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6 giugno 2014

12a Giornata dell'Economia

di La Redazione

 

Il quadro economico provinciale delineato da Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio di Perugia, in occasione della 12esima Giornata dell'economia rimanda ancora ad una condizione di forti difficoltà, soltanto minimamente attenuate da qualche sporadico accenno di miglioramento. 

“L’originalità della nostra Giornata dell’Economia – ha ricordato Giorgio Mencaroni - sta nel leggere l’evoluzione dei fenomeni attraverso la lente dei sistemi economici territoriali e dei milioni di piccole e piccolissime imprese che rendono il nostro Paese unico al mondo. Dunque, non l’economia della finanza ma l’economia reale: quella che muove l’Italia e che, come Camere di commercio, interpretiamo e sosteniamo come nessuno, al nostro posto, potrebbe fare. Perché siamo da sempre le istituzioni dei territori, espressione delle imprese. Di tutte le imprese”. 

 

“Senza impresa non si esce dalla crisi, e senza impresa non si crea occupazione.” ha detto Mencaroni. “In provincia di Perugia su questo fronte avevamo resistito, fino a un anno fa, meglio che nel resto d’Italia, ma il 2013 è stato molto pesante. Nonostante le imprese perugine mostrino una vitalità maggiore di quelle nazionali, con un tasso di sopravvivenza superiore alla media Italia, il tessuto imprenditoriale complessivamente ha avuto risultati poco incoraggianti: il 2013 si è chiuso con uno stock d’imprese (73.451) inferiore a quello dell’anno precedente e si è anche verificata una accelerazione del tasso di mortalità. Male anche il I trimestre 2014, con una stock complessivo di imprese che al 31 marzo 2014 ha toccato il punto più basso dell’ultimo quinquennio”. “In provincia la ripresa appare ancora tutt’altro che vicina e ci scopriamo un provincia “povera” , dove il tenore di vita si attesta al di sotto della media nazionale. Il valore aggiunto a prezzi correnti pro-capite del perugino risulta infatti pari a 21.462 euro, inferiore ai 23.333 euro nazionali e, soprattutto, ai 25.830 euro del Centro italia. Nell’ultimo anno Perugia ha registrato una variazione del prodotto interno lordo pro-capite, in termini correnti, pari a -1%”.

 

 

Il commercio estero, ancora una volta, rappresenta l’unica voce realmente positiva. Nel 2013 si è registrata una forte crescita tendenziale delle esportazioni, con il valore dell’export pari a circa 2,4 miliardi di euro e una variazione del +8,4%rispetto al +4,3% dello scorso anno. Peraltro la variazione dell’export provinciale è decisamente superiore a quella registrata dal Centro e dall’Umbria (di segno negativo), e anche a quella nazionale. “Esistono ancora ampi margini di miglioramento della propensione all’export e del livello d’internazionalizzazione delle imprese – ha notato Mencaroni – e pertanto occorre sostenere le imprese che hanno i numeri per esportare e far sì che superino la ‘paura dell’ignoto’ legata ai mercati esteri. Una azione fatta propria dalla Camera di Commercio, per mezzo dello sportello Worldpass, di appositi bandi, e tramite l’attività del Centro Estero dell’Umbria che propri nei giorni scorsi ha inaugurato "Casa Umbria” a Shanghaì, un progetto grazie al quale undici aziende umbre del settore dell'arredamento e del design, sono approdate nella metropoli cinese. Un punto di partenza per la creazione di joint venture strategiche”.


L’occupazione, è questo il problema anche per Perugia. Nel primo trimestre 2014 il nostro Paese ha registrato il record storico di disoccupazione con un 13,6%, più alto di un punto percentuale rispetto all’Umbria, dove però si è registrato l’incremento più ampio in un anno, dal 10,5 al 12,6%, superato soltanto dalla Sicilia e dall’Abruzzo. 
 

“Per quanto riguarda poi i movimenti occupazionali delle imprese dell’industria e dei servizi – ha concluso il presidente Mencaroni - i primi dati provenienti dal Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro mostrano per la provincia di Perugia un saldo negativo che, a fine 2014, sarà di oltre 2.000 posti di lavoro (2.150)”.

 


Catiuscia Marini, presidente della Giunta Regionale dell’Umbria, ha raccolto e condiviso l’analisi del Presidente della Camera di Commercio, sostenendo che “Per la ripartenza dell’economia regionale è essenziale che l’Umbria riesca ad agganciare i primi accenni di ripresa che si stanno manifestando in Italia e nelle regioni del centro nord. Essenziale accelerare sul fronte delle grandi riformedelineate dal Governo e sviluppare azioni più incisive verso l’Europa. Necessario rivedere le regole che fissano gli equilibri del Bilancio Europeo e cominciare a sottrarre ai limiti di bilancio le risorse destinate agli investimenti pubblici”. “In Umbria, come in Italia, la prima emergenza è il lavoro, soprattutto quello dei giovani. Al piano “Garanzia Giovani” che destina all’Umbria circa 20 milioni di euro, in appena otto giorni hanno aderito oltre 2000 giovani”. Dunque secondo la Governatrice Marini “grande attenzione al fronte europeo e alle possibilità offerte dai fondi, che comunque, come ovvio, “non sono e non possono essere, l'unico strumento per uscire dalla crisi”.


Ferruccio Dardanello, presidente nazionale di Unioncamere, pur nella consapevolezza delle difficoltà ancora irrisolte, si è appellato all’ottimismo tipico di chi fa impresa “perché senza ottimismo e fiducia ogni sforzo risulterà vano”. Dardanello ha chiamato a sostegno le cifre sull’andamento delle imprese manifattuiriere nazionali, dove “tornano in positivo la produzione e il fatturato, che erano inchiodati sotto il segno meno dal dicembre 2011 e che hanno registrato, rispettivamente, +1,2% e +1,4% tra gennaio e marzo 2014”.


“E, finalmente, - ha aggiunto il presidente di Unioncamere - torna positiva anche la dinamica di quelle imprese di piccole dimensioni sopravvissute al “profondo rosso” della crisi: a un modesto ma significato incremento per il fatturato (+0,2%) si affianca un egregio +4,1% delle esportazioni, che continuano a rappresentare il traino della nostra economia. Risultati grazie ai quali possiamo nutrire una ragionevole speranza di chiudere l’anno con un incremento del PIL anche superiore a quel magro +0,6% intorno al quale si attesta il consensus degli organismi internazionali”.

 

 

 

 

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