VISIONI D'IMPRESA

30 giugno 2013

I Musei-atelier di Perugia e Città di Castello

di Maria Luciana Buseghin

 Trattandosi di museo-bottega o museo-atelier che dir si voglia, ci è sicuramente utile riconsiderare al significato del termine museo in greco antico: indicava, infatti il tempio delle Muse di Alessandria d’Egitto ma anche «più in generale ogni scuola o palestra d’arti, specialmente letterarie e musicali […] Insomma la parola museo […] ci fa pensare all’esercizio di qualcosa di artistico, armonioso, vitale, sperimentale e sperimentabile: non a una semplice “raccolta di antichità e curiosità”, significato che, attribuito a questa parola solo nel Cinquecento italiano, ha perdurato almeno fino alla seconda metà dell’Ottocento.» (1) La collezione tessile di “Tela Umbra. Lini tessuti a mano dal 1908”, annessa alla bottega-laboratorio con sede a Città di Castello e il Museo-atelier “Giuditta Brozzetti” della “Giuditta Brozzetti. Laboremus Jucunde. Laboratorio di tessitura a mano” di Perugia possiedono tutte le caratteristiche dell’antico “museo”. (2) In entrambe le aziende la produzione si ispira agli antichi modelli del vario e diversificato mondo del tessile (tessuti, ricami e merletti) riproponendo i motivi decorativi così come ce li ha tramandati una tradizione millenaria o parzialmente innovandoli sia nello stile che nella materia; quanto alle tecniche, nel laboratorio tifernate si utilizzano esclusivamente telai manuali in legno a licci e pedali, mentre in quello perugino, anche telai jacquard, dotati quindi di un “castello” e di un processo produttivo semi-meccanico ma a battuta comunque manuale. Per speciali lavorazioni, come il cosiddetto “spolinato” (antica lavorazione considerata un ricamo a telaio che si esegue con uno spolino che costruisce il motivo avanti e indietro nel senso della trama, sotto e sopra i fili d’ordito, per brevi tratti ed in cui il disegno creato manualmente è fermato dalla battuta di trama) o altre di derivazione popolare o “rustica”, in entrambi i laboratori si utilizzano solo telai manuali tradizionali, ovvero del tipo in uso almeno dal Mille, ma assai simili anche a quelli di epoca romana. La necessità di avere campioni antichi a disposizione, e dunque l’opportunità di costituire un Museo specializzato dove raccogliere, finché si era in tempo, quanto in Italia rimaneva ancora di interessante sul piano del costume e dell’arte tessile, tale da poter costituire modello e insegnamento per le lavoratrici del settore, era stato già perfettamente compreso dalle signore italiane e straniere, aristocratiche e borghesi, che avevano fondato il 22 maggio 1903 le “Industrie Femminili Italiane”, società per azioni che si proponeva di coordinare e dare stabilità a una serie di iniziative sia di laboratori associati che di lavoratrici indipendenti e di far sì che manufatti tradizionali spesso di modesta origine divenissero «prodotti d’arte attraverso un controllo della qualità, garantita sia dalla fedeltà alle tecniche tradizionali e ai moduli decorativi di origine locale che dalla precisone dell’esecuzione.». Soprattutto per le progettiste, ma anche per le esecutrici era fondamentale acquisire buon gusto nella scelta, nella disposizione, nell’applicazione dei disegni, cosa che si poteva conquistare solamente «per la via degli occhi». (3) Proprio con questo spirito artistico-imprenditoriale, Alice Hallgarten Franchetti e Giuditta Brozzetti fondarono le loro aziende, spirito che ha continuato a vivere nelle loro eredi, anche in senso culturale prima che biologico. Per la “Tela Umbra” non si può non ricordare Maria Pasqui Marchetti, chiamata da Alice “cara Marietta”, che ha letteralmente salvato l’azienda per molti anni e per la “Giuditta Brozzetti”, figlia e nipoti, specialmente Clara Baldelli Bombelli Cucchia e Marta Cucchia, di cui la prima si è dedicata soprattutto alla ricerca sulla storia aziendale e alla promozione, e la seconda, anche all’innovazione stilistica e produttiva. (4) Ancora un cenno a una speciale produzione che caratterizza entrambi i musei-atelier: le cosiddette “tovaglie perugine”, tessuti realizzati in lino e/o cotone, a fondo bianco o ecrù e con motivi decorativi prevalentemente blu indaco, ma talvolta anche ocra, rosso pompeiano, persino verde salvia, e talaltra intessuti anche con fili di lamè oro o argento. Si tratta di una tipologia erede di un’arcaica tradizione tessile che affonda le radici nell’arte etrusca, e nella cultura ebraica per la tecnica tessile e i motivi decorativi: visivamente immediato l’apparentamento col tallet, scialle di preghiera ebraico. Tra Mille e Trecento, società imprenditoriali miste di ebrei e cristiani gestivano l’intera filiera produttiva di questi tessuti in lino bianco e cotone turchino: dall’importazione della fibra, alla filatura, alla tintura, alla realizzazione del tessuto con telai a liccetti e alla sua commercializzazione in molte regioni europee. In questa tipologia tessile rientrano svariati prodotti: tovaglie d’altare e da mensa, asciugamani e asciughini, fazzoletti da testa e da spalle, spesso realizzati anche in tessuto più fine (i veli e veletti specialmente realizzati dagli ebrei di Città di Castello e Monte Santa Maria Tiberina), bisacce, copripanche, copriportiere, giraletto e baldacchini, stendardi per tornei, ecc. La produzione decadde nel XVII secolo per poi rifiorire, grazie al revival medieval-rinascimentale tra Ottocento e Novecento: nella collezione tessile di Tela Umbra possiamo ammirare una piccola raccolta di frammenti del XVI-XVI secolo voluta da Alice Hallgarten e una serie di campioni del tessuto cosiddetto “sardegnolo”, cioè a pibiones, realizzati negli anni Trenta-Quaranta del Novecento, ispirati proprio alle “tovaglie perugine”. Ma proprio più o meno da quel periodo la “Tela Umbra” non produce più i tessuti in stile perugino precedentemente realizzati con telai a liccetti, bensì soltanto tessuti chiamati “francescani” che di fatto costituiscono l’eredità più semplice sul piano decorativo di questa tipologia. La “Giuditta Brozzetti”, invece, avendo realizzato sin dall’inizio queste “tovaglie” con telai jacquard, ne continua tutt’ora la produzione, in una varia e ricca gamma di motivi e colori.  

 

Note

(1) Maria Luciana Buseghin, Dal laboratorio al museo. Attività produttiva e immagine dell’Umbria, pp. 9-28 in M.L.Buseghin, Alice e la tela delle meraviglie, Tela Umbra, Città di Castello, 1998, 48 pp./ p.9. (2) L’allestimento museale della collezione tessile di “Tela Umbra. Lini tessuti a mano dal 1908” è stato ideato, progettato e realizzato nel 1998 da Maria Luciana Buseghin, antropologa culturale, in collaborazione con Clara Peli, allora presidente dell’azienda e con il valido contributo dell’architetto Anna Chiara Blandina di Firenze; di Buseghin anche un volumetto che accompagna il percorso museale: cfr. n.1. (3) Maria Luciana Buseghin, I volti diversi del lavoro femminile: modelli di comportamento e pratica imprenditoriale nelle opere tessili in Umbria tra Ottocento e Novecento, pp. 111- 166 in Barbara Curli (cur.), Donne imprenditrici nella storia dell’Umbria. Ipotesi e percorsi di ricerca, FrancoAngeli, Milano, 2005, 347 pp. (4) Su Alice Hallgarten, cfr. Maria Luciana Buseghin: Cara Marietta….Lettere di Alice Hallgarten Franchetti (1901-1911), Tela Umbra. Lini tessuti a mano dal 1908”, Città di Castello, 2002, 575 pp.; L’epistolario di Alice Hallgarten Franchetti: memorie femminili dell’Italia ebraica, pp. 125-137 in Marilena Rossi Caponeri, Elisabetta David (curr.), Gisa Giani. La memoria al femminile. Atti del Convegno di Studi, Terni, 8-9 novembre 2006, Archivio di Stato di Terni, Terni, 2008, 205 pp.; Maria Montessori, Alice Hallgarten e Leopoldo Franchetti: un incontro determinante per la storia della pedagogia, pp. 51-64 in Anna Angelica Fabiani, Francesca Tomassini (curr.), Oggi non sono andata a parare le pecore…La memoria delle scuole rurali di Montesca e Rovigliano di Città di Castello (Città di Castello, Collezione Tessile di Tela Umbra, 25 settembre 2009 – 17 gennaio 2010), catalogo della mostra documentaria, Soprintendenza Archivistica per l’Umbria, Perugia, 2009, 151 pp.; Le opere di Alice e Cordelia: sulle tracce di un sogno e alla scoperta di un sogno. Promozione umana e sapienza del linguaggio dalla tessitura alla terracotta, pp.23-27, in Omaggio ad Alice. Sculture di Cordelia von den Steinen per Alice Hallgarten, Città di Castello, Palazzo tomassdini, Laboratorio-Museo di Tela Umbra, catalogo della mostra, Edizioni Tela Umbra, Città di Castello, 2011, 69 pp.; Alice Hallgarten e Leopoldo Franchetti nell’Alta Valle del Tevere: innovazione d’impresa e promozione sociale, pp.113-223, in Letizia Cerqueglini (cur.), Ebrei dell’Italia centrale. Dallo Stato Pontificio al Regno d’Italia, Perugia, 14-15 aprile 2011, atti del convegno, Editoriale Umbra, Foligno, 2012, 227 pp. Su Maria Pasqui Marchetti, cfr. la biografia in M.L.Buseghin 2002 e Anna Angelica Fabiani, Francesca Tomassini, L’attività di Maria Pasqui Marchetti dalle carte d’archivio della Fondazione Franchetti di Città di Castello, pp. 39-50 in Fabiani,Tomassini (curr.) 2009. Su Tela Umbra, cfr. M.L. Buseghin in Curli 2005, pp. 151-155 e su Giuditta Brozzetti e la sua azienda, idem, pp.161-166, oltre a Clara A. Baldelli Bombelli, Arte tessile, cultura e tradizione umbra, Laboratorio Giuditta Brozzetti 1921-2001, Regione Umbria/Comune di Perugia, Perugia, 2001, 79 pp.