OPINIONI

16 giugno 2014

Talenti da difendere

di Maria Mazzoli

Ma dobbiamo passare dalla teoria alla pratica

Se è vero che il 40% dei laureati umbri emigra, che 5 laureati su 10 fanno un lavoro non corrispondente al loro livello (secondo l'ultimo rapporto di Bankitalia sull'economia), è ora che le due Università di Perugia inizino concretamente a passare dalla teoria alla pratica.

Per non sprecare i talenti, accanto allo sforzo che la Regione sta portando avanti con l'Agenzia Umbria Ricerche, attraverso "Brain Back Umbria" (il progetto nato per contrastare il fenomeno della fuga dei cervelli, per mettere in rete le competenze, le esperienze degli emigrati umbri e favorirne il rientro nel territorio supportandoli nella creazione di nuove imprese), serve un decisivo cambio di rotta.

Lo stretto legame tra istruzione e formazione/lavoro non deve esistere più soltanto su carta. Dalle parole occorre passare ai fatti. La sfida, come evidenziato nel testo delle linee programmatiche che il ministro Giannini ha presentato prima al Senato e poi ribadito presso la VII Commissione Cultura alla Camera, è quella di  “favorire uno stretto e simbiotico rapporto tra istruzione e lavoro”.

Appunto, coniugare finalmente la teoria con la pratica.  L'Umbria è piena di aziende che potrebbero offrire un'esperienza professionale. Occorre quindi stabilire contatti concreti, tessere rapporti con il mondo delle nostre imprese per far sì che gli universitari umbri restino in Umbria. I laureati non vanno persi. Il rettore dell’Università degli Studi di Perugia, Franco Moriconi, lo ha spiegato anche nell'ultimo forum "Impresa senza confini", organizzato dalla Camera di Commercio di Perugia: “Occorre legare i due mondi, quello universitario e quello delle imprese, che possono e devono lavorare di più insieme. L'università ha il compito di guidare questo processo di scambio tra cultura e impresa”.

E' d'accordo anche Giovanni Paciullo, rettore dell'università per Stranieri di Perugia: "La nostra Università prepara bene gli studenti dal punto di vista teorico, molto meno da un punto di vista pratico. Ma nessuno ci impedisce di riequilibrare i due momenti".

Il gap tra mondo universitario e del lavoro è dunque reale, per generale ammissione. E' ora quindi che si passi dalle parole ai fatti, costruendo quella rete tra istituzioni che tutti auspicano per offrire al mercato figure professionali formate e operative.

 



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