Industria culturale, leva del turismo in Umbria

A cura di Federico Fioravanti

Intervento di Giorgio Mencaroni

Presidente della Camera di Commercio di Perugia

Presidente Mencaroni, da questo primo giro di opinioni sono arrivate sollecitazioni molto interessanti...

Io vorrei dire due cose, una per dovere. Il presidente Bracalente ha citato la ricerca, da lui curata insieme al professor Ferrucci ed altri validi ricercatori universitari, per tre eventi: Umbria Jazz, la mostra dedicata al Pinturicchio e la mostra “Da Fattori a De Pisis e da Corot a Picasso”. Voglio ricordare che quella ricerca fu commissionata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e dalla Confcommercio, non dalla Camera di Commercio, altrimenti ci arrogheremmo dei diritti non nostri. Mi preme però dire che per il successo delle mostre o degli eventi, credo sia importantissima sicuramente la materia prima, ma è fondamentale la comunicazione. E la mostra sul Perugino ne è l'esempio più lampante.
Inoltre, mi ha fatto estremamente piacere che l’assessore Bracco abbia toccato il tema delicato dei piani regolatori. Io sono venti anni che parlo dei piani regolatori, ai tavoli dei quali le forze del turismo non partecipano e tuttora non vengono invitate.
Ma ora voglio lanciare una provocazione. Abbiamo toccato i problemi del turismo umbro, ma i problemi non potrebbero essere rappresentati anche dai non presenti di questa mattina? Oggi è qui con noi un solo rappresentante del mondo del turismo e non è presente nessun assessore comunale. Siamo certi che il turismo interessi veramente alla classe dirigente dell'Umbria?
Eppure, lo hanno già detto Bracco, Bracalente, Ejarque e Cremona, l'Umbria, nonostante tutto, ripeto, nonostante tutto, non è messa malissimo. La materia prima c'è ed è sicuramente di prim'ordine.
Sono d'accordo con Ejarque: il turismo è cambiato e non si può pensare come una sommatoria di territori da offrire al mercato. Dobbiamo agire per prodotti e per settori sui prodotti. È quello che stiamo tentando di fare anche con il sistema camerale, quando cerchiamo di creare il distretto del cachemire o lavorare per il distretto del cioccolato. Oppure mettendo insieme pro loco, comunità montane e vari territori per valorizzare un prodotto come il tartufo. E quando cerchiamo azioni unitarie sul tessile. O quando proviamo a legare la promozione dell'olio a quella del paesaggio.
Chi si muove nel contesto del turismo, in occasioni come questa, deve essere presente. Per discutere, capire ed agire di conseguenza.
Siamo d'accordo nel sostenere, in questo forum ed anche in altri convegni, che il turismo è uno dei settori più importanti dell’economia umbra e che lo sarà ancora di più nel futuro. Allora vorrei capire: ma se non ci sono neanche le rappresentanze del settore, di che cosa vogliamo parlare? Quando ci sono “quattro baiocchi” e c’è da fare un tavolo, i sederi ci avanzano in continuazione. Tanti sederi, ma il nostro problema sono le teste. Fate un gioco: individuate gli uomini e divideteli in senso orizzontale: sederi e teste. E vedrete che quando c’è da sedere sono tantissimi. Quando invece dobbiamo riaccoppiarli per lavorare, mettiamo insieme sederi e teste e ci avanzano le teste perché i sederi non si ritrovano.

Tralasciamo facili battute, sulle teste...

Va beh, è uno sfogo, ma non parlo di teste nel senso che non abbiamo intelligenze. Tutt'altro. Ma dico che quantomeno bisognerebbe impegnarsi prima di criticare.

L'immagine dell'Umbria, fuori dai confini della regione, forse è migliore di quella che descriviamo.

Di sicuro. La nostra regione  in questi giorni è protagonista in Tv, grazie ad una iniziativa voluta dalle Camere di Commercio e dalla Regione Umbria. E' una fra le tante, importanti attività previste dal protocollo d’intesa sottoscritto per la promozione turistica del territorio. Dodici puntate di “Ricette di famiglia”, su Rete4, dedicate alla cucina: per ben due settimane in tv, dalle 10.50 alle 11.30, si parlerà delle eccellenze turistiche, agroalimentari e produttive. Ebbene, i protagonisti del format, sono entusiasti dell'Umbria: dei borghi, di come si mangia, della qualità dell’accoglienza, della cordialità. Basta ascoltare e guardare un filmato, diffuso su YouTube, in tempi non sospetti, ancora prima ancora che iniziassero le riprese, da Michela Coppa, che è la presentatrice dei “diari di viaggio” che intervallano la presentazione dei piatti tipici che il conduttore Davide Mengacci cucina nelle piazze dei nostri paesi e delle nostre città, insieme ad alcune famiglie umbre. La Coppa confronta l'Umbria con le altre regioni visitate e quasi racconta un paese delle meraviglie, una terra autentica e coinvolgente.

A proposito di autenticità, abbiamo toccato il tema della contraffazione dei nostri prodotti...

E' una piaga, che va combattuta con forza. Con iniziative promozionali come quelle di “Ricette di famiglia” stiamo parlando di un’Umbria unica e autentica, quindi credo che bisognerebbe lavorare con forza maggiore alla lotta alla contraffazione. Quando usiamo la parola unicità stiamo descrivendo i nostri borghi, i nostri prodotti e quella qualità della vita che rimane, tra alti e bassi, il nostro fiore all'occhiello, da mostrare al mondo.

Cremona ha toccato il tema della qualità della ristorazione: si mangia bene ma ci sono poche eccellenze.

Intanto, sono d'accordo con Luigi Cremona   quando ci invita a incentivare il percorso professionale dei giovani chef, per avere in casa degli “ambasciatori” della nostra cucina. Credo che in parte si stia facendo, insieme alla Provincia ed alla Regione, con l'Università dei Sapori. Mi auguro che si possa crescere e migliorare.
Ma se vogliamo affrontare il tema della crisi della nostra ristorazione, credo che vada considerato anche il potere di acquisto dei nostri concittadini. Non ci si approccia con facilità a una ristorazione di un certo livello non solo qualitativo ma anche di prezzi, perché quando parliamo di eccellenze nel campo della ristorazione parliamo di eccellenze anche in termini di costi. Una spesa di un certo tipo per la ristorazione è vista come un lusso eccessivo, non rientra nella nostra mentalità. Prima sfogliavamo una guida curata proprio da Cremona e guardavamo splendide foto di alcune location. E lui mi diceva: “Questo posto è bellissimo ma sta chiudendo”. Oppure: “Questo locale è di grande qualità ma fatica con la clientela”. Qualcuno chiude, qualcuno è in crisi, qualche chef lascia il territorio. Qual è il motivo? Come mai? C’è un problema di ambiente, di aria, di inquinamento? Non credo. In molti casi è un problema, di clientela. Sono perugino e parlo di noi: come tendenza, è più facile che spendiamo “x euro” in un’altra città, fuori dell’Umbria, piuttosto che nella nostra regione. Credo che faccia parte della nostra cultura e del nostro modo di ragionare e di fare. Poi dipenderà anche dagli imprenditori, però...
Ma visto che nella discussione sono stati citati anche dei siti Unesco, volevo ricordare che la dieta mediterranea è stata riconosciuta come uno dei beni immateriali. Su questo tema la Camera di Commercio di Perugia sta lavorando insieme ad enti camerali di altre regioni italiane. E ricordo che Unioncamere nazionale è impegnata nel progetto dei Quality Restaurant: è un tentativo importante di mettere ordine nel concetto stesso di ristorazione italiana, attraverso la certificazione dei ristoranti. Si punta sui prodotti del Belpaese e la formazione professionale dei giovani cuochi che lavorano in questi locali e che vengono formati in Italia perché possano  diventare gli ambasciatori migliori della cucina italiana all'estero. Anche qui, bisogna poi lavorare, con tenacia, nella lotta alla contraffazione. All'estero in tanti, troppi ristoranti vengono usati dei nomi italiani. Ma in quei locali non si parla italiano, non sono italiani i piatti, le ricette, i prodotti, i menù. E nemmeno il personale.
Tutta la promozione all'estero va potenziata. Ma soprattutto coordinata. E' importante che le politiche nazionali coincidano. Per non rischiare casi come quello del Parmacotto negli Stati Uniti: l'azienda voleva spingere sull'internazionalizzazione e ha delocalizzato con l'aiuto dei finanziamenti pubblici. Il risultato è che il marchio Parmacotto è stato trasferito negli Usa e che ora l'azienda lavora negli Stati Uniti con prodotti e personale statunitensi. Parmacotto adesso è in America ma senza alcun collegamento con l'Italia. Così rischiamo clamorosi autogol...

Promozione sì, ma spesso sembra che si lavori in modo scoordinato.

E' proprio questo il problema. Promozione integrata: questa è la parola d'ordine. Ma dobbiamo crederci tutti: istituzioni, politici, associazioni ed imprese. Il sistema camerale sta facendo grandi passi in avanti. La Camera di Commercio di Perugia e quella di Terni da tre anni lavorano in sinergia. E' una grande e bella novità, vista la rivalità tra i campanili. E abbiamo firmato con la Regione dei protocolli d'intesa che vanno in questa direzione: promozione integrata. Ci sono tre protocolli “in itinere”:qualcuno va meglio, qualcuno va un po’ più a rilento, però si sta cercando di lavorare insieme, tutti nella stessa direzione, nell’interesse comune. E' un passo in avanti. Bisogna continuare, con pazienza e determinazione.

L'enogastronomia ha bisogno di un lavoro di squadra: Ejarque ci ha ricordato che spesso si assiste a una miriade di interventi scoordinati senza però valorizzare i prodotti nel loro complesso.

Come non essere d'accordo? Ci sono resistenze che vanno abbattute. Quello che conta e che è più efficace è la valorizzazione, forte, del brand Umbria. Ci sono molte sollecitazioni per unire le forze e mettere in piedi un grande evento che riguardi il settore “Food”. Attenzione, senza andare a scopiazzare quello che è stato fatto o che viene fatto a Torino, con il Salone del Gusto. Qualcosa che riguardi l'Umbria e la valorizzazione dei suoi prodotti. Può funzionare solo se si lavora insieme.
Di recente, ho incontrato dei buyers cinesi: mi ripetevano che per loro è difficile districarsi in tanti vini diversi, con tante denominazioni differenti. L'unico nome che un po' “passa” nella comunicazione è Montefalco, perché si traduce bene in cinese ed ha un suono gradevole anche nella loro lingua. Ma ci hanno fatto un esempio di un altro nome, e ci hanno chiesto di cambiarlo perché in cinese è distorsivo. Sarebbe tutto molto più semplice se ci fosse un brand dei vini dell'Umbria capace di raccogliere sotto un unico nome tutte le sfaccettature della nostra produzione.
Se vogliamo farci conoscere meglio sui mercati internazionali non possiamo continuare a promuovere dei minifrancobolli. Una cantina può essere migliore di un'altra, una zona più o meno buona, un produttore più o meno capace ma il brand Umbria può far scegliere un prodotto, comunque di qualità. La Francia quando vuol promuovere i vini dell'area di Bordeaux presenta il nome Bordeaux. E quando il Piemonte si muove, si muove in un certo modo. Lo stesso vale per la Sicilia o per altre regioni. Noi continuiamo ad andare con i piccoli territori e continuiamo a fare promozioni, anche a livello internazionale, presentando una volta il vino di quello, una volta il vino di quell’altro. Così non va, non può andare.  
Dobbiamo assolutamente coordinarci, e questo è il tentativo che sta facendo la Camera di Commercio con tutte le sue forze. E questo luogo, il Centro Servizi “Galeazzo Alessi”, è il punto dove dovrebbe avvenire quello a cui noi speriamo di arrivare: una esposizione permanente dei prodotti principali dell’Umbria, di tutti i prodotti. Un  punto di informazione comune ai vari territori, con le eccellenze enogastronomiche ma anche i prodotti strategici della regione: il legno, il cachemire, il settore aerospaziale, e così via. Bisogna che, tutti insieme, si impari ad investire meglio e a gestire in modo oculato le risorse.
C'è un dato che mi ha colpito molto e sul quale voglio far riflettere anche voi: il bilancio 2011 dell'Enit. Sappiamo tutti come va l'Agenzia nazionale del Turismo. Ma l'ultimo bilancio dell'ente presenta un avanzo di gestione. E' la peggiore situazione possibile: l'Enit che non ha risorse, che ha poco più dei soldi per pagare gli stipendi, presenta un avanzo di gestione di qualche milione di euro. Significa che non c’è neanche la capacità della spesa. E' un fatto gravissimo e, in qualche modo, è una metafora della situazione generale dell'Italia.

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Abbiamo parlato di fettine sottili, di briciole capaci però di dare senso e sapore al tutto. Rimane il problema delle risorse.


CREMONA Lancio qui una modesta proposta: in clima di spending review, di revisione delle spese, se fossi una Camera di Commercio, un’istituzione pubblica, taglierei i finanziamenti alle sagre. Sono tante, troppe. Certo, toccare i campanili in Italia è difficile perché ognuno ha la sua microstoria. Ma mi chiedo: è possibile andare ad una festa di paese ed a una sagra e accorgersi che la metà dei rivenditori offre oggetti cinesi usati? Per non parlare della contraffazione dei prodotti alimentari, dei pecorini falsi della Sardegna e così via. Cominciamo a dare delle regole. Diamo pure dei sostegni, però mettiamo anche dei paletti. Se vado alla sagra del pecorino o della lenticchia, che ci sia almeno un po’ del prodotto locale o proveniente dal resto della regione...


Un suggerimento sul quale è difficile non essere d'accordo.


MENCARONI Sicuramente il suggerimento è validissimo. Voi tutti sapete che perlomeno un’organizzazione si è battuta fortemente sul discorso delle regole. L'associazione dei ristoratori ha sempre combattuto un certo tipo di sagre. E' un tema che anche la Regione ha, in parte, affrontato. Si tratta di capire quali sagre siano “legittime”. Ce ne sono di tutti i tipi: dalla fragola al pop corn, dalla birra al pesce di mare. Molte non hanno nulla a che fare con il territorio. E' urgente una regolamentazione. Si può accettare una rievocazione storica di eventi o di prodotti del territorio, ma  certo non vedere dei menù con dieci primi e dieci secondi e poi mangiare lenticchie turche o maiale ungherese...
Capisco anche il problema della Regione, perché c’è una socialità, perché molti dicono: il lavoro della sagra serve a raccogliere fondi per la polisportiva,  per questo e quest’altro... Ma almeno si pretenda correttezza sui prodotti che vengono offerti.

La Camera di Commercio è chiamata in causa per tutta una serie di finanziamenti.

Quando è possibile, rispondiamo alle sollecitazioni, per tutti gli eventi. La Camera è la “casa delle imprese”, ma non pensa solo all’aiuto diretto alle imprese, cioè all’internazionalizzazione, o alle fiere oppure  ai contributi che riguardano il credito.
Una voce importante su cui noi investiamo è proprio la cultura: è un investimento spesso frazionato perché non sempre riusciamo ad erogare somme importanti. Siamo sempre stati presenti per i grandi eventi, come la mostra  dedicata al Signorelli oppure per FestArch.
Ma voglio ricordare un altro investimento sul quale siamo impegnati, trasversale a tutti i settori: in Umbria dal 13 al 17 ottobre si terrà la convention mondiale delle Camere di Commercio italiane all'estero. E' un avvenimento importante ma per ora non abbiamo avuto grandi risposte dalla città o dalle istituzioni. Qualcuno poi, ci ha risposto dicendo che non considera così importante questo evento.
Invece può essere una eccellente occasione di promozione dell'Umbria. L'evento lega il mondo della cultura con quello dell'impresa. Dobbiamo ricordare che le Camere di Commercio sono presenti in 74 paesi del mondo. Allora quale opportunità migliore di questa per incontrare i rappresentanti di quei territori, che sono presidenti e direttori degli enti camerali ma anche imprenditori?,

E per quanto riguarda Perugiassisi 2019?

Il sistema camerale crede fortemente nella candidatura di Perugia-Assisi a Capitale europea della Cultura 2019 e, laddove sarà necessario, cercheremo di fare la nostra parte. Dovremo approfondire la progettualità, perché la Camera è formata da più soggetti, da più teste, da modi diversi di ragionare: sono rappresentanti in una provincia, ritorna il concetto della “umbrietà”, dei campanilismi, dei territori. Ma lavoreremo per questa grande occasione. Come stiamo lavorando bene  con l'Università per Stranieri con una serie di iniziative grazie alle quali, in alcune nazione europee ed extraeuropee, insieme alla cultura italiana abbiamo fatto conoscere i nostri prodotti.
Voglio citare un esempio: quello degli architetti della California che abbiamo ospitato in Umbria. Hanno visitato le aziende ma anche le città. E sono rimasti ammaliati dal nostro patrimonio culturale. Ricordo la loro meraviglia di fronte all'Arco etrusco: non si capacitavano di come un'opera colossale di quel genere potesse essere arrivata fino a noi, venti secoli dopo.
Il vero problema però è non disperdere energie, consensi e disponibilità. Ripeto quanto ho detto più volte, in altre occasioni: spesso dovremmo coordinarci meglio.
A questo proposito, però, molte volte dovremmo meglio coordinarci, sennò rischiamo naturalmente di disperdere energie, consensi, disponibilità.
Volevo anche ricordare, quello che considero un merito della Camera di Commercio: aver sponsorizzato un volume di grande qualità del professor Franco Nucciarelli, “Arte italiana nel mondo”, edito da Italgraf Edizioni, nel quale sono raccolti circa 800 quadri di artisti umbri sparsi nei musei di tutto il mondo. Un patrimonio di bellezza che parla del nostro territorio attraverso l'immortale linguaggio dell'arte e racconta comunque l'Umbria e la sua “qualità” meglio di tante altre promozioni.
Vorrei citare anche Galeazzo Alessi, di cui quest'anno ricorre il cinquecentenario della nascita per dire al professor Scoppola che la Camera di Commercio farà la sua parte nell’evento che sarà a lui dedicato. Questo locale in cui siamo riuniti si chiama Centro Servizi “Galeazzo Alessi”: è la vecchia chiesa di Santa Maria del Popolo progettata proprio dal grande architetto perugino.
Penso anche ad un'altra iniziativa dei giovani albergatori, supportata dall'ente camerale, che mi sembra intelligente e creativa: un protocollo di intesa firmato con l’Accademia di Belle arti che prevede che le opere che ora giacciono nei magazzini vengano esposte nelle hall degli alberghi di Perugia. E' un sogno che si avvera dopo vent'anni. E' anche il segno di una attenzione per la cultura e il nostro straordinario patrimonio, che va difeso, conservato e valorizzato, per dare un fondamentale valore aggiunto a tutta l'economia del territorio.
Il professor Scoppola, a proposito del patrimonio culturale dell'Umbria ha usato, in modo efficace, l'immagine dell'aereo. Barack Obama, il presidente degli Stati Uniti, in un recente discorso pubblico ha detto: “Pensare di ridurre il debito tagliando il sapere e la cultura vuol dire rubare due volte il futuro ai giovani; sarebbe come pensare di alleggerire un aereo troppo pesante buttando a mare il motore”. Una chiusura ad hoc per questo forum: la cultura può essere il motore della nostra economia e quest'aereo bisogna che vada avanti e continui a volare.