LO SCAFFALE

A cura di Sabina Addamiano

Democrazia e capitalismo: quale lezione dall’esperienza statunitense

Capire gli USA per capire l’Italia

 

Il volume di Philip Kotler "Democracy in Decline", nella traduzione italiana appena pubblicata da Il Mulino con il sottotitolo “Capire gli USA per capire l’Italia”, è stato oggetto di un appassionato dibattito il 2 ottobre scorso presso la Luiss Business School di Roma, alla presenza dell’autore. A discutere con lui Sabino Cassese, Giudice Emerito della Corte Costituzionale; Sergio Fabbrini, Professore di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla Luiss ; Federico Mioni, Direttore di Federmanager Academy e autore dell’Introduzione all’edizione italiana del volume; Stefano Venturi, Corporate Vice President e A.D. di Hewlett Packard Enterprise Italia.

Organizzato da The Ruling Companies Association e Harvard Business Review Italia in collaborazione con Nexo Corporation, l’incontro si è aperto con una disamina della versione trumpiana della democrazia statunitense da parte di Kotler. Questi ne ha evidenziati alcuni nodi problematici (creazione dei collegi elettorali, ruolo dei grandi elettori, criticità legate al voto telematico, rapporto democrazia-plutocrazia, astensionismo, durata delle campagne elettorali, bipartitismo) a partire dall’assunto – di marketing – che la democrazia sia un prodotto che incontra il gradimento del suo mercato in misura preoccupantemente decrescente.

Il nome di Kotler è ben noto al pubblico italiano: il 2017 segna il cinquantennale della pubblicazione in Italia di Marketing Management, la monumentale opera di sistematizzazione e integrazione strategico-operativa del marketing da lui realizzata. Su questo libro si sono formate generazioni di studiosi, imprenditori, manager e professionisti del marketing; ancor oggi, chiunque voglia parlare di marketing o insegnare marketing non può che rifarsi – per integrarla, aggiornarla, controbatterla o condividerla – all’impostazione kotleriana.

Formatosi inizialmente come economista alla scuola dei tre Premi Nobel Milton Friedman, Paul Samuelson e Robert Solow, Kotler ha integrato la propria formazione iniziale con studi di matematica e scienze comportamentali. Oggi docente alla Nortwestern University, è uomo caratterizzato da una curiosità inesauribile per ogni aspetto della realtà, e soprattutto per i fattori di innovazione e cambiamento. Così, dopo un percorso intellettuale globale che l’ha portato a scrivere volumi come Marketing 4.0 con studiosi e professionisti dell’Estremo Oriente, ha appena pubblicato negli USA la sua autobiografia My Adventures in Marketing, e nel contempo ha rivolto l’attenzione a temi di economia politica con i due volumi Confronting Capitalism e Democracy in Decline, oggetto del recente dibattito a Roma.

Nel lasciare alla lettura del volume l’analisi delle possibili soluzioni individuate da Kotler per rendere la democrazia-prodotto nuovamente appetibile al mercato ‒ dopo averla emendata da quattordici punti di debolezza specifici ‒, possiamo senz’altro affermare che tale approccio inedito ha stimolato nei discussant e nel pubblico molte riflessioni. Dato il contesto accademico-professionale dell’incontro, la discussione ha toccato tra l’altro il ruolo della classe dirigente e il concetto di servant leadership nel funzionamento delle società democratiche, ed evidenziato le rilevanti differenze tra democrazia americana ed altre forme di democrazia, soprattutto europee.

Nel corso del dibattito, l’ampia ricognizione storico-politica di Sergio Fabbrini ha consentito di contestualizzare l’evoluzione della forma democratica di governo, mostrando la ricchezza e la diversità delle sue declinazioni europee; Federico Mioni si è soffermato invece sulla problematicità del rapporto che lega oggi democrazia e capitalismo, e sulla necessità di affrontarlo con strumenti adeguati alla sua complessità; Sabino Cassese, pur rilevando l’attuale cattivo stato di salute della democrazia come forma di governo, si è detto fiducioso quanto alla presenza di anticorpi, all’interno delle diverse società democratiche, in grado di guarirla dalle sue patologie. Infine Stefano Venturi, trattando in particolare del voto telematico, ha sottolineato la rilevanza dei Big Data e la necessità di riflettere sul valore insito nei dati anche per la gestione dei processi democratici.

Nella sua replica, Kotler ha ricordato che la democrazia è fatta anche di processi decisionali, aspetto che ne evidenzia un’affinità con il marketing, e che i processi evolutivi del capitalismo – il cui sviluppo accompagna quello della democrazia – possono distorcere tali processi. Nell’esprimere le proprie critiche esplicite nei confronti dell’attuale Presidente USA Trump, anche Kotler ha prospettato alcuni possibili interventi correttivi per la democrazia americana: la nascita di un terzo partito che ponga fine al bipolarismo, la sanzionabilità dei non votanti, il limite di due mandati per chi si impegna in politica e un reddito di cittadinanza universale.

In conclusione, possiamo affermare che il dibattito intorno al citato volume di Kotler ha consentito di cogliere la biodiversità dei contesti storici e nazionali in cui la forma democratica si è realizzata, e di osservare meglio le soluzioni evolutive via via individuate. Queste, nel loro complesso, ci interpellano profondamente sui meccanismi adattivi che la democrazia deve porre in atto se vuole sopravvivere e prosperare, e sui meccanismi comunicativi che ne consentono la prosperità facendone percepire il valore.

Adottando infine un punto di vista più strettamente di marketing,  potremmo – e forse dovremmo – farci due domande: se lo spin doctoring nelle sue forme più estreme, inteso come tecnica di marketing politico IT-based, stia mettendo in forse la sopravvivenza della democrazia come l’abbiamo conosciuta sino ad oggi, e se le diverse forme della responsabilità sociale di impresa non debbano essere indagate più attentamente alla luce delle relazioni tra capitalismo e democrazia. 

 

 

(Sabina Addamiano è docente di Marketing all’Università di Roma Tre)