ARTE, MUSICA & CULTURA

31 dicembre 2013

L'arte contemporanea al ciac di Foligno

di Massimo Duranti

Il Centro per l’arte contemporanea in Umbria produce eventi sull’arte con protagonisti italiani e stranieri ripercorrendo movimenti e gruppi dal dopoguerra alla contemporaneità.

 Fra i centri importanti per l’arte contemporanea in Umbria, piccola regione dove sono nati ed hanno operato grandi artisti non solo del passato, prossimo e remoto, ma anche del ‘900 – basta pensare a Alberto Burri, Gerardo Dottori, Leoncillo, Enzo Brunori – Foligno si sta affermando come luogo attivo di produzione di eventi espositivi non episodici e di qualità. In ciò candidandosi alla leadership nel settore, mentre è Spoleto egemone per qualità e quantità di opere d’arte possedute, seppure poco valorizzate, mentre deve caratterizzare meglio le attività espositive. E poi c’è Città di Castello che ambisce a diventare Centro di documentazione delle arti, ma in realtà vive il contemporaneo solo dalla torre d’avorio impermeabile della Fondazione Palazzo Albizzini e degli splendidi, quanto purtroppo poco visitati musei di Burri. A Perugia con Palazzo della Penna diventato centro culturale polivalente, ci sono anche le arti visive, la permanenza delle Lavagne di Beuys e il Museo Dottori, quest’ultimo in attesa di essere di nuovo allestito negli spazi della donazione Martinelli destinata alla Galleria Nazionale. Queste le realtà più significative nella regione alle quali si devono aggiungere altre situazioni sparse sul territorio, senza dimenticare i “musei di sculture all’aperto” di Campo del Sole, a Tuoro, e di Scultori a Brufa nell’omonimo borgo del Comune di Torgiano. Quello che manca nella regione è una “rete” che abbracci tutte queste situazioni caratterizzate spesso ancora da vetusti campanilismi e dunque da malcelate lotte di una effimera supremazia, quando l’Umbria è una ben piccola regione che deve, appunto, fare rete per potere avere un ruolo anche nel contemporaneo. Tornando a Foligno, l’arte contemporanea ha qui una tradizione di poche, ma significative mostre che sono scritte nella storia dell’arte, ma non di attività con caratteri di continuità o eccellenze particolari. La nascita del CIAC è merito della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno che ha scommesso sulla cultura e sull’arte in particolare da tempo creando nel 2009 il centro per la cultura e lo sviluppo economico, una srl della quale è socio unico. E come primo atto ha restaurato e adattato la vecchia Centrale del latte, poi ufficio postale, partendo da un’idea di Getulio Alviani in collaborazione con l’architetto Zamatti, poi realizzato in realtà, non senza polemiche del primo ideatore, dall’Architetto Partenzi. Oggi il Centro Italiano d’Arte Contemporanea è un grande parallelepipedo con una solida camicia di corten, di colore ruggine, senza finestre (ma la luce la prende da un grande lucernaio che posa su pilastri) posto in mezzo alle case liberty, non senza mugugni per l’accostamento. Dentro è a due piani: quello piano strada ampio e luminoso, appunto, ma “open”, che a volte diventa dispersivo, se non appositamente articolato; quello interrato, purtroppo un po’ basso, ma comunque ampio e articolato. La terrazza, non ancora mai utilizzata, è destinata a opere site-specific, realizzate dunque appositamente per il luogo. Ma la Fondazione ha realizzato un’altra importante operazione con la sistemazione di un capolavoro dell’arte contemporanea, di sua proprietà, la Calamita cosmica di Gino De Dominicis che ha collocato arditamente nel’ex Chiesa dell’Annunziata. Il grande scheletro, che ha girato l’Europa, è approdato in questo spazio occupandolo proprio tutto e creando un allestimento veramente unico. Dal 2011 sono state avviate le attività espositive, ma anche cicli di conferenze su temi di storia dell’arte, presentazioni, alcune direttamente prodotte, altre realizzate in altri musei,per evidenti necessità di economie di scala, spaziando ampiamente fra i linguaggi, compresa la più economica fotografia, senza dunque una specifica caratterizzazione di tendenza. Basta confrontare la mostra appena conclusa di Carlo Maria Mariani, campione della pittura colta, meglio dire ipermanierismo, e quella programmata da febbraio a maggio su Luciano Fabro, un centinaio di disegni, esponente di spicco dell’Arte povera, realizzata in collaborazione con la GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, dove la mostra è stata aperta da ottobre 2013 allo scorso 6 gennaio. Tornando ancora indietro, spicca nel 2013 l’esposizione dedicata a Julian Schnabel, artista americano fra i più noti al mondo, esponente del neoespressionismo. Per la fotografia basta ricordare la mostra del 2012 di Edward Weston, maestro americano dell’immagine scomparso nel 1958. Sempre nel 2012 si ricorda l’operazione concettuale mostra di Vincenzo Agnetti, artista visivo italiano scomparso nel 1981, affermatosi a livello internazionale negli anni Sessanta e Settanta. Dietro tutto questo non poteva non esserci un regista esperto d’arte contemporanea qual è Italo Tomassoni, famoso avvocato, ma anche critico d’arte e docente d’arte contemporanea alla Sapienza di Roma, amico di Burri, di De Dominicis e di tanti altri artisti, ispiratore e mentore di gruppi e movimenti artistici.

Fotogallery