STUDI E RICERCHE

15 marzo 2017

Excelsior: La domanda di lavoro delle imprese perugine nel I trimestre 2017

di Anna Cagnacci

LE OPPORTUNITA’ DI LAVORO IN  PROVINCIA

Saranno oltre 6.100 le opportunità di lavoro offerte dalle imprese della provincia di Perugia nel primo trimestre 2017. Quasi 2.300 posti, pari al 37% di tutte le opportunità di lavoro, saranno destinati ad  assunzioni di dipendenti, oltre 1.500 (il 25% del totale) per contratti di somministrazione/interinali e oltre 2.300 (il 38% del totale) per contratti di collaborazione a progetto e altre modalità di lavoro non dipendente.

E’ quanto emerge dai dati del “Sistema Informativo Excelsior per l’occupazione e la formazione”  il progetto che compone il quadro previsionale della domanda di lavoro e dei fabbisogni professionali e formativi espressi dalle Imprese realizzato da Unioncamere, Ministero del Lavoro e Unione Europea, in collaborazione con le Camere di Commercio.

 

LE ASSUNZIONI DI LAVORATORI DIPENDENTI

Sono 2.270 le assunzioni di dipendenti previste nella provincia di Perugia entro il I trimestre 2017; il 93%, corrispondente a oltre 2.100 posti di lavoro, sono assunzioni non stagionali, il restante 7%, pari a 160 posti di lavoro, sono assunzioni stagionali. La percentuale di lavoro non stagionale in provincia risulta di poco inferiore al dato regionale (94%) ma più alta rispetto al dato del Centro-Italia (89%) e alla media nazionale (86%).

Oltre 1.500 delle 2.270 assunzioni complessive riguarderanno il settore dei servizi, pari al 67% del totale, il restante 33%, pari a quasi 800 posti, verrà effettuato nel settore industriale.

A livello dimensionale sono le imprese con meno di 50 dipendenti che effettueranno circa i 2/3 delle assunzioni, complessivamente quasi 1500 persone, di cui il 92% non stagionali; circa  780 lavoratori verranno chiamati invece dalle imprese più grandi (almeno 50 dipendenti), con una quota di non stagionali pari al 95%.

 

LE TIPOLOGIE DEI CONTRATTI DI LAVORO DIPENDENTE

Sarà a tempo indeterminato il 32,9% delle 2.270 assunzioni alle dipendenze. La percentuale provinciale risulta poco al di sopra rispetto al dato regionale (31,8%) e alla media nazionale (32,5%), ma più bassa rispetto all’altra ripartizione territoriale di riferimento, al Centro, infatti, si arriva al 33,4%. Sono evidenti le differenze tra i settori economici: nell’industria il contratto a tempo indeterminato assorbirà quasi il 39% delle assunzioni, mentre nei servizi gli assunti a tempo indeterminato saranno il 30%. I contratti più stabili assumeranno pesi differenti anche in base alla dimensione d’impresa. Le assunzioni a tempo indeterminato rappresenteranno quasi il 37% nelle imprese con almeno 50 dipendenti, mentre nelle imprese con meno di 50 dipendenti saranno il 31% del totale. L’apprendistato rappresenterà il 16% delle assunzioni totali, percentuale che risulta superiore sia al valore del Centro (10,5%), sia al valore nazionale (9,4%). Le assunzioni stabili, ossia effettuate mediante un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, rappresenteranno il 49% del totale delle assunzioni di dipendenti in provincia di Perugia, a fronte del 44% del Centro e del 42% del valore nazionale.

A Perugia nel I trimestre 2017 il contratto più utilizzato è quello a termine. Il contratto a tempo determinato, infatti, verrà impiegato per il 43,5% dei casi, pari a quasi 1.000 assunzioni. In provincia si ricorre a questa forma contrattuale meno frequentemente di quanto avviene nelle altre ripartizioni territoriali di riferimento.  La percentuale provinciale, infatti, risulta inferiore sia rispetto al dato regionale (44,5%), sia rispetto al valore Centro (49,6%) e alla media nazionale (51,3%). Tra i settori economici emergono alcune differenze. Nell’industria il contratto a tempo determinato assorbirà oltre il 40% delle assunzioni, mentre nei servizi gli assunti a tempo determinato saranno il 45%. Anche analizzando la dimensione d’impresa si evidenziano delle differenziazioni.  Le assunzioni a tempo determinato rappresenteranno oltre il 54% nelle imprese con almeno 50 dipendenti, mentre nelle imprese con meno di 50 dipendenti saranno il 38% del totale.

Analizziamo ora le ragioni che inducono le imprese ad utilizzare il contratto a termine. I contratti a tempo determinato saranno utilizzati dalle imprese soprattutto (quasi il 40% dei casi) come periodo di prova, per valutare i candidati in vista di una  successiva assunzione; nel 32% dei casi per far fronte a picchi di attività; nel 16% per coprire attività stagionali e per il restante 12% per sostituzioni temporanee.

 

LE OPPORTUNITA’ OCCUPAZIONALI IN BASE ALL’ESPERIENZA, ALL’ETA’ E AL GENERE

Nel primo trimestre dell’anno l’esperienza lavorativa verrà richiesta al 56,4% del personale assunto in provincia, percentuale superiore a quella regionale (55,1%) ma inferiore al valore del Centro (63,5%) e a quello nazionale (66,3%).

L’esperienza, in generale, è ritenuta più importante nel manifatturiero, dove la quota di assunzioni per le quali si richiede esperienza pregressa si attesta al 63%, rispetto al settore dei servizi, in cui la percentuale è inferiore di dieci punti percentuali (53%). Considerando poi i singoli comparti, la richiesta di esperienza appare più frequente nelle costruzioni (76,7% delle assunzioni), nei servizi turistici (74,6%), nei servizi alle persone 66,3% e nel settore moda 65,9%.

Le imprese più piccole, quelle con meno di 50 dipendenti, ricercano principalmente personale con esperienza; infatti per il 63% delle assunzioni le imprese più piccole richiedono una specifica esperienza, a  fronte del 43,6% dichiarato dalle imprese più grandi.

Per quanto concerne l’età, nella provincia di Perugia le imprese appaiono meno interessate alla data anagrafica degli assunti rispetto agli altri territori di riferimento. Sono, infatti, il 43% le assunzioni perugine per le quali l’età non costituisce un requisito importante, a fronte del 38,5% del Centro e del 39,1% nazionale.

Il 33,8% delle assunzioni in provincia di Perugia verrà riservata a giovani con meno di 30 anni. La percentuale di giovani esplicitata dalle imprese provinciale appare quasi in linea con il dato nazionale (34%), ma inferiore sia alla percentuale del Centro (35,1%), che al dato regionale (36,9%). Tenuto conto però che per il 43% delle assunzioni l’età non è ritenuta un requisito importante, le possibilità di occupazione per i giovani sono in realtà più ampie. Considerando anche tale la quota, infatti,  e ripartendola proporzionalmente tra le due classi di età prese in esame (meno di 30 anni e da 30 anni in poi) si stima che le opportunità per i più giovani potranno raggiungere il 59% delle assunzioni totali.

A livello settoriale la percentuale di giovani è superiore nel settore industriale e più bassa nei servizi. Nel manifatturiero, è pari al 37,2%, ma all’interno del comparto varia: arriva a quasi il 52% nelle industrie metalmeccaniche ed elettroniche, mentre nelle costruzioni si ferma al 23% Nel terziario i giovani saranno complessivamente il 32,1% degli assunti, ma con pesi molto diversi all’interno del settore: negli altri servizi la percentuale non arriva al 18%, mentre nei servizi avanzati di supporto alle imprese raggiunge quasi il 92%. La percentuale di giovani risulta più alta (36%) nelle imprese con meno di 50 dipendenti, è invece inferiore per le imprese più grandi (30%).

Il 23,1% delle assunzioni perugine sarà rivolto a persone con almeno 30 anni di età. La quota provinciale appare quasi in linea con il dato regionale (23%), ma inferiore sia alla percentuale del Centro (26,3%), che al dato nazionale (26,9%).

Per quanto riguarda il genere, nella provincia di Perugia per oltre la metà delle assunzioni le imprese non esprimono preferenze tra uomini e donne. Sono infatti il 51% le assunzioni per le quali il genere degli assunti non costituisce un requisito importante, a fronte del 56,7% del Centro e del 52,4% nazionale.

Gli uomini sono ritenuti più adatti ad essere assunti per il 30,7% delle assunzioni. La percentuale provinciale appare inferiore sia al dato regionale (31,2%) che a quello nazionale (31,8%), ma superiore alla percentuale del Centro (26,7%). Le donne perugine, invece, vengono preferite nel 18,5% delle assunzioni. La quota provinciale appare quasi in linea con il dato regionale (18,1%), e risulta superiore sia alla percentuale del Centro (16,7%), che al dato nazionale (15,8%).

Tenendo conto però che per oltre la metà delle assunzioni il genere non è ritenuto una fattore discriminante, gli spazi di assunzione per le donne e gli uomini diventano in realtà più ampi di quanto esplicitamente indicato dalle imprese. Considerando anche le assunzioni per cui il genere non è importante e ripartendole proporzionalmente tra uomini e donne si stima che le opportunità per le donne potranno raggiungere il 38% delle assunzioni totali.

A livello settoriale la percentuale di uomini è superiore nel settore industriale e più bassa nei servizi. Nel manifatturiero, infatti, è pari al 61,5%; arriva al 95% nelle costruzioni e al 67% nelle industrie meccaniche ed elettroniche, mentre nel settore moda non arriva neanche all’1% Nei servizi gli uomini saranno complessivamente il 15,1% degli assunti: negli servizi turistici la percentuale supera il 23%, mentre nei servizi avanzati di supporto alle imprese è circa il 3%. La percentuale di uomini risulta più alta (38%) nelle imprese con meno di 50 dipendenti; nelle imprese più grandi meno della metà (16%). Il peso delle donne, invece, è più alto nei servizi e inferiore nel settore industriale. Nel manifatturiero, infatti, la quota di donne complessivamente è pari al 16%; ma, ad esempio, raggiunge il 72% nel settore della moda. Nei servizi le donne rappresentano complessivamente il 19,7% degli assunti, ma nei servizi avanzati di supporto alle imprese la percentuale arriva al 45%, mentre negli altri servizi si ferma a poco più del 12%. La percentuale delle donne risulta maggiore (24%) nelle imprese con meno di 50 dipendenti, è invece molto più bassa per le imprese più grandi (8%).

 

I TITOLI DI STUDIO RICHIESTI

Analizzando le assunzioni secondo il titolo di studio, emerge che saranno circa 250 i laureati assunti nel I trimestre 2017 nella provincia di Perugia, pari all’11% del totale, di poco inferiore al dato regionale (11,6%), ma soprattutto al di sotto della media nazionale (16,8%) e della percentuale del Centro (18,9%). A livello settoriale la percentuale di laureati è molto variabile: si passa dai valori più bassi registrati nel turismo (0,6%) e nelle costruzioni (1,4%), fino ad arrivare al 46% nei servizi avanzati a supporto delle imprese. La percentuale di laureati, infine, risulta più alta (12%) nelle imprese con meno di 50 dipendenti, mentre nelle imprese più grandi si ferma al 9%.

Il titolo di studio più ricercato è il diploma. sono 800 i diplomati richiesti dalle imprese, il 35,3% del totale delle assunzioni; percentuale che risulta però inferiore sia al dato regionale  (38%) sia al valore del Centro (43,1%) e alla media nazionale (41,4%). La quota di diplomati varia molto all’interno dei settori: è più bassa nelle costruzioni (13,2%) e raggiunge il massimo nel settore del commercio (71,3%).

Le qualifiche professionali, con oltre 450 richieste, rappresenteranno circa il 20% delle assunzioni, percentuale superiore a quella del Centro (13,5%)  e dell’Italia (16%) e in linea con il dato umbro (20%). A livello dimensionale la percentuale di qualifiche professionali è più alta nelle imprese con meno di 50 dipendenti, in cui supera quota 25%, mentre nelle imprese più grandi si ferma al 10%.

Il personale per il quale non è richiesto alcun titolo specifico sarà pari a oltre 750 unità, corrispondente al 33,6% delle assunzioni complessive.

 

I PROFILI PROFESSIONALI RICERCATI

Considerando la distribuzione delle assunzioni previste in provincia di Perugia secondo il profilo professionale, si riscontra che tra gennaio e marzo 2017 le imprese hanno programmato di assumere 450 figure qualificate – high skill – pari ad una quota del 19,6% delle assunzioni totali. Il dato perugino risulta di poco inferiore a quello regionale (20,3%), ma soprattutto al di sotto della percentuale del Centro (22,7%) e della media nazionale (22,2%).

A livello settoriale la percentuale di high skill è inferiore nel settore industriale e più alta nei servizi. Nei servizi gli high skill saranno complessivamente il 20,7% mentre nel manifatturiero la quota arriva al 17,3%. All’interno comparto terziario comunque il peso delle professioni più qualificate è molto variabile: si registrano percentuali poco superiori al 13,5% per il commercio, mentre nei servizi avanzati di supporto alle imprese si arriva a quasi il 93%.

La percentuale di high skill risulta più alta (24%) nelle imprese con meno di 50 dipendenti, è invece al di sotto del valore medio provinciale per le imprese più grandi.

Il gruppo professionale più ricercato è rappresentato dagli impiegati, addetti vendita e servizi con 820 assunzioni, pari al 36,1% del totale. La percentuale provinciale risulta inferiore sia al dato regionale  (37,8%) sia al valore del Centro (40,8%) e alla media nazionale (40,5%).

Gli operai specializzati, che dovrebbero essere 560, rappresenteranno il 24,8% delle assunzioni. La quota provinciale è superiore a quella del Centro (21,1%)  e dell’Italia (23,9%). A livello dimensionale la percentuale è più alta nelle imprese con meno di 50 dipendenti, in cui raggiunge quota 30,9%, mentre nelle imprese più grandi gli operai si fermano al 13,2%.

Saranno infine il 19,5% le assunzioni che riguarderanno figure generiche e non qualificate.

 

LE GRADUATORIE DEI PROFESSIONISTI 

In base a quanto dichiarato dalle imprese, le cinque professioni più richieste nel I trimestre 2017, che complessivamente rappresentano quasi il 60% del totale delle assunzioni, sono:

  1. personale generico, con 440 assunzioni complessive;
  2. commessi e altro personale di vendita nei negozi, con 240 assunzioni;
  3. operai metalmeccanici e elettromeccanici, con 230 dipendenti richiesti;
  4. cuochi, camerieri e professioni simili, con 220 assunzioni;
  5. personale di segreteria e servizi generali con 200 dipendenti ricercati;

Facendo riferimento soltanto alle assunzioni per le quali le imprese hanno indicato esplicitamente di ricercare personale con meno di 30 anni, è possibile redigere anche la classifica delle professioni che potremmo definire “per giovani”.

Le professioni, per le quali le imprese sono maggiormente orientata ad assumere giovani, sono le seguenti:

  1. addetti alla gestione dei magazzini e spedizionieri, con quasi il 72% delle assunzioni destinata preferibilmente a giovani;
  2. ingegneri e specialisti in discipline scientifiche e della vita, con il 68% degli assunti di età non superiore a 29 anni;
  3. tecnici in campo informativo, ingegneristico e della produzione, con il 58% di assunzioni destinata a personale con meno di 30 anni;
  4. operai metalmeccanici e elettromeccanici cuochi, camerieri e professioni simili, con il 52% di giovani assunti;
  5. commessi e altro personale qualificato nelle attività commerciali, con il 43% delle assunzioni destinato preferibilmente ai giovani.

E’ possibile anche analizzare le assunzioni per le quali le imprese hanno indicato esplicitamente di ricercare personale di genere femminile. In tal modo si può individuare la graduatoria dei profili professionali per i quali le imprese sono maggiormente orientata ad assumere donne.

Le prime cinque professioni con la maggior propensione all’assunzione di personale femminile sono le seguenti:

  1. operai specializzati nel tessile-abbigliamento, con il 71% di donne;
  2. ingegneri e specialisti in discipline scientifiche e della vita, con il 53% di assunzioni rivolte a personale femminile;
  3. specialisti e tecnici amministrativi, finanziari e bancari, con una percentuali di donne pari al 46%;
  4. addetti all’accoglienza, all’informazione e all’assistenza della clientela, con il 39% di assunzioni rivolte a personale femminile;
  5. personale di segreteria e servizi generali con il 35% delle assunzioni destinata alle donne;

Prendendo, invece, in esame le assunzioni per le quali le imprese hanno dichiarato che adotteranno un contratto a tempo indeterminato oppure di apprendistato, è possibile classificare le professioni in base alla percentuale di contratti stabili.

Le cinque professioni “più stabili”, per cui le imprese sono maggiormente orientata ad adottare un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, risultano essere:

  1. tecnici in campo informativo, ingegneristico e della produzione, con una percentuale di contratti stabili pari a 81%;
  2. ingegneri e specialisti in discipline scientifiche e della vita, con quattro contratti stabili su cinque;
  3. operai metalmeccanici e elettromeccanici, con il 75% di assunti con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato;
  4. personale di segreteria e servizi generali, con la metà delle assunzioni effettuate tramite contratto stabile;
  5. commessi e altro personale qualificato nelle attività commerciali, con il 42% di assunzioni a tempo indeterminato o di apprendistato.

Infine, se si fa riferimento soltanto alle assunzioni per le quali le imprese hanno indicato di ricercare personale con esperienza specifica, è possibile redigere anche la graduatoria delle professioni “per esperti”.

Le professioni con la maggiore richiesta di personale esperto, sono le seguenti:

  1. specialisti in scienza umane e sociali e in discipline artistiche, con la totalità delle assunzioni rivolte a personale esperto;
  2. operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici, con il 98% delle assunzioni destinata a coloro che hanno già maturato esperienza nella professione o nel settore;
  3. insegnanti e altri tecnici dei servizi alle persone, con una percentuale di personale esperto del 96%;
  4. operatori dell’assistenza sociale e dei servizi sanitari, con l’86% di assunti con esperienza;
  5. addetti all’accoglienza all’informazione e all’assistenza della clientela, con l’82% delle assunzioni destinato preferibilmente a personale che ha già esperienza.

 

LE PROFESSIONI DIFFICILI DA REPERIRE       

Non sempre è facile per le imprese trovare le figure professionali di cui necessitano. Nella provincia di Perugia sono considerate di difficile reperimento il 21,5% delle assunzioni complessive previste nel trimestre; a livello provinciale la difficoltà di trovare le figure professionali necessarie risulta maggiore rispetto alla media nazionale (19,9%) e al dato del Centro (18,2%)  mentre è inferiore a quella regionale (23,3%).

Le imprese piccole, con meno di 50 dipendenti, incontrano maggiori difficoltà rispetto alle imprese più grandi nel reclutare le figure professionali. Nelle piccole imprese le assunzioni ritenute difficile da realizzare rappresentano il 28% del totale, mentre nelle imprese più grandi sono difficili soltanto il 9% delle assunzioni.

Per quanto riguarda le attività economiche, nel terziario le difficoltà di reperimento della manodopera si attestano al 17,3%, nel manifatturiero salgono al 29,9%. Tra i settori in cui appare più difficile reperire personale emergono i servizi avanzati, con oltre il 44%, e le industrie metalmeccaniche ed elettroniche, con quasi il 41%.

Andando ad analizzare in dettaglio le professioni, si può determinare la graduatoria delle professioni introvabile, quelle con la più alta percentuale di difficoltà nel reperire il personale. Le prime cinque professioni introvabili sono:

  1. ingegneri e specialisti in discipline scientifiche e della vita, con due assunzioni su tre difficili da trovare;
  2. operai metalmeccanici e elettromeccanici, con il 42% del personale difficilmente reperibili;
  3. operai nelle industrie chimiche, del legno, della carta e altre industrie, con il 37% delle assunzioni per le quali le imprese riscontreranno criticità;
  4. operai specializzati e conduttori impianti nel tessile-abbigliamento, con una percentuale del 34% di personale “introvabile”;
  5. specialisti e tecnici del marketing, vendite e distribuzione, a pari merito con tecnici informatici, ingegneristici e della produzione,  entrambi con il 32% delle assunzioni difficilmente reperibili;

 

Infine, tenendo conto del fabbisogno occupazionale di ciascuna figura professionale e della relativa percentuale di difficoltà di reperimento, è possibile determinare i posti di lavoro che nel I trimestre 2017 rischiano di rimanere vacanti nella provincia di Perugia perché le imprese non riescono a trovare le professionalità necessarie.

Al primo posto troviamo gli operai metalmeccanici ed elettromeccanici, con quasi 100 posti di lavoro che rischiano di non essere occupati. In seconda posizione ci sono i commessi e altro personale qualificato nelle attività commerciali, con oltre 60 posti di lavoro che potrebbero rimanere scoperti. Al terzo posto si trova il personale di segreteria e servizi generali con 60 posti per i quali le imprese avranno difficoltà a reperire personale adatto. Il quarto posto in graduatoria è occupato da una professione high skill - gli ingegneri e specialisti in discipline scientifiche e della vita - con oltre 50 posti di lavoro che rischiano di rimanere vuoti. In quinta posizione,  infine, si trovano i tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione, per i quali risultano a rischio 35 posti di lavoro.

Elaborazione dati a cura di Anna Cagnacci, Ufficio Studi e ricerche economiche Camera di commercio Perugia