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31 marzo 2012

Credito al consumo: target “arcobaleno”. E chi può rinvia la spesa

di Laura Santi

Dopo il “buio” del 2010, per il settore del credito al consumo in provincia di Perugia il 2011 è già archiviato dagli operatori come un anno di transizione. Iniezioni periodiche di ossigeno, rimbalzi fisiologici dopo il crollo del 2010 (che comunque si è trascinato dietro i primi 4 mesi del 2011, stando ai dati Assofin). Si vede la luce, ma ancora si sta dentro il tunnel. E le incertezze sugli esiti delle manovre “salva-Italia” e “cresci-Italia” ne allontanano l’uscita. Il territorio del Perugino è in linea con il nazionale per quanto riguarda la crisi del comparto. Basta sentire i soggetti in campo: la grande distribuzione, le società finanziarie, vere protagoniste della crisi, le banche. Il peso dell’incertezza domina su tutto. Si uscirà dal tunnel? Forse, ma tutto dipende dai consumi, e quindi dalla fiducia, e da qualche segnale di ripresa economica. Una roadmap quantomai impegnativa. Nel frattempo, l’onda lunga della crisi del 2010 (meno 5,3% nazionale, meno 3,4% nel 2011, Assofin) ha già portato i suoi frutti al comparto: chiusura di filiali, ridimensionamenti, accorpamenti di sede. Il trend è significativo: dal credito al consumo, ci si sposta sempre più al prestito personale. Unicredit Perugia, secondo il direttore commerciale Luciano Bacoccoli, ha registrato un +10 per cento, rispetto al 2010, su tutti i prodotti finanziari (prestiti e finanziamenti) per rinforzare la liquidità e la solvibilità delle famiglie. Nel credito al consumo puro, una boccata di ossigeno nel secondo semestre 2011 la si è respirata non tanto nel settore auto, in calo costante, quanto in quello della tecnologia. Parola d’ordine: switch off. Il passaggio al digitale terrestre ha innalzato non di poco le vendite e la grande distribuzione di elettrodomestici festeggia, seppure con sobrietà. “Da noi il credito al consumo è aumentato quest’anno, in controtendenza rispetto ad altri settori” afferma, osservando i dati, il direttore di una importante catena di elettrodomestici e tecnologia nel Perugino. E aggiunge: “Ad oggi registriamo 40mila euro in più di vendite su finanziamento rispetto al 2010. Ci ha avvantaggiato lo switch off. E anche le promozioni a tasso zero che le nostre finanziarie periodicamente propongono. Non saprei dire, epurando i dati delle vendite per lo switch off, come sarebbe andata, però la partita nel 2011. Certo è che il fondo l’abbiamo toccato nel 2010. Ancora adesso, a 2011 chiuso, l’incertezza è diffusa. Noi ne siamo meno condizionati: un conto è aprire un finanziamento per 6, 9 o massimo 12 rate, con un tetto di 5mila euro, tipico per i nostri prodotti, un conto sono i crediti più impegnativi”. Il tasso zero, le promozioni, di certo pagano: ma in termini di vendite, non di guadagno. “Il tasso zero costa a noi esercenti, che ci accolliamo le spese delle finanziarie. Poi però ci ripagano le vendite”. Una cosa è certa: “Il consumatore è iper-attento e consapevole. Legge tutto dei contratti. Nel momento in cui le finanziarie adottano criteri di trasparenza massima, e questo dalla riforma del 2011 è diventato un fenomeno diffuso, ci si avvicina con meno diffidenza al credito al consumo”. Chi rimpolpa, oggi, il target sono gli immigrati: “Dal 2010 al 2011 siamo passati da 140mila euro complessivi di credito al consumo a 200mila. In tale cifra vanno inclusi gran parte degli immigrati che prima non vi accedevano. Oggi l’immigrato è stabilizzato, possiede i requisiti di volta in volta richiesti: carta di credito, permesso di soggiorno rinnovato, posto fisso, capacità di spesa”. Perugia è in linea con il dato nazionale. “Prestiti.it” ha di recente rilevato, su un campione di 24mila domande, che il 13% di domande di prestito personale e credito al consumo viene proprio da loro: il 46,3% delle richieste arriva dalla comunità rumena. A Perugia ne usufruiscono ecuadoriani, peruviani, albanesi, marocchini. “Ho un intera comunità di peruviani clienti fissi nel prestito personale” conferma Gianluca Paradisi, responsabile di filiale di Neos Finance. “Sono solvibili, debitori oculati, non falliscono una rata. Ci sono rumeni al quarto, quinto finanziamento”. E questo, anche, fa sì che il comparto regga. Meno convinto, Paradisi, sull’opportunità commerciale del tassozero: “È un’operazione di marketing, serve per acquisire nominativi, margini non ce ne sono. Non è così che cresce il settore del credito al consumo”. La tendenza è presto detta: meno credito al consumo (“in Italia il mercato delle auto copre il 60 per cento di esso, e se crolla il mercato delle auto, crolla il settore” rimarca), parallelamente, più prestiti personali: “Fino a 3 anni fa, su 100 pratiche di credito al consumo ne approvavo 10 di prestito personale. Ora il rapporto è arrivato a 50 e 50”. E qui, le partite anomale aumentano. Così come cresce il lavoro degli operatori in fase di istruttoria. Ma il settore, come sopravvive? Dopo le chiusure tra il 2008 e il 2010 di Citifin (nazionale), di Fiditalia a Perugia (accorpata a Firenze) e il caso Plusvalore, chi resiste (nel Perugino 15-20 operatori nazionali) lavora sul portfolio di clienti già acquisiti, fa politiche di offerta più spinte, si butta sul diretto (prestito personale) e sul rapporto con la grande distribuzione: lo scorso Natale, circa il 44,4% degli umbri (fonte Prestiti.it) ha avuto bisogno di ricorrere a prestiti per acquisti e viaggi. C’è chi fa autocritica. Roberto Arcangeli, agente di attività finanziaria per Unipol, ha lavorato 11 anni in Citifin prima che chiudesse: “Ciò che successe da noi era un’anticipazione della crisi attuale, e dovevamo capirlo. Sono molto scettico sul futuro del settore. Credito al consumo? Oggi si fanno prestiti personali, ma per necessità. Si è deteriorata la qualità della domanda, è davvero un target “arcobaleno” quello che chiede di accedere: lo fa per necessità, per sopravvivenza, meno per vizio. Oggi lavoriamo sulle famiglie, piccoli importi, clienti piccoli, con prestiti, leasing e mutui. Tra i colleghi resta l’ansia di ridimensionamenti o chiusure di altre filiali”. E soprattutto, il problema di fondo: crollato il mercato auto, in calo quello di beni durevoli (mobili, elettrodomestici a parte lo swith off) chi può, rimanda la spesa. Se c’è una dilazione di pagamento bene, se c’è un tasso zero meglio ancora. Ma la mannaia dell’incertezza, ora che la recessione è confermata, cala sulle teste di operatori e famiglie. E la luce si potrà intravedere, forse, solo da metà 2012.