VISIONI D'IMPRESA

26 maggio 2016

Gli startupper umbri

Innovatori nel cuore verde d’Italia...

di Stefano Rossi

Obiettivo Impresa apre uno spazio di approfondimento dedicato alle start up. Seguiteci per conoscere da vicino i protagonisti dell'innovazione

 

Negli ultimi anni l’Umbria si è affacciata timidamente al panorama startup italiano. Si è passati dalle 12 startup innovative registrate presso le camere di commercio regionali nel 2013 alle 86 attuali.

Dato che porta l’Umbria a metà classifica in Italia per la quantità di startup create in rapporto al numero di abitanti.

Ma chi sono e cosa fanno questi pionieri dell’innovazione che hanno scelto il cuore verde d’Italia per avviare la loro impresa?

Il primo mito da sfatare è quello della startup che nasce dal genio improvviso di due ragazzini che avviano la loro impresa in un garage. Niente di più falso. Lo startupper Italiano ha un’età compresa tra i 30 e i 50 anni ed ha alle spalle un’alta formazione scolastica e spesso un Phd e un MBA. Fondamentale risulta anche un’esperienza all’estero o per formazione o per business. Lo stesso dato si conferma anche in Umbria.

Soltanto 10 startup sono a compagine societaria giovanile. Basti ricordare che la startup di maggiore successo in termini di fatturato in Umbria è la TESPHARMA di Corciano, i cui soci fondatori hanno un’età media superiore ai 50 anni e curricula accademici di altissimo profilo a livello mondiale.

Fare l’imprenditore è un mestiere che non si improvvisa più. Formazione ed esperienza diventano elementi imprescindibili per lo startupper, oltre ad un mindset internazionale che proietta da subito l’azienda verso il mercato globale.

 

Le startup umbre operano quasi esclusivamente nel campo dei servizi, con qualche digressione nell'industria e nell'agroalimentare. E purtroppo soltanto 1 su 10 è guidata da una donna.

 

L’altro cliché da superare è quello che l’innovazione nasce per caso, indipendentemente dal contesto ambientale.

Se la Silicon Valley è oggi la mecca dell’innovazione e delle startup, lo deve principalmente all’iniziativa dello Stato che ha fortemente investito per lo sviluppo di un territorio con una tradizione hi-tech.

Lo stesso può dirsi per il Cile, il Paese con la più alta densità di startup al mondo rispetto agli abitanti, il cui governo ha creduto nell'importanza delle imprese innovative e ha dirottando lì molti investimenti. Pensiamo al pioneristico programma Startup Chile per l’attrazione di aziende innovative estere nel territorio cileno, poi replicato in più di 30 paesi nel mondo.

E’ su questo aspetto che l’Umbria sconta un grave ritardo rispetto alle altre realtà regionali italiane.

Esiste soltanto un incubatore certificato in Umbria, attivo da meno di un anno. Non ci sono programmi specifici regionali a supporto dello startup d’impresa se non in minima parte. Dato ancor più grave, i neo imprenditori umbri non sfruttano al meglio le opportunità nazionali e internazionali a sostegno dell’imprenditoria.

Un dato su tutti: il programma Smart&Start di Invitalia, a sostegno delle imprese innovative, ha finanziato 674 imprese attivando investimenti per 201 milioni di euro. Eppure sono soltanto 3 le aziende umbre ad aver colto questa opportunità.

Nonostante tutto i “pionieri umbri” vanno avanti e crescono esponenzialmente di anno in anno.

A loro dovrebbe andare tutto il sostegno delle istituzioni, degli enti dedicati e l’attenzione delle grandi imprese locali.