Per una valorizzazione dei mestieri artigiani e delle abilità manuali. Verso il futuro, innovando

Altri interventi

ARTICITY

di Maria Antonietta Taticchi - Ceramista e presidente associazione Articity

Articity è una rete costituita da artigiani nata con l’intento di dare impulso, tutelare, diffondere l’arte del saper fare. La grande scommessa di Articity è, prima di tutto, creare nuove opportunità ai laboratori di artigianato artistico (imprese artigiane) e d’arte esistenti nel centro storico di Perugia, attraverso la tutela e la valorizzazione delle stesse e della loro capacità di produrre con professionalità e creatività oggetti originali. Perché questo si realizzi è necessario essere in rete, per sollecitare un sostegno istituzionale, in quanto l’artigianato artistico rappresenta un settore con caratteristiche assolutamente peculiari, sia da un punto di vista delle produzioni, sia per le dimensioni aziendali, sia per i contenuti culturali e sociali.
L’Artigianato artistico, oltre che un patrimonio culturale, è una risorsa economica e produttiva fondamentale che potrebbe rappresentare uno dei punti di forza per il rilancio e lo sviluppo dei centri storici e dell’Umbria.
Proprio in un momento storico in cui è andato in crisi il sistema economico e si parla di un futuro artigiano e di ridare spazio alla intelligenza generativa di creatività, è necessario che vengano definite linee politiche, strategiche e di azione sicuramente a livello europeo e internazionale, ma anche locale, studiate appositamente per tutelare, valorizzare e promuovere il settore dell’artigianato artistico.
Articity elabora progetti il cui fine è una forte azione di comunicazione di promozione dell’artigianato artistico. Le azioni che vengono messe in campo intendono favorire interazioni, soprattutto sul territorio, fra l’artigiano, il design e l’industria; fra l’artigianato e la scuola individuando i luoghi di formazione all’artigianato artistico al fine di ridefinire la figura del nuovo artigiano colto e consapevole.
Inoltre è tra gli obiettivi di Articity la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul valore intrinseco delle specificità produttive dell’artigianato artistico, riportando l’attenzione alla centralità delle fasi creative progettuali degli artigiani e delle imprese come investimento culturale e sull’unicità dell’oggetto, organizzando eventi ed esposizioni tematiche di manufatti che documentino l’evoluzione delle tecniche e degli stili delle produzioni artistiche e tipiche con particolare attenzione alle caratteristiche di innovazione e creatività. E’ proprio per comunicare la cultura artigianale che nel 2012 l’Associazione Articity ha partecipato a Festarch e ad Umbria Libri, eventi culturali dell’Umbria tra i più significativi della Regione.

 

L'ARTIGIANO
di Anna Fornari, orafo artista

L'artigianato artistico è rappresentativo di quei particolari settori che vedono nella loro produzione quegli elementi distintivi, portatori del saper fare, che si individuano nelle molteplici fasi di realizzazione (ideazione, scelta dei materiali, maestria nell'esecuzione, uso di particolari tecniche e macchinari, innovazione).
Spesso ci domandiamo: chi, dove e come è possibile recuperare e tramandare il valore delle abilità manuali e il mestiere artigiano ?
Le risposte che spesso vengono date sono orientate verso i corsi di formazione professionale o il praticantato nelle botteghe artigiane, spesso approcciati da giovanissimi.
Penso invece che questa condotta è solo in parte una buona pratica; il giovane sensibile e predisposto alla manualità, senza un livello di preparazione universitaria, senza una sua autonomia culturale ( ovviamente attinente al design, all'arte, all'artigianato), rischia di ripercorrere modalità di gestione e di visione che purtroppo molti laboratori artigianali ancora conservano.
Invece, l' incontro tra il giovane, con una formazione ben definita, e l'artigiano, potrebbe essere davvero risolutivo di una continuità generazionale, attraverso la creazione di nuovi laboratori dalle formule innovative, restituendo una nuova considerazione artistica e culturale ma anche economica, di stabilità sociale e con forti potenzialità occupazionali, all'artigianato.
Inoltre, la storia dell'arte deve essere osservata come una questione artigianale, a tal punto che l'artigianato, nelle sue molteplici forme ed espressioni, dovrebbe essere presente come materia di studio negli Istituti o Università del design, Accademie d'arte, Università umanistiche e scientifiche.
Solo così si potrebbe definire e riconoscere l' identità professionale del nuovo artigiano, autore e interprete del manufatto, e potrebbero delinearsi figure professionali del tutto nuove, come lo storico della ceramica, del tessuto, del cuoio, del gioiello etc. per poter interpretare e monitorare la complessa realtà territoriale del mondo dell'artigianato artistico (ricomporre, censire i prodotti artistici nella storia e nella contemporaneità), arrivando a produrre pubblicazioni, mostre, eventi.
E' ovvio che contestualmente si dovrebbe creare un sistema che sostenga e promuova la valorizzazione dei prodotti ad alto contenuto artistico e la loro diffusione, consapevoli di poter modificare e restituire una nuova qualità della vita contro l'omologazione e la massificazione, rendendo i giovani i veri protagonisti di un grande progetto. Da qui l'esigenza di individuare le capacità strutturali dell'Umbria dando spazio ai nuovi laboratori, agli eventi, alle mostre, organizzando conferenze e approfondimenti tematici, che diano giusta rilevanza all'impresa artigianale artistica.
 

LA BOTTEGA
di Carla Corna, Presidente del Comitato Artigiani di Deruta

Nella storia delle Arti e dei Mestieri la Bottega d'Arte è stata il perno attorno al quale si sono realizzati i lavori piu' importanti e le opere famose che si sono tramandate nei secoli. Se nell'antichità era necessario fare 7 anni in bottega come apprendista per imparare il mestiere e per fare un lavoro artigianale un motivo c'era; l'artigianato artistico ha dei tempi e per arrivare a una certa professionalità ci vuole esperienza, sia nel fare il lavoro sia nella capacità di stare nel mercato.
La Bottega è il luogo dell'apprendimento e della trasmissione del saper fare; ogni lavorazione: ceramica, legno, ferro battuto, ricamo , ecc.. ha la sua specificità e i suoi segreti, la sua unicità di produzione che la distingue dalle altre attività.
Il modo di operare, gli strumenti di lavoro specifici sono parte della sua storia e coloro che vi lavorano assumono delle competenze particolari che in altro modo non si potrebbero apprendere.
Per cui la Bottega d'Arte con il suo Maestro sono un patrimonio collettivo che va salvaguardato e rilanciato, affinchè i giovani si innamorino di questi mestieri che hanno una valenza umana e una capacità del operativa insostituibile.
Oggi il lavoro è sempre più standardizzato e eseguito in modo automatico, il saper fare con la mente e con il corpo è un percorso per giovani motivati e desiderosi di sviluppare una passione per un mestiere che potrebbe fare, nel futuro, la differenza.
La Regione Umbria è ricca di Arti e di Mestieri, è una fucina di capacità che sono una risorsa non solo nostra, ma di di tutta l'Italia ed è un impegno giusto e sacro far conoscere e sostenere la bellezza delle nostre produzioni artigianali e artistiche, dando visibilità ai Maestri e alle botteghe artigiane del territorio.
 

 

RIDIAMO LUSTRO ALL'UMBRIA
di Alberto Mossone

Sono un appassionato collezionista di majoliche umbre e la seconda parte del mio secondo libro era dedicata proprio a questo comparto.
Ho partecipato lo scorso 21 marzo alla presentazione avvenuta a Palazzo Donini di due libri: il primo del famoso ceramista inglese Alan Caiger Smith ed il secondo di Marilena Caputo , la traduzione in inglese del volume sulla collezione Rubboli. Era presente anche Ubaldo Grazia, che ha realizzato le opere di Michele De Lucchi nel 2012.
Proprio Ubaldo mi diceva che l'architetto De Lucchi non ha voluto passare ad una produzione più ampia dei pezzi realizzati, prodotti a tiratura limitata, né permettergli di utilizzare i decori per una produzione seriale allargata anche servizi da tavola, ecc.
Perché non provare ad impostare un progetto di rilancio della produzione a lustro, che è nelle tradizioni dei tre principali centri della ceramica umbra (Deruta, Gubbio e Gualdo) dove ci sono ancora tre imprenditori in grado di produrre oggetti eccellenti (Grazia, Gianpietro Rampini e Maurizio Tittarelli Rubboli), ma anche altre piccole realtà che potrebbero essere coinvolte realizzando collezioni con design moderno, ad esempio con la consulenza di Alan Caiger Smith che non ha più il suo opificio, ma è uno dei massimi esperti del settore ed è molto legato all'Umbria? Oppure chiedendo a famosi stilisti di fornire i disegni a queste aziende, dietro il pagamento di royalties, realizzando pezzi unici o serie limitate di collezioni innovative, le uniche che possono trovare spazio sul mercato di fascia alta.
Il progetto potrebbe chiamarsi: "Ridiamo lustro all'Umbria" è solo un'idea, ma credo che ci si possa lavorare, anche perché sulla crisi del settore proprio di recente è tornato il presidente di Confartigianato Moretti, ma come al solito le sue parole sono rimaste senza alcun riscontro.
 

 

ABILITA' DIMENTICATE
di Stella Carnevali

Il nostro cervello è già cambiato. Le aree deputate alle abilità manuali si stanno modificando. La calligrafia non serve. Tra qualche anno forse non ci saranno più quelle case cariche di giocattoli in disordine. Un tablet o quel che sarà occuperà poco posto nel mondo fisico, ma tantissimo nel mondo virtuale, cioè tantissimo nel nostro cervello. Quanto alla tecnologia fa venire in mente quella vecchia canzone di Guccini: "E corre.. corre la locomotiva...". Se corresse in tutte le direzioni possibili, a partire da come si tiene in buona salute la Terra, si potrebbe dire che c'è ancora molto da inventare. Invece corre per vendere oggetti, pochi quelli utili, ma soprattutto usurati appena acquistati. Studi e ricerche ci hanno insegnato che il cervello ne vuole poche e spicce: qualcosa del nostro corpo smette di funzionare per un certo periodo? Via, lo esclude, come fa per l'occhio pigro. Che cosa escluderà che più non facciamo o non faremo. Forse tutto quello che ci serve potremo farlo comparire attingendo dalla memoria remota della storia.
Perché circondarci di monumenti, di quadri, di mobili, di case, di arredi, di gioielli ingombrando lo spazio, quando basta un messaggio al nostro cervello e tac, usare il ricordo di quello che vogliamo. E se anche tutto si è desertificato che importa, non ci serve più niente di fisico. Liberi dal mercato, liberi dal vicino che fa rumore, liberi dal lavoro, liberi dal desiderio. Interessante. Non avere futuro è un po' come essere immortali. Che noia.
 

IL FUTURO NELLE NOSTRE MANI
di Sandro Gonnella, Direttore Creativo Ozona Occhiali

Artigiano per passione, "costruttore" da sempre, distruttore per esigenza. La curiosità di vedere cosa nascondevano i piccoli mondi all'interno di automobili, trenini, radio, telefoni, televisori qualsiasi oggetto che potenzialmente poteva contenere un "mondo" era la mia passione. Smontando e rimontando sempre senza lasciare pezzi qua e la, ho imparato come si progetta. Ecco come sono diventato un Designer Artigiano Autoproduttore.
Essenzialmente sono un sarto. Non ho le sovrastrutture degli stilisti troppo spesso eccessivi per esigenza, eccentrici per moda. Sartoriale significa accomodarsi sul divano del mio laboratorio/studio e prendersi il tempo necessario per realizzare un oggetto che ti seguirà e parlerà di te senza parlare. Sartoriale e artigianale significa cultura di sè. Significa amarsi e scegliere di indossare una montatura per la quale si impiegheranno anche mesi, coccolarsi e farsi un regalo. Sartoriale per fare una similitudine è l' abito che mio nonno si faceva realizzare dal suo sarto, da utilizzare tutti i giorni, per andare a fare una passeggiata con il suo cane, perché il "bello" non deve essere necessariamente per occasioni speciali ma deve rendere ogni occasione speciale. E cosa c'è di più speciale che sentirsi belli, in un campo come a teatro? Ecco cosa è il "bello della sartorialitá".
Il mio occhiale ha la ricerca che manca in un mondo fatto di serialità e grandi numeri, ha l'umanità di tutti gli oggetti fatti con le mani "artigianali", ha l'originalità data dalla scelta dei colori, dalle rifiniture dei particolari, dall'unione di materiali vari.
Sono un artigiano orgoglioso perché realizzare con le mani le proprie "opere" ? un privilegio assoluto. E sono convinto che il futuro tornerà nelle "mani" dei bravi artigiani che hanno fatto la storia del nostro paese. Non dimentichiamo che tutti i grandi del mondo della moda e non solo, un tempo sono stati artigiani e ora ci rappresentano nel mondo.
Artigianato e autoproduzione sono due argomenti trattati durante le lezioni che tengo nelle scuole di design. Cerco di spiegare agli alunni, perché il futuro non è quello dei centri commerciali all'americana ma nell'auto produzione, fuori dalle logiche di "magazzino" dei grandi negozi.
I giovani designer devono capire che il loro futuro è nell'artigianato e che artigianato non vuol dire essere démodé o antichi ma, al contrario, essere al passo con i tempi che richiedono qualità piuttosto che quantità, sfruttando nel modo migliore tutti i mezzi che la tecnologia mette a disposizione e creando una rete internazionale per lo scambio di informazioni ed il commercio.

 

 

UNA MAPPA RAGIONATA DI COOPERAZIONE
di Mauro Loy, Amministratore Unico Methos


Il cammino del settore dell'artigianato sembra essersi arenato. Con l'inasprimento della crisi, l'avanzata dell'economia dei servizi, il mancato turn over generazionale che ha interrotto il trasferimento del "saper fare" dai padri ai figli, si rileva un profondo malessere per un comparto che ha contribuito all'affermazione del Made in Italy nel mondo. A tutto questo si aggiungono le difficoltà - ormai ben note - del fare impresa in Italia: le tasse, la burocrazia, il costo del lavoro, il deficit logistico-infrastrutturale, l'inefficienza della Pubblica Amministrazione, la mancanza di credito e i costi dell'energia che rappresentano degli ostacoli, spesso, insuperabili.
Come riprendere il cammino? Con una mappa ragionata di cooperazione, che vede le imprese e le istituzioni creare le opportunità per definire realtà competitive.
In questo scenario le amministrazioni pubbliche dovrebbero favorire l'adozione delle Società Urbana di Trasformazione, in cui condividere progetti di riqualificazione e sviluppo del territorio con partner privati che potranno mettere a disposizione capitali, tecnologie, organizzazione e competenze imprenditoriali specifiche, nella prospettiva di una più efficiente e celere realizzazione degli interventi. L'azione delle imprese dovrebbe, invece, puntare sull'innovazione attraverso la ricerca e la formazione specializzata, con l'obiettivo di creare nuove figure professionali altamente specializzate capaci di creare valore aggiunto alle produzioni. Un cammino, quello che si prospetta al settore dell'artigianato, che riparte dalla valorizzazione delle risorse del territorio, attraverso logiche di cooperazione, innovazione e reali opportunità di business.

 

A CACCIA DI APPRENDISTI
di Maria Mazzoli, giornalista


Muore una impresa artigiana al giorno. E così si spegne il Made in Italy, si perde la cultura della manualità, del senso del bello della capacità di fare e d'inventare, il motore che spinge i giovani a mettere le mani in pasta. Perché gli istituti professionali fanno teoria, ma gli studenti non sono più così capaci di gestire l'abilità, quegli automatismi necessari per creare un prodotto. Un oggetto che nasce dall'addestramento corporeo, poiché il sapere artigianale è soprattutto un "sapere della mano", che si sposa con passione e intuizione, con ingegno e tecnologia. Una formazione, quindi, che muovendo dal passato guardi lontano. Né stagisti né studenti, bensì apprendisti da avviare ad una attività lavorativa concreta, capace di coltivare radici profonde. Un sostegno professionale che sappia valorizzare sì le competenze, ma soprattutto far crescere attraverso il fare, mettendo in pratica tecniche artigianali, diventate patrimonio riconoscibile, in grado di far sperimentare l'esercizio della manualità ed il gusto della produzione artistica. Un addestramento autentico per spingere i giovani a credere e a fondersi con quel percorso che "educa" il talento, che sollecita e orienta la creatività per dare vita ad un manufatto. Un'opera di qualità capace di raccontare il valore di saper coniugare il sapere scientifico con quello pratico, il fulcro per apprendere un mestiere che può fare ancora la differenza.

 

L'ORIGINALITA'
di Massimo Duranti


L'artigiano è l'uomo che evolvendosi diventa intelligente e si costruisce gli oggetti d'uso quotidiani - senza particolare tecniche creative -, ma via via sempre più sofisticati e difficili da realizzare, tant'è che nella storia sono nate le botteghe artigiane per trasmettere come sviluppare queste abilità manuali.
Il designer moderno è invece l'uomo che progetta l'oggetto d'uso che diventa esteticamente accattivante sconfinando nell'opera d'arte.
Dopo le semplici definizioni, occorre premettere che un discorso sulla valorizzazione del mestiere artigiano e della connessa abilità manuale, deve prescindere dai luoghi comuni: gli artigiani non ci sono più; nessuno vuol fare più l'artigiano; non ci sono più artigiani in grado di trasmettere il mestiere; è degradante fare l'artigiano; l'artigianato non è più redditizio per la competitività dei cinesi; la burocrazia soffoca di adempimenti l'artigiano. Più recenti luoghi comuni affermano che non esistono più le abilità manuali, visto il dominio della tecnologia, dunque l'artigianato è destinato a scomparire del tutto.
Luoghi comuni sull'artigianato diventano - al di là delle buone intenzioni - anche alcune azioni per ricordarne l'immagine. Mi riferisco all'artigianato presentato come fenomeno da baraccone: alle sagre di paese girano (a pagamento) gruppi professionali di figuranti artigiani che fanno vedere l'artigianato che non c'è più, vestiti in abiti medievali a filare la lana o forgiare il ferro. Azioni del tipo riserva indiana per mestieri in via di estinzione.
Queste rappresentazioni stuzzicano la curiosità di grandi e di bambini, ma non so in quanti faccia scoccare l'idea di diventare un artigiano con vestiti da straccione e le mani sporche.
Dunque, il problema, ancora una volta, è culturale e va affrontato alla radice. La globalizzazione nega abilità manuali che non siano quelle per smanettare col computer e i telefonini, dunque abilità "fredde" e ripetitive, in grado cioè di metterti in grado di fare quello che sanno fare ormai tutti; l'artigiano crea invece un "unicum". Dobbiamo allora ricreare, soprattutto nella formazione scolastica primaria e secondaria, il gusto dell'originalità e della non omologazione. Occorre salvaguardare le poche esperienze rimaste immettendole in botteghe scuole organizzate. In generale, poi, dobbiamo creare le condizioni perché l'artigiano sia messo realmente in condizioni di fare l'artigiano, come dire che deve poter guadagnare almeno come un altro lavoratore, impegnandosi per un tempo analogo. E queste condizioni non può che crearle la mano pubblica attraverso una serie di azioni che colmino gli handicap che caratterizzano l'esercitare oggi questo tipo di professione che, comunque, è molto utile per la società e, in Italia, è particolarmente rappresentativa della nostra storia e cultura.