DALL'EUROPA

31 marzo 2011

Obiettivi 2020

di Lorenzo Robustelli

A Bruxelles adorano acronimi e sigle. Per le politiche sul clima la parola d’ordine è “2020”, che in realtà è una sintesi di 20-20-20-20: raggiungere entro il 2020 una riduzione dei gas serra del 20% (o anche del 30 se il resto del mondo condividerà l’obiettivo), aumentare la quota di energie rinnovabili del 20% e aumentare l’efficienza energetica del 20%. Di questi tre obiettivi solo uno al momento appare raggiungibile, quello sulle energie rinnovabili, mentre gli altri due hanno parecchi problemi. Grande successo sta ottenendo in particolare l’energia solare, talmente tanto che si sta ragionando sulla possibilità di ridurre gli incentivi che gli Stati hanno fornito a questa fonte pulita, perché non sarebbero più necessari, dato che i costi di questi investimenti, proprio grazie al grande successo avuto, si sono oramai abbassati tanto da risultare spesso comunque competitivi. Un momento di riflessione ci sarà alla fine di maggio, quando tutti gli Stati dei Ventisette dovranno presentare a Bruxelles lo stato di attuazione dei loro piani sulle rinnovabili nella Strategia 2020, e la Commissione potrà dunque emettere le sue sentenze sul lavoro dei governi. Sul fronte emissioni e, in particolare, risparmio energetico invece la Commissione è molto preoccupata. Gli obiettivi di Kyoto sono stati più o meno raggiunti, ma ora il problema è il periodo del dopo, dal 2012 al 2020, e gli Stati stanno trattando per decidere i punti di riferimento e le esenzioni per alcuni settori industriali. Molto indietro, secondo Bruxelles, siamo invece sul fronte del risparmio energetico: “il lavoro è deludente, c’è un vasto potenziale non sfruttato, siamo molto lontani dall’obiettivo”. Su questo punto in particolare gli Stati hanno evitato di avere un obbligo al risultato come per gli altri due obiettivi, ma la Commissione è talmente delusa dagli sforzi che a metà marzo ha adottato una “comunicazione” per spingere i governi a un cammino più veloce.