VISIONI D'IMPRESA

30 giugno 2012

Briziarelli, la terra nel destino

di Bruno Petronilli

Un esempio di lungimiranza imprenditoriale, di forte legame con il territorio, di mentalità geniale e vincente, di qualità produttiva. La Briziarelli di Marsciano è tutto questo. E forse di più, visto che da generazioni i componenti della famiglia sembrano unire il passato, il presente e il futuro con il loro stile, la loro unità di intenti, il loro patrimonio intellettuale e umano, che rappresenta la risorsa primaria di ogni esperienza di vita professionale. La lunga epopea della Briziarelli ha origini antiche, avviata a Marsciano da Pio Briziarelli alla fine dell’Ottocento, in una piccola fornace “a pozzo” posta a pochi metri dalle mura cittadine. All’alba del 1900 questo impianto occupa 10 operai, e nonostante sia già di dimensioni ragguardevoli per l’epoca, si rivela poco dopo insufficiente per la crescente attività: il 25 luglio 1906 Pio Briziarelli si fa promotore della costituzione, insieme a Biordo De Lunghi, Giovan Battista Battaglia e Giuseppe Falini, della “Società per la Costruzione ed Esercizio di Fornaci a Fuoco Continuo per Laterizi e Calce”. La nuova impresa, più brevemente denominata “Le Fornaci di Marsciano”, costruisce un nuovo stabilimento per laterizi fabbricati a mano nella zona a sud-est del capoluogo, nei pressi della confluenza del fiume Nestore nel Tevere. Il nuovo impianto viene dotato di un forno Lanuzzi a fuoco continuo, che, pur rappresentando una semplice evoluzione delle tradizionali fornaci “a pozzo”, consente un significativo incremento della produzione: nel 1910 la società occupa 40 operai, di cui 5 donne, che percepiscono un salario giornaliero di 1,25-2,50 lire. Nello stesso periodo, Pio Briziarelli continua a gestire una fornace da calce che occupa 4 operai, e una fabbrica di cemento che ne occupa 10. Questa pluralità di attività gli consente di conquistare una posizione di crescente prestigio nell’economia e nella società di Marsciano. Nel 1923 il forno Lanuzzi viene sostituito da un moderno forno Hoffmann. Contemporaneamente, vengono realizzati due punti vendita a Todi e a Marsciano e acquistati macchinari per la trafilatura dei laterizi. Nel 1926 l’impresa compare nell’elenco delle ditte della Camera di Commercio di Perugia come “Fornace Briziarelli-Battaglia” (Biordo De Lunghi era morto nel 1918 e Giuseppe Falini recede nel 1920) e nel 1937 risulta con la denominazione di “Fornace Briziarelli Pio e Figli di Marsciano”: nel 1930, infatti, entrano a far parte della società Vincenzo, Giovan Battista e Mario, figli di Pio Briziarelli, mentre alla fine del 1933 era morto anche l’altro socio, Giovan Battista Battaglia. Nel periodo compreso tra l’inizio degli anni Venti e la metà degli anni Trenta, la fornace conosce importanti trasformazioni, sia in senso patrimoniale sia tecnologico. Vengono acquistate importanti porzioni di mercato rilevando altre fornaci e procedendo all’inglobamento della “Società Anonima Laterizi” di Santa Maria degli Angeli. I cambiamenti più significativi sono però quelli operati sulla produzione: i giovani Briziarelli, inseriti nella direzione dell’azienda, intuiscono che l’attività non può essere sviluppata mantenendo le antiquate tecniche di produzione che pure sono ampiamente adottate in tutta Italia. Questo è un momento di straordinaria importanza per l’azienda, quello in cui i figli colgono nell’ereditare dai padri l’azienda, nuove opportunità di sviluppo, un sistema virtuoso che si protrarrà fino ai giorni nostri con le successive generazioni. Sulla base delle conoscenze acquisite con un viaggio in Germania, l’azienda gode di un radicale ammodernamento e sviluppo dell’impianto di Marsciano: introducono nella produzione i più aggiornati macchinari esistenti in Europa, suscitando l’interesse di tecnici italiani e stranieri e gli apprezzamenti di giornali e riviste specializzate. Alla fine degli anni trenta il figlio di Pio, Vincenzo Briziarelli, incentiva ulteriormente la meccanizzazione e l’azienda si afferma come il principale gruppo umbro del settore. Superato le tragiche vicende della Seconda Guerra Mondiale, la Briziarelli riprende il suo cammino di innovazione e crescita: per far fronte alla domanda di laterizi necessari per la ricostruzione del patrimonio edilizio dell’Italia i Briziarelli maturano ben presto l’idea di una radicale trasformazione del ciclo produttivo dello stabilimento di Marsciano mediante l’impiego di un forno a tunnel. Questo tipo di forno era già impiegato per la produzione di ceramiche e articoli sanitari ma gli esperti del tempo ritenevano antieconomica, e problematica dal punto di vista tecnico, la sua gestione nelle dimensioni richieste da una grande fabbrica di laterizi. I fratelli Briziarelli, convinti del contrario, acquistarono dalla tedesca Kerabedarf un progetto di forno a tunnel per ceramica, ne studiarono personalmente le modifiche e nel 1950, primi in Europa, lo utilizzarono per produrre tegole. Venne così realizzato un ciclo continuo di produzione completamente meccanizzato. Questa innovazione rivoluzionò la tradizione tecnica di produzione del laterizio, determinando un sensibile contenimento dei costi e permettendo l’acceso a mercati in precedenza non raggiungibili. Nel 1955 la Briziarelli, gestita ancora in prima persona dal fondatore Pio, occupa circa 350 operai. In questi anni viene formalizzato l’acquisto della fornace Hoffmann e dei fabbricati annessi del Comune di Foligno e di altre cave e fornaci in Umbria, come quella di Dunarobba (1957), nei pressi della quale era situata un’importante cava di argilla. Nel 1964 viene costruita a Bevagna una nuova fornace. Gli anni settanta rappresentano il periodo di massima espansione, in cui la FBM effettua le prime esportazioni in Francia, nei Paesi Arabi e in Canada. Nel 1989 l’acquisto della Società Lateritaliana apporta lo stabilimento di Fiano Romano e il magazzino di Monterotondo, che completano la sua rete commerciale e produttiva, consentendo un notevole sviluppo dell’azienda. Arriviamo all’oggi, in cui la FBM impiega oltre 380 dipendenti nei quattro stabilimenti di produzione e sei magazzini di proprietà, l’unica azienda in Italia a produrre l’intera gamma dei laterizi da costruzione. Gli eredi che hanno il compito di perpetrare la genialità da grande demiurgo della terra di Pio Briziarelli sono Vincenzo Briziarelli, Gianni Meneghini, Pier Aldo Passaro, Barbara Briziarelli. Tutti giovani, volti sorridenti ed orgogliosi. Li incontriamo nella loro sede storica di Marsciano, esordiamo con una domanda diretta e concreta: perché la Briziarelli ha avuto tale successo, quali sono i motivi che l’hanno portata ad essere leader del mercato dei laterizi? Ci risponde Gianni Meneghini, il delegato commerciale e marketing dell’azienda: “Perché la Briziarelli conosce la terra. Sembra semplice, ma è proprio così. La FBM possiede 750 ettari, la Agricola Briziarelli altri 350. Ogni nostro avo ha investito nella terra. L’hanno amata, conosciuta, utilizzata e trasformata. Ogni nostro stabilimento non sorge lì a caso: siamo specializzati nelle caratteristiche dell’argilla che c’è in zona. A Marsciano, per esempio, c’era un’argilla molto vetrosa e poteva essere cotta a temperature molto alte. Ecco come nasce un prodotto unico”. Il legame con la terra significa anche rispettare il contesto naturale di cui fa parte, un’attenzione che alla FBM rasenta il maniacale: un megaimpianto fotovoltaico a Masciano e Dunarobba, autosufficienti in fatto di energia, uso esclusivo del metano come fonte meno inquinante, nessun additivo nelle argille che non sia assolutamente naturale, quando una cava si è esaurita si ricostruisce un ecosistema verde. Ecco forse dove la Briziarelli trova le sue armi vincenti, una delle poche aziende che dal 1926 non ha mai cambiato la ragione sociale: FBM significa quindi anche sigillo di garanzia per chiunque acquisti i suoi prodotti. E sono in molti a farlo dall’Arabia Saudita al Giappone, da Dubai a Cipro, al Nord America. Gianni Meneghini ci spiega che i prodotti della Briziarelli si collocano in un mercato di nicchia assoluto e la posizione dell’azienda in una terra lontana dai principali porti di mare, impone costi di trasporto altissimi. “Se avessimo un sistema d’infrastrutture ferroviarie migliori sarebbe diverso” aggiunge Meneghini “comunque abbiamo clienti come i grandi magnati russi che non guardano al prezzo, ma solo alla qualità”. Forse duemila anni fa era più facile: a Roma arrivavano i laterizi via Tevere, su chiatte ricolme dei preziosi mattoni dell’Umbria. Una regione famosa anche per il vino, l’altra e più recente attività che impegna la Briziarelli. Il progetto Sagrantino nasce in pratica da solo: sulle dolci colline di Bevagna l’azienda ha una delle sue proprietà più importanti. Una naturale estensione della cava confluita in quello che è diventato il fenomeno di una terra vocata alla produzione vinicola. In totale 16 ettari, produzione di Sagrantino e Rosso di Montefalco, con il Vitruvio (il nome di questo Sagrantino non è stato scelto a caso, visto che il grande architetto romano fu il primo a scrivere un testo sui laterizi) che guida una gamma di vini corposi, rotondi, moderni ma del tutto tradizionali. In questa impresa le due dinastie Briziarelli sono ancora unite, e sono i giovani ad avere in mano la gestione dell’Azienda Agricola Briziarelli (60% agli eredi Vincenzo e 40% agli eredi Giovanni Battista). Il progetto nasce circa dieci anni fa e fino alla scorsa vendemmia i processi di vinificazione avvenivano in locali in affitto. Ad agosto verrà invece inaugurata la nuova cantina di proprietà e i giovani protagonisti sono in trepida attesa. Vincenzo Briziarelli, sua sorella Barbara e naturalmente l’anima dell’azienda vinicola Roberto Ricci. È proprio Barbara che conclude il nostro incontro, dandoci l’immagine più bella che potessimo ricevere. “Con il vino noi giovani vogliamo lasciare il segno, come hanno fatto i nostri padri prima di noi. È un progetto tutto nostro, anche se sono certa che mio nonno avrebbe voluto esserci vicino, per spiegarci che la terra è la nostra identità, il vino la sua anima, un patrimonio immenso che nessuno potrà mai replicare”.

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