversi che possano riportare il nostro Ateneo a ricoprire quel ruolo che aveva in passato. Ho, però, parlato anche di problemi esterni all’Ateneo la cui risoluzione richiede l’intervento sinergico delle Istituzioni pubbliche quali la Regione, la Provincia, il Comune.

Fra i vari punti del suo programma quali ritiene più qualificanti?

Tra i vari punti del mio programma ritengo importante una riforma dell’Amministrazione in modo che le scelte dì quest’ultima siano assunte sulla base di regole chiare, certe e trasparenti. Ritengo inoltre di fondamentale importanza che l’Università degli Studi di Perugia entri in sinergia e in rete con le altre Istituzioni di grande valore e tradizione culturale della nostra città, quali l’Università degli Stranieri dì Perugia, l’Accademia di Belle Arti, il Conservatorio e la Scuola di Lingue Estere dell’Esercito. Infine ritengo indispensabile competere al massimo livello nell’acquisizione di fondi di ricerca nazionali ed internazionali.

Da vecchio contendente del precedente Rettore cosa avrebbe fatto di diverso rispetto alla gestione del prof. Bistoni?

La prima cosa che mi viene in mente è che avrei attuato una gestione più trasparente e condivisa.

La parola più di moda, attualmente, a tutti i livelli, è “rinnovamento”. La si pronuncia come fosse magica ma poi sfuggono i contenuti reali che restano evanescenti. Il rinnovamento è stato uno dei punti basilari anche del suo programma. Come pensa vada rinnovato l’Ateneo perugino?

Per rispondere a questa domanda dovremmo stare qui per oltre ventiquattro ore. lo credo che la parola rinnovamento voglia dire tutto e niente. E proprio in questi giorni, sul sito dell’Università, che andrà del tutto rivisto, è nata la Bacheca del Rettore, strumento che deve servire per rendere trasparente e condivisa il più possibile la gestione dell’Ateneo. Altro fatto innovativo è che sono stati nominati ventotto delegati a significare che c’è spazio per tutti, che la governance dell’Ateneo deve essere una governance condivisa con delle punte di alta specializzazione.

Autonomia dell’Ateneo. Con la sua elezione sembra sia stato respinto un certo tentativo della politica di inserirsi in spazi che invece appartengono alla tradizione culturale dell’Università. Quali saranno i suoi rapporti con il mondo delle istituzioni regionali e cittadine?

Come detto sopra, i rapporti che l’Ateneo dovrà avere con le Istituzioni politiche cittadine sarà quello della massima cooperazione nel rispetto delle competenze e delle autonomie dei singoli.

In definitiva quali saranno i criteri innovativi della sua gestione rispetto a quella precedente?

I criteri innovativi saranno basati sulla collegialità, sulla partecipazione e sul coinvolgimento del maggior numero possibile dei colleghi.

Mondo universitario e mondo produttivo imprenditoriale dovrebbero essere dei vasi comunicanti ed invece non diciamo spesso però alcune volte assumono l’aspetto di due rette parallele. Cosa si deve fare perché la collaborazione sia sempre più stretta e produttiva?

Potrei qui rispondere che potremmo fare un tavolo, che potremmo sottoscrivere delle convenzioni, ma io credo che queste cose sicuramente dovremo farle, ma che non sono sufficienti se non c’è la volontà delle parti di collaborare. lo credo che questo sicuramente durante il mio sessennato dovrà avvenire perché ognuno di noi ha bisogno dell’altro per uscire da questa crisi.

La Camera di Commercio che rappresenta il mondo delle imprese e l’Università hanno sempre collaborato in maniera proficua ma non c’è dubbio che dall’ intensificarsi dei rapporti si possono ottenere sempre migliori risultati. Quali progetti comuni vede che potrebbero essere realizzati in questa direzione anche per assecondare quei processi di internazionalizzazione indispensabili per la crescita del nostro sistema produttivo?

La collaborazione che è sempre esistita con la Camera di Commercio dovrà essere sempre più proficua per entrambi e in questo ambito auspico un intensificarsi dei rapporti che dovrebbero sfociare in progettualità comuni che possano far crescere le nostre istituzioni.