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La ripresa dell’Umbria passa per l’internazionalizzazione

di Alberto Mossone

Lo scenario internazionale presenta segnali positivi, come ha sottolineato il Presidente di ICE-ITA  Italian Trade Agency, Riccardo Monti, alla presentazione del Rapporto ICE-ISTAT sul Commercio Estero 2014-2015: la crescita del PIL mondiale   si stima intorno al 3,3% nel 2015 e al 3,8 nel 2016, quella degli scambi di merci e servizi al 4,1% nel 2015 e al 5,0 nel 2016, la diminuzione delle barriere commerciali e l’ imminente conclusione di ulteriori negoziati multilaterali e preferenziali, a partire dalla partnership transatlantica (Ttip) dovrebbero liberalizzare ulteriormente il commercio mondiale.

Per l’Italia i primi segnali di ripresa economica dopo la recessione iniziata nel 2008,registrati nei primi mesi del 2015, evidenziano come l’intensificazione dei processi di integrazione internazionale del Paese (scambi commerciali, accordi di distribuzione e produzione, investimenti esteri) siano il principale fattore dello sviluppo.

L’export italiano nel 2014 ha toccato i 386.936 milioni di €., con un incremento del 2,1% sul 2013. Anche la  quota di mercato delle esportazioni italiane è cresciuta nel 2014, consolidandosi al 2,8% e il rapporto tra esportazioni e PIL  è passato dal 28,2% del 2013 al  29,2% nel 2014. Per quanto riguarda la propensione all’export Monti ha indicato un obiettivo a medio termine ambizioso, ma non impossibile per un paese manifatturiero e trasformatore come il nostro: raggiungere il 40% del PIL.

Vi sono notizie molto incoraggianti sull’andamento dell’export dei primi 7 mesi del 2015: nel mese di luglio le esportazioni italiane  hanno raggiunto per la prima volta  la cifra record di 41 miliardi di €., il dato progressivo è stato di 248 miliardi e il vice ministro Carlo Calenda ha comunicato con soddisfazione che anche il surplus della bilancia commerciale nel periodo ha toccato un livello record di 26,5 miliardi (fonte Il Sole 24 Ore del 18/9/2015).

Per quanto riguarda i mercati più dinamici per il Made in Italy, nei primi 5 mesi del 2015 negli Sati Uniti si è registrato un boom del +28% seguiti dall’India (+14,2%), dal Medio Oriente (+ 11,6%), dal Regno Unito (+ 9,4%), ma buone performances hanno  registrato anche Repubblica ceca, Polonia,Oceania, Spagna e Turchia.

Passando ai settori, la Meccanica si conferma come la “punta di diamante” dell’export italiano, ma molto bene stanno andando anche gli Alimentari, la Farmaceutica, la Chimica e, tra i settori intermedi, il Tessile-Abbigliamento, i Metalli e i Mobili.

Il numero di esportatori nel 2014 ha raggiunto il record storico di 212.023 unità, ma l’obiettivo è un incremento ulteriore del 10% da realizzare anche attraverso un’azione di contatto capillare sul territorio con iniziative come i road-show, una maggiore attività di formazione e di assistenza tecnica, in particolare anche con lo strumento dei voucher per i Temporary Export Manager in fase di decollo.

Per quanto riguarda le politiche di sostegno pubblico all’internazionalizzazione, prima frammentate e spesso sovrapposte tra tanti enti erogatori, si è registrato un riassorbimento e un maggior coordinamento tra ITA-ICE, Camere di Commerci e Regioni , con accelerazione degli investimenti e delle attività promozionali da parte di ITA, utilizzando gli strumenti già messi in piedi ed il lavoro fatto nell’ultimo biennio, perché con lo scenario macro-economico mondiale in miglioramento si aprono per il Made in Italy grandi opportunità di crescita, se sapremo valorizzare il circolo virtuoso che lega l’apertura internazionale alla capacità innovativa delle imprese e al potenziale di sviluppo del sistema sociale del Paese.

Analizzando i dati relativi alla nostra regione, l’Umbria nel 2014, con un export di 3.438 milioni di €. è rimasta  una regione con una bassa propensione all’export: 0,9% del peso dell’export umbro  sul totale Italia, 18,0% del rapporto Export/ PIL (Italia 28,2%), 10.741€. export per occupato (Italia 20.506 €).

 

Anche in Umbria doveva essersi verificato il processo di coordinamento  del sostegno pubblico all’internazionalizzazione, con la trasformazione nel 2010 del Centro Estero dell’Umbria in UTA - Umbria Trade Agency , ma permane ancora una frammentazione dei soggetti e delle iniziative per la promozione dell’internazionalizzazione, che, in presenza di risorse finanziarie e umane insufficienti, pur avendo  UTA realizzato importanti progetti, che hanno coinvolto oltre 600 imprese, non si è potuto ancora realizzare  quel salto di qualità necessario per aumentare il numero di esportatori, che in Umbria nel 2015 sono scesi a 2.775 con un calo dello 0,4% sul 2013 e un -13% sul 2002, anno in cui si è registrato il numero di esportatori più alto, con 3.120 imprese (vedi il nostro articolo “Contratti di rete cercansi” pubblicato nel numero 3/2012 di Obiettivo Impresa), per l’ampliamento del ventaglio geografico dei mercati serviti e per l’erogazione di adeguati servizi di formazione, informazione e assistenza tecnica e promozionale.

Serve anche per l’Umbria un piano di marketing internazionale a medio- lungo termine, che identifichi le priorità  di mercati e settori, obiettivi  quantitativi precisi , obiettivi qualitativi chiari, azioni, modalità  e mezzi adeguati  per realizzarli, come sta avvenendo a livello nazionale da parte del MISE e di ITA-ICE con il Programma “Made in Italy” e le altre iniziative finanziate con fondi del Ministero per lo Sviluppo Economico.

Contemporaneamente si dovrà impostare un sistema di monitoraggio dei risultati conseguiti in assoluto e versus gli obiettivi generali e di progetto precedentemente fissati, per una più mirata e puntuale messa a punto dei piani e dei programmi promozionali annuali.

E’ necessaria una maggiore sensibilizzazione sulle problematiche dell’internazionalizzazione da parte dei policy maker (Regione), delle altre Istituzioni (Camere di Commercio, Agenzie Regionali per l’innovazione e lo sviluppo, ecc.) e delle Imprese, meglio ancora reti  e cluster di imprese,  e loro associazioni e del  mondo della formazione (Università, Scuola, Agenzie formative), Professionisti ed altri Operatori del Terziario Avanzato .

Serve poi nelle nostre PMI  un  maggior investimento di risorse in capitale umano e in spese di promozione/ distribuzione sui mercati esteri, con una visione e una programmazione di lungo periodo, senza la quale un processo di internazionalizzazione efficace, per chi già esporta e più ancora per chi si affaccia solo ora ai mercati internazionali, ha difficilmente possibilità di successo.

Chi scrive lavora da 50 anni in Umbria nell’area Marketing- commerciale come quadro, dirigente, consulente e formatore, da 30 anni ha operato come imprenditore del terziario avanzato in attività di consulenza e formazione nel campo dell’internazionalizzazione, assistendo decine di imprese e formando centinaia di imprenditori, quadri e giovani  neo-diplomati e neo-laureati.

Sulla base di queste esperienze, le considerazioni di cui sopra sono l’esplicitazione delle cose da fare per un nuovo rinascimento dell’economia della nostra regione, condizione indispensabile  e improrogabile per garantirne lo sviluppo e dare prospettiva ai nostri giovani, spesso con elevato livello di istruzione e formazione professionale, che, frustrati, passano da un corso ad uno stage, ad un tirocinio formativo, a una collaborazione professionale precaria, intervallati da periodi di inattività e di vana ricerca di un impiego coerente con il proprio curriculum e le proprie aspirazioni professionali, salvaguardando nel contempo la coesione sociale e garantendo un futuro ad una generazione cui fino ad oggi è stato negato.

Nel 1981 e 1982 il compianto presidente di Umbria Export, Azelio Renzacci, mi dette l’incarico di progettare e coordinare  i primi  due seminari export per imprenditori umbri, che registrarono una notevole affluenza di imprenditori e quadri export delle PMI umbre ( ho recentemente ritrovato l’elenco degli  iscritti in ordine alfabetico, che si apriva con il nome di Gianluigi Angelantoni, oggi Presidente di UTA- Umbria trade Agency!) con docenti qualificati come Innocenzo Cipolletta, Angelo Tantazzi, Luigi Tranfo, Manin Carabba, Luigi Giacomo Scassellati Sforzolini,  Guido Panico, Gianfranco Faina, solo per citare i più noti anche a livello nazionale.

Oggi, purtroppo, pur permanendo le esigenze formative (formazione di base  e di aggiornamento sul marketing internazionale e sulle tecniche del commercio estero) di imprenditori e manager, simili iniziative sono sempre più rare e, quando vengono svolte, vedono una modesta partecipazione di imprenditori e quadri aziendali.

Abbastanza rari sono anche i corsi per neo-laureati e neo-diplomati sulle tematiche dell’internazionalizzazione e quando è previsto uno stage aziendale, quasi sempre al termine dello stesso la collaborazione si interrompe, senza la trasformazione in un rapporto di lavoro stabile.

Il progetto della Camera di Commercio di Perugia “Improve Your Talent” giunto alla seconda edizione, ha visto la partecipazione di 16 giovani laureati che hanno potuto effettuare uno stage presso le Camere di Commercio Italiane all’estero in vari Paesi e sono ora alla ricerca di un’opportunità per mettere al servizio delle nostre imprese la loro esperienza.

L’invito che vorrei fare agli imprenditori e quello di non disperdere questi “talenti” (così come quelli di altri giovani laureati che hanno seguito corsi di formazione sull’internazionalizzazione all’interno del progetto finanziato dalla Unione Europea e dalla regione Umbria “Investiamo nel Vostro Futuro”) ma di dare a questi giovani la possibilità di mettersi in gioco e di contribuire al rilancio dell’economia della nostra regione, che non può non passare dall’incremento delle attività di export e di internazionalizzazione delle imprese, supportata da un’efficace  promozione integrata e unitaria del  “Sistema Umbria” e del “Made in Umbria” nel mercato globale.