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31 dicembre 2012

Le rotte del Made in Italy

di Gaetano Fausto Esposito

L’analisi delle direttrici dell’export italiano testimonia  come, anche in presenza di una congiuntura negativa, le  imprese italiane siano riuscite a modificare il proprio posizionamento all’estero puntando, da un lato, sulla specializzazione in alcuni settori target soprattutto per Paesi  ad alto tasso di sviluppo, dall’altro, su mercati i cui consumatori sono sensibili al prodotto italiano. “ L’Atlante del Made in Italy. Le rotte dell’export italiano prima e durante la crisi ” – un’Indagine condotta da  Assocamerestero e presentata durante la XXI Convention  mondiale delle CCIE tenutasi a Perugia – evidenzia proprio  come è cambiato il volto del  Made in Italy all’estero. A migliorare nell’ultimo triennio è il contenuto innovativo dell’export: si passa da prodotti a bassa intensità  tecnologica a prodotti a medio o medio-alto contenuto  tecnologico. La meccanica si rivela strategica per le vendite nei Grandi Sistemi Paese, che stanno attraversando  importanti processi di industrializzazione, come Brasile,  India, Sudafrica e Cina (con un valore più di due volte  superiore alla media mondiale). Ciò ben esemplifica il  posizionamento del  Made in Italy in queste realtà, dove  il “saper fare” italiano si traduce in macchinari di qualità  con cui vengono a loro volta realizzati prodotti finiti in  loco. Fortemente specializzato nel chimico-farmaceutico  è invece l’export in Giappone e Svizzera, con un indice  più di tre volte superiore alla media. Qualità dei prodotti e innovazione sono dunque le leve  principali attivate dalle imprese per rimanere competitive.  Per mantenere e implementare le posizioni acquisite, le  aziende italiane necessitano però di un supporto qualificato, di un interlocutore di fiducia in loco che conosca  i meccanismi (anche quelli di natura socio-culturale) che  governano i mercati di interesse, in cui incrementare la  nostra presenza e con cui avviare forme di collaborazione  più strutturate. La rete delle 76 Camere di Commercio Italiane presenti  in 50 Paesi può offrire in questo un contributo strategico, assistendo le imprese in ogni fase di sviluppo del  business – da quella informativa all’elaborazione di uno  studio di fattibilità, del business plan, all’individuazione  di partner e reti distributive, etc. L’internazionalizzazione è una sfida, una partita che si  gioca valorizzando i propri punti di forza (prodotti che  sintetizzano tradizione, innovazione e capacità artigiana),  costruendo una squadra che funzioni (e qui mi ricollego all’importanza per le imprese di essere in rete), che  condivida un obiettivo comune: il miglioramento delle performance aziendali, anche grazie al confronto con  mercati lontani e diversi da quello italiano. Le Camere italiane all’estero, coniugando la dimensione di mercato con  quella istituzionale, sono al fianco delle imprese in questo  percorso e lo inseriscono nel più ampio obiettivo di crescita dell’intero Paese sui mercati internazionali, vero motore  di sviluppo nell’attuale fase di stagnazione dell’economia  interna.