L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

A cura di Federico Fioravanti

Intervento di Antonella Bianconi

Segretario Generale ANAC - Autorità nazionale anticorruzione

Il professore ha toccato un tema, cioè quello della credibilità della classe dirigente nel suo complesso. Nel senso che spesso le colpe di pochi ricadono su tutti. Incrociamo un dipendente di un ufficio che ci tratta male e il nostro giudizio negativo, come un riflesso condizionato, si estende a tutta l'amministrazione pubblica.
Antonella Bianconi, perugina, è Segretario Generale dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Il suo punto di vista è quindi particolarmente importante. La parola chiave è “trasparenza”, come nuova forma di comunicazione. La cosa pubblica, nell'era di internet, deve essere anche una “casa di vetro”. Come si smacchiano i vetri ancora troppo opachi della casa di tutti?


Avere la risposta è difficile. Sì, ci sono tante azioni, tante cose che si possono fare e che già molte amministrazioni fanno. Buone pratiche sono già in campo: alcuni settori della pubblica amministrazione rappresentano delle eccellenze, anche dal punto di vista della comunicazione con i cittadini, attraverso le nuove tecnologie.
Volevo però spendere una parola sul ruolo che ha l’autorità nazionale, che si chiama “Autorità Nazionale Anticorruzione”. Ma tengo molto anche a precisare la seconda parte del nome, che è “per la trasparenza e la valutazione delle pubbliche amministrazioni”.
Qual è il messaggio che viene fuori anche solo dal nome dell’Autorità? Che si può contrastare e si può combattere la cattiva amministrazione. Non solo i fenomeni corruttivi ma tutto quello che è il malcostume, che può essere messo in luce attraverso la trasparenza e grazie a delle pratiche che vanno a premiare il merito nell’ambito degli uffici pubblici.
È vero quello che è stato detto: spesso i cittadini non hanno un quadro chiaro di come funzioni la Pubblica Amministrazione. Quindi non interessa se si tratta di amministrazione locale, o amministrazione centrale, o se si parla dei ministeri. Noi operatori, noi che lavoriamo in questo ambito e che siamo del mestiere, siamo molto sofisticati per cui sappiamo che esistono le amministrazioni centrali, le amministrazioni periferiche e gli enti locali.
Per il cittadino, invece, in senso generale, il pubblico rimane, purtroppo, una cosa unitaria, ma anche opaca.
Nonostante gli enormi sforzi che sono stati compiuti, dobbiamo tenere presente che siamo partiti un po’ tardi per tutto quello che riguarda l’apertura della casa della Pubblica Amministrazione ai cittadini.
Il percorso è partito negli Anni Novanta: voi sapete che, con ritardo, nel ‘90 è stata approvata una legge importantissima, la legge 241, che ha dato alle persone che avevano interesse la possibilità di accedere ai documenti della Pubblica Amministrazione.
Un fatto importante ma comunque una cosa molto limitata e limitante rispetto a quello che già in quegli anni avveniva negli Stati Uniti.
Nel mondo anglosassone vige un principio che è opposto al nostro.
La 241 stabilisce che se tu hai interesse puoi andare a prenderti il documento dall’Amministrazione. Invece nei Paesi anglosassoni, dov’è nato il concetto di “trasparenza”, vige, da sempre, un'altra regola: tutto è aperto e consultabile. Poi, ovviamente, anche lì ci sono delle cose che, per ragioni di sicurezza, per motivi di privacy che coinvolgono altri cittadini, non si possono andare a vedere.
Ma è importante capire la diversa filosofia tra il nostro mondo e quello anglosassone. Da pochi anni, anche qui da noi, siamo passati da un modello restrittivo, dove solamente chi aveva interesse poteva andare a conoscere le cose dalla Pubblica Amministrazione, a un modello più simile a quello che è ben consolidato negli Stati Uniti e nel  Regno Unito.
Quindi ora, anche in Italia, tutto è conoscibile. Siamo perciò, passati da un concetto importante, che prima non c’era, di interesse concreto e diretto a conoscere a un interesse generale a conoscere tutto.
Gli ultimi due anni, 2012 e 2013, da un punto di vista normativo, sono stati fondamentali perché è stata approvata la legge per la prevenzione della corruzione, che ha dato poteri molto forti di controllo e vigilanza a un’autorità indipendente.
E' stata una risposta alle richieste e alle istanze internazionali, perché eravamo l’unico Paese che non aveva un’autorità indipendente con poteri di vigilanza e controllo sulle pubbliche amministrazioni al fine di prevenire fenomeni corruttivi.
L'autonomia è fondamentale. E' molto importante essere indipendenti e quindi sganciati dall’Esecutivo per poter avere le mani libere e andare a toccare temi che possono non essere magari graditi a chi amministra il potere.
Autonomia e indipendenza. Da questo punto di vista, gli ultimi due anni sono stati cruciali: con l’attuazione della legge anticorruzione che passa attraverso la trasparenza, è stato di fatto riordinato tutto il settore.
Con un ampliamento importante per far conoscere meglio ai cittadini la Pubblica Amministrazione, grazie alla  pubblicazione online dei dati e di tutta un'altra serie di informazioni che riguardano i bilanci, le retribuzioni dei manager e le consulenze.
Il legislatore ha chiesto alle amministrazioni pubbliche di fare trasparenza fin dal 2007. Questi dati devono essere pubblici. E sono molto importanti perché sono lo specchio immediato di come vengono utilizzate le risorse pubbliche.

La trasparenza come esame e misurazione del merito.

Esatto. L’efficienza e la trasparenza, sono due concetti che, il legislatore, già nel 2009, con il decreto 150, conosciuto come “legge Brunetta”, pone in forte  collegamento. Sono strumenti per far funzionare meglio l’Amministrazione, e fare in modo che i migliori vadano a coprire determinati ruoli.
Quando parliamo dei migliori intendiamo non solo dal punto di vista dell’onestà ma anche della competenza.
Mi fermo un momento per introdurre una riflessione che può rappresentare uno stimolo per tutti. C'è una cosa in cui credo profondamente: più è elevata la competenza di chi va a ricoprire determinati ruoli e più difficile che in quelle amministrazioni attecchiscano fenomeni di corruzione. Perché? Perché spesso la corruzione è anche collegata al fatto di dover rispondere a colui che ti ha favorito per ricoprire determinate cariche.
Lo dico molto apertamente: più sei competente, più sei forte da un punto di vista professionale, più sei libero e autonomo e più garantisci la tua Amministrazione nel far bene.
In questo assunto credo profondamente. Per questo è importante puntare con forza sulla formazione.
Nel nostro Paese abbiamo “buttato” tantissime cose su un foglio. Molte regole importanti, ma spesso non abbiamo pensato alla loro sostenibilità applicativa.
Dobbiamo farci delle domande. Chi c’è dietro alle scrivanie delle nostre pubbliche amministrazioni? Chi c’è dietro il nostro bureau? Chi deve governare processi di innovazione così importanti? Quanto si è investito realmente nella formazione di questa classe dirigente?
C'è una disomogeneità da contrastare.
Come Autorità, tramite l'Osservatorio, abbiamo a disposizione un panorama vasto per capire qual è il livello di competenza e di conoscenza non solo della normativa ma anche della reale capacità applicativa della normativa da parte delle pubbliche amministrazioni.
Riceviamo richieste di aiuto che vengono dagli enti locali, dai ministeri. Sono soprattutto richieste di supporto e di interpretazione. Il panorama è completamente diverso dal nord al sud, dal piccolo al grande comune, addirittura cambia profondamente tra ministero e ministero.
Alcuni uffici sono molto indietro, altri invece sono avanti anni luce. Perché accade questo? Perché le cose le fanno le persone, e perché l'efficienza dipende da chi in quel momento è chiamato a ricoprire quel ruolo.
Chi rimane indietro ed è meno efficiente è in qualche modo responsabile di una immagine di arretratezza che macchia tutta la pubblica amministrazione.

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Internet, che non è un "non luogo", diventa invece la piazza, il luogo dove tutti noi ci riconosciamo, un "non luogo" che però dobbiamo frequentare quotidianamente. Dottoressa Bianconi penso che sia opportuno che ci racconti qualcosa sul Portale della Trasparenza, un grande progetto molto importante per il nostro Paese.

E' un progetto importante che nell’ultimo anno ha avuto un’accelerazione, perché è un progetto che Brunetta voleva nel 2009. Quando scrisse il decreto legislativo, prevedette che ci fosse un luogo, appunto denominato “Portale della Trasparenza”, dove tutte le amministrazioni pubbliche dovessero pubblicare i loro piani della performance, le loro relazioni, tutti i documenti relativi al ciclo della performance, per permettere ai cittadini, a tutti gli interessati, di conoscere esattamente i dati programmatori, che adesso sono particolarmente intersecati tra di loro perché nei piani della performance ci devono essere obiettivi coerenti con quelli di bilancio.
L'obiettivo quindi è quello di far vedere come funziona una pubblica amministrazione dal vertice concettuale della sua attività e capire come programma le sue attività.
Il progetto è stato sviluppato dalla prima CIVIT, attualmente ANAC, con il CNR. Questo è un altro buon segnale perché è una pubblica amministrazione che si è rivolta a delle competenze forti di un’altra pubblica amministrazione, che è il CNR, nostro faro per le ricerche.
Il Portale della Trasparenza ha anche una sezione aperta al pubblico, dove si possono andare a vedere tutti i documenti sulla performance e anche le schede degli obiettivi strategici collegati alle risorse di quelle pubbliche amministrazioni che hanno inserito i loro dati.
Per ora ci siamo limitati, proprio perché è un progetto sperimentale, molto grande e importante e non vogliamo gravare ulteriormente sulle pubbliche amministrazioni, che in questo momento sono particolarmente affannate da tutti gli obblighi di pubblicazione.
Ma questo è solo un piccolissimo passo perché l’obiettivo fondamentale è quello di avere una banca dati generale, un portale della Pubblica Amministrazione italiana, dove tutte le banche dati, e ce ne sono miriadi sparse in tutta l'amministrazione pubblica, dialoghino tra di loro. Anzi, non solo dialoghino ma diventino un luogo utile per i funzionari pubblici e per i dirigenti.
A questo proposito vorrei proporre anche un'altra chiave di lettura: è vero che il cittadino si sente “vessato” dagli obblighi che vengono dalla burocrazia, ma in questo momento c’è uno sforzo enorme che stanno facendo le pubbliche amministrazioni per rispondere agli obblighi derivanti da adempimenti di altre amministrazioni.
Qual è allora l'obiettivo? “Semplificare”. E' una parola magica. Però, accade che ogni volta che in Italia la pronunciamo poi ci complichiamo la vita con migliaia di provvedimenti e di leggi. Dobbiamo sicuramente fare molto di più su questo. Occorre lavorare sui comportamenti. Di regole ne abbiamo tantissime. Troppe. Ma certo la strada del dare fuoco alle leggi non è proprio quella che ha dimostrato di essere la più efficace.
Da quando abbiamo il gesto di quel ministro non è che queste regole siano diminuite, anzi, sono aumentate. Perché? Perché ogni volta che dobbiamo intervenire, poiché siamo uno Stato di diritto, dobbiamo intervenire con le regole.
Tuttavia occorre anche – e me ne faccio carico come dirigente pubblico, ed è un invito che rivolgo ai miei colleghi – essere più coraggiosi.
Dobbiamo prenderci delle responsabilità. È importante il rispetto della legge, è la base di ogni democrazia, ma fondamentalmente dobbiamo anche capire che ci sono delle scelte da fare. Noi come ANAC rispondiamo ogni settimana ai cittadini. Cerchiamo di rispondere, perché vorrei anche farvi presente che la nostra è una Autorità molto sobria, siamo venticinque persone in tutto, e cerchiamo di dialogare con tutti quelli che ci pongono dei quesiti.
Calcolate che solo nell’ultimo anno, con l’entrata in vigore della normativa anticorruzione sulla trasparenza, c’è stato un aumento di richiesta di consultazione dell'Autorità del mille per cento: siamo passati da 300 a 12mila  richieste di parere e di segnalazioni sull’applicazione della normativa.
Cerchiamo di far fronte a questo "assalto" e anche qui spero che ci venga incontro la tecnologia perché stiamo cambiando il nostro modo di organizzare le nostre attività.
Vorrei dire che “la necessità si fa virtù”. Ci siamo chiesti: possiamo con gli strumenti tradizionali rispondere a questa domanda di chiarezza e di supporto così forte che arriva dalle amministrazioni? Sicuramente no, perché siamo poche persone. Quindi dobbiamo utilizzare una tecnologia diversa, attraverso un portale che consenta di segnalare, di proporre quesiti e di rispondere velocemente alle amministrazioni.
Questo per dire: è vero che è importante avere un supporto di un’autorità regolatrice che risponda a tutte le domande, ma bisogna anche scegliere la domanda. A volte la domanda è "se il dato lo devo mettere nella subsezione 1 del mio sito o nella subsezione 2..."  Ma ad un certo punto si scelga!  Sicuramente non è semplice, lo dico come dirigente pubblico, anche per noi è difficile interpretare e chiarire.
Però non possiamo finire la nostra carriera citando Hobbes, ripetendo a noi stessi che l’unica passione della nostra vita è stata la paura. La passione deve essere invece il servizio per il cittadino. Liberiamoci dunque da questo atteggiamento. So che non è semplice. E so anche che in tutto questo la formazione dovrà avere un ruolo fondamentale.
Sono due gli aspetti: orientare i comportamenti, rafforzando le competenze, attraverso una formazione mirata, senza sprechi di denaro. Perché anche lì, con le formazioni, poi se le risorse non vengono bene orientate, si spreca.
Poi, soprattutto, bisogna fare cogliere il vantaggio della modifica dell’organizzazione per arrivare a essere attuali, attraverso la pubblicazione dei dati. Come osservava il collega, se noi pubblichiamo i dati sovrapponendo una modalità procedurale nuova alla vecchia, aumentiamo tantissimo i costi e la burocrazia, affatichiamo le nostre strutture, che si trovano magari a dovere invece che produrre servizi per la popolazione, a produrre cose per altre amministrazioni, togliendo energie e risorse utili ai cittadini.
In questo ambito l’Autorità, in cui in questo momento presto la mia opera – e questo lo dico a me stessa, ovviamente – deve svolgere un ruolo importante e assicurare un supporto in questo senso.