Trasparenza e legalità per le imprese

Altri interventi

NORME NUOVE PER GLI APPALTI
di Claudio Lattanzi - giornalista, autore di "La mafia in Umbria. Cronaca di un assedio" (Intermedia Edizioni)


Dopo aver coltivato per troppo tempo l’idea consolatoria che l’Umbria fosse estranea al pericolo delle infiltrazioni mafiose e all’inquinamento dell’economia da parte dei clan specializzati nel riciclaggio del denaro, la cronaca degli ultimi mesi ci consegna un’immagine allarmante della situazione. Il tempo delle parole e delle analisi rassicuranti deve essere lasciato alle spalle. Questo è il momento di mettersi “pancia a terra” per studiare i meccanismi economici e legali che stanno facendo dell’Umbria una delle nuove terre di conquista di ‘ndrangheta e camorra perché qui non ci sarà mai il controllo militare del territorio come avviene al sud, ma si assiste in questi anni direttamente al tentativo di colonizzazione a livello economico. Tra gli aspetti su cui intervenire c’è la normativa degli appalti pubblici. In Umbria c’è un ricorso ancora troppo frequente ai subappalti che costituiscono lo strumento attraverso cui alle aziende “sporche” vengono rigirati lavori e soldi. Anche gli enti locali e non solo la Regione hanno un ruolo nell’innalzare barriere difensive. I parametri previsti dai regolamenti non possono essere concentrati ancora sui massimi ribassi d’asta perché chi usa materiale scadente (vedi il calcestruzzo depotenziato, causa di tanti crolli di case al sud o il ricorso sistematico al lavoro nero) non ha difficoltà a presentare offerte vantaggiose. I protocolli per gli appalti devono essere rivisti inserendo altri e più complessi standard.


MOBILITAZIONE CONTRO LA DROGA
di Paolo Brutti - presidente Commissione Antimafia del Consiglio regionale dell'Umbria

I dati sconvolgenti sul consumo di droga a Perugia determinano una mazzata al prestigio universitario, culturale e turistico della città e necessitano di una risposta straordinariamente forte e una mobilitazione ben maggiore rispetto a quella attuale.
L'enorme mercato di stupefacenti che negli anni si è insediato a Perugia intacca ormai anche il consumo interno, con riflessi angoscianti per l'entità dei numeri. Non è esagerato equiparare il problema della droga a Perugia con quello della mafia a Palermo: anche qui occorre un profondo risveglio delle coscienze.
Minimizzare il problema significa ripetere l'errore commesso in tanti centri del Meridione, dove i cittadini, magari in buonafede, tendevano a normalizzare gli episodi di infiltrazione mafiosa. Anche qui è successa e
succede ancora la stessa cosa.
Invece Perugia non deve aver paura di dichiarare il proprio problema e lo deve fare a tutti i livelli, perché con l'illegalità arriva sistematicamente il sottosviluppo e l'infiltrazione mafiosa (non a caso lo spaccio è in mano a cosche ben precise e note a tutti).
In piena crisi economica questa congiuntura può risultare fatale.


ALL'OMBRA DELLA PRESCRIZIONE
di Enzo Beretta - giornalista La Nazione


Firenze. Perugia. Roma. Sentenze, ricorsi, pronunce e discusse interpretazioni giurisprudenziali hanno disinnescato l’inchiesta sulla corruzione più scottante d’Italia: quella contro la "cricca del G8".
Il provvedimento del tribunale umbro (presieduto da Daniele Cenci) che ha dichiarato piazzale Clodio competente a decidere le sorti del costruttore acchiappa-appalti Diego Anemone, dell’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso e dell’ex presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici Angelo Balducci, è perentorio e assoluto contro le convinzioni del gup Claudia Matteini che, nell’estate del 2011, aveva individuato Perugia come legittima sede giudiziaria firmando 18 rinvii a giudizio dati per scontati da troppi legali prima ancora della lettura del dispositivo. Nella seconda fase la procura ha resistito in maniera poco convinta e convincente all’onda d’urto delle difese, disposte a tutto pur di trasferire altrove il processo e iniziare così il conto alla rovescia per la prescrizione. Due pubblici ministeri hanno coordinato la complessa indagine nella quale sono coinvolti politici, uomini dello Stato e della Chiesa (Sottani nel
frattempo è stato promosso), uno soltanto (il giovane Casucci) in dibattimento avrebbe dovuto sostenere l’accusa contro gli imputati difesi dai migliori penalisti in circolazione (Aricò, Coppi, Gaito, per elencarne alcuni). Ora, all’ombra del Colosseo, si riparte dalla richiesta di rinvio a giudizio (inoltrata da Perugia nel maggio 2011): prima della Cassazione si prescriverà tutto.
 

ZEROBARRIERE IN UMBRIA
di Mario Tosti

L’illegalità è normalmente generata dalla volontà di procurare interesse proprio a scapito della comunità. Ma nel caso delle barriere architettoniche, nessuno ha interesse a  progettarle o costruirle. Eppure ogni giorno nuove barriere impediscono pari opportunità di accessibilità nelle città, nonostante la normativa italiana sia di assoluta avanguardia. Questo comportamento paradossale, che elude comportamenti virtuosi a costo nullo, non è frutto di crudeltà o insensibilità, ma di negligenza o sciatteria, generate da inconsapevolezza. Per prevenire il problema è nato in Umbria l’Istituto del Marchio di Qualità Zerobarriere (IMZ), con l’obiettivo di evitare la rassegnazione delle persone con disabilità di fronte alla scoperta della barriera a fatto compiuto. L’idea, elementare, si basa su formazione e responsabilizzazione personale dei progettisti, degli uffici tecnici comunali e delle imprese lungo la filiera della realizzazione dei lavori. L’innovazione, davvero rivoluzionaria, riguarda il collaudo finale da parte di commissioni formate da disabili, che costituirà la garanzia di accessibilità dell’opera, attestata dall’esposizione del Marchio depositato “Zerobarriere”: il disabile vuole trasformarsi da vittima a protagonista. Il progetto ha avuto una decisiva accelerazione con il finanziamento di oltre 50.000 euro da parte della Philip Morris International, che ha consentito di elaborare i disciplinari tecnici e di svolgere corsi di formazione nelle province di Perugia, Arezzo e Pesaro (anticipo di Italia mediana?), ai quali hanno partecipato 26 ingegneri ed architetti ed oltre 50 persone con disabilità o loro famigliari. La guerra alle barriere è stata dichiarata.

UNA SCANDALOSA EVASIONE

di Claudio Valente

Ho seguito il forum sulla "Trasparenza e la legalità" attraverso i resoconti giornalistici. Mi ha colpito una cifra, che appare abnorme e scandalosa ma è, purtroppo in linea con i dati nazionali: l'evasione fiscale in Umbria vale quasi 4 miliardi di euro ogni anno. E la corruzione, secondo l'assessore regionale Vinti, nella nostra regione pesa per 500 milioni di euro. Numeri che fanno rabbrividire. Ma che danno l'idea di quale sia la vera, grande emergenza quotidiana di questa regione e del nostro Paese: la legalità, il rispetto delle leggi, l'osservanza delle regole del vivere civile. Senza il rispetto della legge non c'è futuro. Pensate solo quanti investimenti sarebbero possibili in Umbria solo recuperando il 10 per cento di questa scandalosa evasione: almeno 400 milioni di euro ogni anno, che risolverebbero di colpo, buona parte dei problemi del nostro piccolo territorio. Abbiamo un disperato bisogno di valori da condividere. Soprattutto con i giovani. Ai quali forse è il caso di fare meno prediche e dare esempi migliori, attraverso iniziative concrete. Per questo credo che l'apertura dello "Sportello della legalità" sia un segnale importante, soprattutto per le imprese. Ma bisogna anche continuare a combattere, in ogni modo, l'evasione fiscale, i troppi furbi che non pagano le tasse e che con il loro comportamento umiliano tutti i cittadini onesti.