Per una valorizzazione dei mestieri artigiani e delle abilità manuali. Verso il futuro, innovando

A cura di Federico Fioravanti

Intervento di Carla Casciari

assessore regionale alle politiche e programmi sociali

Parliamo di scuola e di una parola che abbiamo usato spesso: contaminazione. Quindi un rapporto strettissimo e continuo che occorrerebbe sviluppare tra il mondo dell'artigianato e quello dell'istruzione. Ci fa piacere che siano presenti a questo forum anche alcune classi dell'istituto Baldelli Cavallotti Patrizi di Città di Castello. L'artigianalità è un valore da recuperare, prima di tutto nelle aule scolastiche. Fa riflettere che in alcuni paesi che di certo non hanno una tradizione artigiana, come ad esempio gli Stati Uniti, siano in forte crescita le cosiddette Fablab: fabrication laboratory, luoghi a metà tra la fabbrica e la bottega, scuole di artigianato professionale.


Intanto vi ringrazio per l’invito e anche per la sensibilità di chi ha organizzato la giornata di aver voluto qui le scuole professionali. Già questo è un primo importante segnale.
Ho portato alcuni dati. Si sono appena chiuse le iscrizioni scolastiche e credo che per molti di voi, che vengono dal mondo dell'impresa, sia importante conoscere cosa avviene nella scuola.
I dati nazionali delle iscrizioni 2013/2014, ci dicono che, ancora una volta ha scelto i licei il 49,1 per cento dei nuovi iscritti. Registriamo un 31,4 per cento di studenti che hanno optato per gli  istituti tecnici e un 19,6 per cento per gli istituti professionali.
In Umbria, ahimè, questa tendenza è amplificata: i ragazzi che hanno scelto i licei sono il 52,3 per cento della popolazione studentesca: una percentuale nettamente superiore alla media nazionale. Il  29,6 per cento degli studenti si è indirizzato verso l’istruzione tecnica e il 18,1 per cento verso quella professionale. Rispetto allo scorso anno c'è quindi un ulteriore incremento di iscrizioni verso i licei, pari all'1 per cento, un decremento dello 0,5 verso l'istruzione tecnica e un leggero aumento di iscrizioni, dello 0,5 per cento per le scuole professionali.
Vorrei partire, appunto, da questo dato per una prima riflessione: c'è una emergenza, una domanda forte delle imprese artigiane ma le cose vanno in modo diverso. Altri dati, di Unioncamere e dell'Istat ci possono essere utili.
Il Miur ha incrociato le iscrizioni di questo anno scolastico con i cluster tecnologici che sono già in essere in Italia, come quelli dell’Aerospazio, dell'Agrifood, dei Beni culturali, delle Smart communities e della Chimica verde. C'è stato un incremento dei progetti di assunzione nelle imprese che sono più forti nei luoghi dove questi cluster sono sviluppati. I dati ci dicono che in Umbria solo riguardo alla "chimica verde" abbiamo maggiori possibilità di assunzioni rispetto ala media nazionale.
Siamo messi meglio per quanto riguarda le statistiche sul problema dell'abbandono scolastico: l'Umbria ha una media dell'11,6 per cento rispetto alla media italiana, che è del 18,2 per cento. Ma in ogni caso siamo molto lontani dagli obiettivi fissati dall''Europa che sono quelli di  non superare il 10 per cento. Ci differenzia il fatto che abbiamo una popolazione scolastica che ha qualifiche molto alte, soprattutto in termini di diplomi universitari e di lauree universitarie: se da un lato questo limita l'abbandono scolastico dall'altro il percorso di studi, senza una disponibilità immediata di posti di lavoro, rischia di diventare una sorta di "parcheggio". Tutti noi amministratori dovremmo riflettere seriamente sul fenomeno dei Neet, i giovani tra i 15 ed i 29 anni di età, che non sono compresi in nessun circuito: né in quello dell'istruzione, né in quello della formazione, né in quello del lavoro. Dove sono? O lavorano "in nero" oppure sono a casa ad aspettare qualcosa. In queste statistiche, per fortuna, l'Umbria è ancora sotto la media italiana, ma il dato rischia di peggiorare.
Nel 2012 in Italia, il 66 per cento dei diplomati si è indirizzato verso l'università e l’11,5 per cento ha seguito corsi post diploma. Il 22,4 per cento si è dichiarato subito disponibile a lavorare: tra questi ragazzi il 49 per cento proveniva dagli istituti tecnici e solo il 24 per cento dagli istituti professionali. Queste scuole quindi avvicinano al lavoro ma gli istituti professionali hanno un collegamento più fragile con il mondo delle imprese.
Ma chi è stato assunto? Il 41 per cento delle assunzioni, nel 2012, ha interessato i diplomati: il 73 per cento ha trovato lavoro nel terziario, il 3 per cento nell'industria pesante e il 18 per cento nel manifatturiero.
Va però fatta una precisazione. Questi dati vanno letti con attenzione, perché sono richieste competenze che vanno oltre quelle scolastiche, come la conoscenza di una lingua, l'esperienza e la padronanza del linguaggio informatico. E colpisce un dato: in media, chi ha conseguito un titolo dopo il diploma ha avuto quasi il doppio di probabilità di essere assunto, soprattutto in alcuni profili che sono tra quelli più richiesti: meccanico, informatico ed elettrotecnico.
Perché vi ho dato questi dati? Perché ci stiamo muovendo come Regione Umbria, ma anche il Miur devo dire che ha accelerato un po’ questo processo, per rivalorizzare e per promuovere, quel "saper fare" sul quale nessuno ci può battere, nonostante la smaterializzazione e la globalizzazione. Questa è la sfida dell'Umbria il cui tessuto produttivo è ancora composto, al 30 per cento, di piccole e medie imprese artigiane.
E' importante quindi che la Regione abbia di recente approvato il Testo Unico per l’Artigianato che ripropone la figura del maestro artigiano e la esperienza della "bottega scuola"
Parlavo prima con la responsabile del progetto Job Day, che credo sia stata una bella esperienza. In questo momento anche il ministero, l’impresa lavoro che gestisce l’FSE nei piani operativi nazionali sta spingendo molto sia con i cicli formativi sia con l’apprendistato nella prima fascia anche, per promuovere dei protocolli a livello regionale per mettere in rete scuole e imprese e Regione. Questo passaggio, impresa-scuola, e anche università mi permetto di dire, credo sia in questo momento il perno più difficile da oliare.
La nostra esperienza in Umbria ha già visto in cantiere un ITS, un istituto di istruzione tecnica superiore, che in questo momento vede un istituto tecnico come polo, e Confindustria come uno dei soci della Fondazione; è un percorso nuovo per l’Umbria, ma anche per l’Italia, perché l’amministrazione pubblica ha solo il ruolo di coadiuvare questo incubatore. E' una esperienza nuova ed importante perché costringe al dialogo mondi diversi: la scuola, l’università, le imprese e le agenzie informative, che sono costrette a parlarsi se vogliono andare avanti. E' proprio questo lo sforzo culturale al quale siamo chiamati.
Abbiamo cercato di "contaminare" le scuole con le imprese, in modo stabile, in altri ambiti: penso alla formazione professionale in obbligo ed ai percorsi misti.
Poi siamo tutti d'accordo: le imprese artigiane per andare avanti e crescere devono puntare sulla innovazione. Ma la crescita non si fa solo con investimenti materiali. Non si cresce solo nei numeri o nelle dimensioni dell'impresa. E' essenziale che le nostre imprese lavorino sempre più in rete, valorizzando ciascuno le proprie competenze e le proprie specificità. In questo senso, la piccola dimensione delle nostre aziende può rappresentare una ricchezza.
E' importante la qualità dell'impresa artigiana. Abbiamo puntato, insieme alla Camera di Commercio, alla promozione integrata dell'Umbria. Altre regioni hanno imboccato con successo questa strada.
Il marchio Green Heart Quality per le imprese è un piccolo ma importantissimo passo per valorizzare il territorio insieme alle imprese. Certo, dobbiamo rispettare i parametri e gli obiettivi che fissa l'Europa per la produzione in ambito ambientale, ma conta poi il risultato: una visione integrata dell'Umbria. Lo sforzo da fare è innanzitutto culturale, anche nell'ambito delle politiche giovanili. I Comuni hanno scelto di puntare ad un asse di intervento che riguarda proprio le arti e i mestieri. L'amministrazione comunale di Perugia sta puntando sugli stages estivi all'interno delle botteghe artigiane dedicati ai giovani tra i 14 ed i 18 anni di età per promuovere e valorizzare la qualità dele antiche professionalità artigiane. La Regione ha promosso una legge sull'invecchiamento attivo, che non riguarda soltanto le gite al mare per mangiare il pesce come alcuni centri sociali a volte la intendono ma è un invito ai comuni dell'Umbria a promuovere delle buone pratiche per trasmettere l'esperienza e il "saper fare" dalle vecchie alle nuove generazioni.