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30 giugno 2011

L'Umbria dei festival

di Roberto Vitali

 Count Basie, Carla Fracci, James Taylor, Luchino Visconti, James Brown, Rudolf Nurejev, Nino Rota, Charlie Mingus, Eduardo De Filippo, Dizzy Gillespie, Roman Polanski, Thomas Schippers, Vittorio Gassman, Joaquin Cortes, Salvatore Accardo, Bill Evans, Paul Badura- Skoda, Maria Tipo, Keith Jarrett, Sándor Vegh, Luciano Pavarotti, Mstislav Rostropovich… Cosa hanno in comune questi “mostri sacri” del palcoscenico, del cinema, delle sale da concerto? Qual è il fil rouge che unisce questi artisti già leggendari? La sorprendente risposta è l’aver partecipato ad almeno uno dei tre principali festival che ormai da decine di estati colorano e rendono unica l’offerta culturale umbra. Dal ‘58 il Festival dei Due Mondi, dal ‘68 il Festival delle Nazioni e dal ‘73 Umbria Jazz presentano cartelloni di assoluto livello internazionale che attirano nella nostra regione turisti, giornalisti e appassionati di classica, lirica, jazz, danza, pop music, teatro e cinema di ogni parte del mondo. Tre Festival che non potrebbero essere più dissimili per tipo di proposta culturale, per pubblici di riferimento o anche solo per l’atmosfera che si respira durante quelle magiche giornate estive a Spoleto, Città di Castello e Perugia. Eppure tutti sono nati e si sono sviluppati in Umbria, sfruttando la suggestione di luoghi e paesaggi unici e lo spirito d’accoglienza, a volte un po’ ruvido ma sempre schietto, della nostra gente. Ciascuno dei festival, frutto di autentica passione condivisa, è nato da un sogno: che fosse quello di gettare un ponte culturale tra Europa e America alla ricerca delle avanguardie artistiche più originali, di unire ed esaltare la ricchezza del patrimonio musicale europeo o di trasformare per due settimane una città della dodecapoli etrusca nella capitale mondiale del jazz.

Tra alti e bassi, tra momenti di sfolgorante risonanza ed altri di affanno se non proprio di arresto (non tutti ricordano che Umbria Jazz saltò alcune edizioni durante gli “anni di piombo”), questi festival hanno fatto conoscere in Europa e nel resto del mondo il nome e il fascino di una regione piccola ma dalla grande tradizione culturale. Non a caso in una recente presentazione al Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma (l’ormai famoso MAXXI) la Presidente della Regione Catiuscia Marini ha voluto presentare alla stampa i tre festival-gioiello - dimenticando forse la Sagra Musicale che, pur non definendosi “festival”, può vantare locandine di respiro internazionale e natali ben più antichi - che costituiscono la punta di diamante dell’offerta culturale umbra. Il presidente onorario di Umbria Jazz, Renzo Arbore, le ha fatto eco sostenendo, toutcourt e nel suo stile un po’ sopra le righe, che “l’Umbria ha i festival più belli del pianeta”. I non secondari risvolti economici e sociali di queste rassegne sono stati poi sottolineati dall’assessore Bracco: “La piccola Umbria fa vivere la cultura e di cultura vive. Qui abbiamo capito che la cultura è motore di sviluppo e insostituibile risorsa per la mente e per l’economia”. Fonte di grande soddisfazione per la presidente Marini è stata la scelta coraggiosa di “non tagliare neanche un euro dei fondi destinati alla cultura”, supportati in questo da sponsor privati e da enti come la stessa Camera di Commercio. A tale riguardo, non possiamo non ricordare che, al di là della sponsorizzazione, la Camera di Commercio quest’anno sarà presente in tutti e tre i festival con un progetto di promozione del territorio, dei suoi prodotti e dei principali eventi di attrazione, mediante una particolare struttura espositiva: “Unica Umbria”, questo il nome del progetto che intende riassumere quei valori tradizionali di storia, armonia, arte, natura, enogastronomia, cultura, che l’Umbria possiede su vasta scala nell’immaginario collettivo degli italiani.

A proposito di italiani, in questo 2011 ad unire idealmente i tre festival si è aggiunto anche un altro elemento: quello del ritrovato fermento patriottico suscitato dalle celebrazioni per i 150 anni dell’unità, che ci dà lo spunto per iniziare a passare in rassegna i diversi programmi. Il Festival dei Due Mondi, a partire dal 24 giugno, presenterà un cartellone ricco di suggestioni mazziniane e garibaldine con addirittura un’intera giornata, quella del 2 luglio, tutta dedicata al Risorgimento. Si inizierà con un dibattito sull’Umbria del 1861, quindi Ernesto Galli della Loggia tratterà del tema “Laici e cattolici nel Risorgimento”, nel pomeriggio le vie di Spoleto si coloreranno per una passeggiata in abiti ottocenteschi fino al Duomo ed infine alle 21 la Rocca Albornoziana ospiterà l’atteso Gran Ballo Risorgimentale dedicato al conte Pompeo di Campello della Spina. Estremamente “appetitosi” in chiave risorgimentale ci appaiono poi la rilettura di alcuni romanzi storici di Camilleri con l’analisi delle speranze suscitate dallo sbarco di Garibaldi in Sicilia e le delusioni della politica post-unitaria, per la voce di Massimo Ghini; lo spettacolo “Leopardi e l’Italia” con Corrado Augias al Teatro Romano; quello di Marco Baliani, “Terra Promessa!”, sul bandito e rivoluzionario Carmine Crocco che prima combatté con Garibaldi, poi contro i Savoia ed infine solo per sé. Nel solco delle celebrazioni anche l’appuntamento con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi con pagine dal sapore italico come le Ouverture in “Stile italiano” di Schubert, la “Piccola ouverture all’italiana” (in prima esecuzione nazionale) di Giorgio Battistelli, tra i nostri compositori contemporanei più noti all’estero o la celebre Sinfonia “Italiana” di Mendelssohn. Grande curiosità anche per “Garibaldi en Sicilie”, Gran Suite dall’omonima opera di Marcello Panni per 5 strumenti e voce recitante e per il sontuoso concerto di chiusura del 10 luglio in piazza Duomo con James Conlon alla direzione del Coro e dell’Orchestra del San Carlo di Napoli su musiche di Verdi. Il Festival delle Nazioni, invece, dedica addirittura l’intera rassegna all’Italia, svariando da Tartini a Verdi, da Rossini a Nino Rota (nel centenario della nascita), con la volontà di mostrare “come la musica, prima ancora del Risorgimento – nelle parole del direttore artistico Aldo Sisillo – contribuì notevolmente a creare una forte immagine identitaria del nostro Paese” e come “la musica – stavolta nelle parole del Presidente Giuliano Giubilei – sia un valore aggiunto per l’Italia, che da sempre unisce e contribuisce alla crescita economica, sociale e culturale”. I due sommi musicisti italiani dell’ottocento, Rossini e Verdi, avranno l’onore di aprire e chiudere il festival con musica da camera di raro ascolto affiancata da brani lirici più popolari. Nel mezzo sarà dato spazio alle due grandi scuole musicali, quella veneta e quella napoletana, con i Solisti di Perugia diretti da Massimo Quarta, e poi, con un salto di quasi tre secoli, all’autore contemporaneo italiano senz’altro più noto al mondo, Salvatore Sciarrino, che nell’attesa serata del 2 settembre presenterà in Cattedrale e in prima assoluta il suo “Cantiere del poema” (di ispirazione foscoliana), per voce e strumenti. Gli artisti italiani di Umbria Jazz, infine, renderanno originale omaggio all’unità d’Italia rileggendo a loro modo l’inno di Mameli (e del buon Michele Novaro, compositore che quasi mai nessuno ricorda): un’iniziativa che ha ottenuto la concessione del prestigioso logo ufficiale delle celebrazioni. Al di là dei festeggiamenti patriottici i tre festival proporranno comunque numerosi spettacoli ed esibizioni che sarebbe un peccato mancare.

Cominciando proprio da Umbria Jazz – riconosciuto tra i primi tre festival jazz al mondo insieme a Montreal e Montreux – non c’è che l’imbarazzo della scelta: Carlos Santana, Herbie Hancock, B.B.King, Gilberto Gil sono solo alcuni dei grandi dell’edizione di quest’anno, che sarà illuminata anche da due icone della musica stelle e strisce come Liza Minnelli (13 luglio) e Prince (15 luglio). E poi la pattuglia dei jazzisti italiani, sempre più folta e di livello, con Danilo Rea, il grande “vecchio” Renato Sellani, Roberto Gatto e i giovani talenti Gianluca Petrella, Francesco Cafiso e l’umbro Giovanni Guidi. Per il versante rosa sarà presente la rivelazione dell’ultimo Umbria Jazz Winter di Orvieto, la vocalist statunitense Dee Alexander (che con Caro Emerald avrà l’onore di inaugurare l’arena Santa Giuliana venerdì 8 luglio), la pianista giapponese Hiromi, la sassofonista Tia Fuller e la straordinaria clarinettista israeliana Anat Cohen. Per il Festival delle Nazioni, ci limiteremo a ricordare l’originale rilettura del Gian Burrasca ad opera del popolare Elio (de Le Storie Tese), una serata alla scoperta dell’arte italiana con la vulcanica guida di Vittorio Sgarbi ed il confronto musicale Scarlatti-Bach nell’interpretazione del talentuoso pianista Ramin Bahrami. Quanto al Festival dei Due Mondi l’edizione di quest’anno sarà dedicata, a cent’anni dalla nascita, a Gian Carlo Menotti, del quale verrà tra l’altro messa in scena l’”Amelia al ballo” (opera buffa in un atto del 1936 che rappresenta il suo primo grande successo operistico). Altri omaggi al geniale fondatore saranno poi al Teatro Nuovo - che dallo scorso anno porta anche il suo nome - con la narrazione multimediale “Una vita per due mondi” e soprattutto con il Convegno internazionale di studi “Quando capiranno che il teatro è nella mia musica?”. Segnaliamo poi, all’interno del mastodontico cartellone, l’interessante Rassegna Cinema e Psicoanalisi che abbinerà la lettura di sei brani da scritti di Freud ad altrettanti film, con pubblico dibattito finale. Sicuramente destinato a far discutere lo spettacolo scritto e interpretato da Monica Guerritore “Mi chiedete di parlare…”, in cui ricorda la complessa figura dell’indimenticata Oriana Fallaci. E poi ancora mostre, concerti di mezzogiorno, teatro per ragazzi, musica da camera e tanto altro per un cartellone quanto mai ricco e variegato. E allora… buona estate, Umbria!