ARTE, MUSICA & CULTURA

12 settembre 2014

Bracco: Intervista su turismo e cultura

di Chiara Ceccarelli

“Turismo-cultura, asset strategico da potenziare”

Parla a tutto campo l’assessore regionale Bracco. Al lavoro su tre direttrici la cabina di regia per l’Esposizione Universale di Milano. A fine anno lancio del progetto “Da Expo ai territori”.  Dall’Europa attesi circa 24 milioni per il settore. Nel primo semestre 2014 più 6,83% di arrivi, più 1,41% di presenze. Registrati (nel 2013) 700mila visitatori al sistema museale umbro

Al termine della stagione turistica estiva e a pochi mesi da Expo2015, arrivati a metà strada, chiediamo a Fabrizio Bracco, assessore regionale ai Beni e Attività culturali, Turismo e Promozione dell’Umbria, di compiere un bilancio e tratteggiare la sua strategia per riuscire a trasformare il patrimonio di questa regione in una fonte di ricchezza.

Assessore Bracco, si avvicina l’appuntamento con Expo 2015, solo otto mesi all’apertura dell’Esposizione Universale. Che cosa state preparando?

“Expo rappresenta per il nostro Paese, da anni in difficoltà economica, una grande opportunità. Può diventare uno spartiacque tra un prima e un dopo la crisi. Il nostro obiettivo è quello di rappresentare al meglio l’Umbria e di sfruttare le opportunità commerciali nell’interesse delle imprese. Stiamo lavorando su tre livelli. Il primo è quello turistico. Sono attesi circa 20milioni di visitatori, due terzi dei quali italiani e un terzo stranieri. Vogliamo proporre la nostra regione come prosecuzione del tour italiano. Il secondo livello è quello dell’attuazione del progetto “Dall’Expo ai territori”, una serie di eventi da lanciare tra fine anno e inizio 2015 per promuovere il sistema Umbria, dall’enogastronomia alla cultura, alle produzioni locali. Il terzo livello è l’internazionalizzazione, declinato su due piani: incontri con delegazioni straniere dei nostri Paesi target e inviti concordati con il sistema delle imprese per portare in Umbria clienti, buyer e giornalisti. Per realizzare questo piano è al lavoro una cabina di regia coordinata da Regione, Sviluppumbria e Parco 3A, che dialoga con Enti locali, Camere di Commercio, Associazioni di Categoria, Università di Perugia e Università per Stranieri. Abbiamo già stanziato un milione e cinquanta mila euro. Nei prossimi mesi, serviranno ulteriori risorse. Siamo convinti che non mancherà l’impegno di tutti i soggetti interessati”.

Dal 2009 al 2013, secondo l’ultimo rapporto Symbola, l’export culturale e il valore aggiunto dell’intera economia regionale ha registrato una crescita, passando dallo 0,8% all’1,2%. La Toscana registra invece un indice pari al 7,9%. Dove migliorare?

“Più sono forti le produzioni culturali, maggiore è la competitività sui mercati esteri. È stato ampiamente dimostrato, ad esempio, il ruolo centrale della cultura e le sue connessioni con la manifattura leggera. Il successo nei mercati esteri del sistema produttivo italiano è determinato da attività ad alto contenuto creativo. Symbola fa riferimento a gioielleria e alta oreficeria, moda e design, enogastronomia che incidono per il 93% sull’export culturale. Nel 2013, questo comparto italiano allargato ha venduto merci per un totale di 38,6 miliardi di euro, mentre le industrie culturali in senso stretto, vale a dire film, video, radio e tv, videogiochi e software, musica, libri e stampa, cultura del patrimonio, per circa 3 miliardi di euro. Negli ultimi anni, in maniera silenziosa, l’Umbria ha lavorato molto per potenziare il rapporto tra cultura e sistema produttivo, tanto che, sempre nel 2013, siamo tra le tre regioni italiane che hanno fatto meglio in termini di export del sistema produttivo culturale allargato. L’export in Umbria, Toscana e Sicilia è cresciuto del 12,1% rispetto all’anno precedente. Certo c’è ancora da lavorare, ma stiamo recuperando in fretta sul piano della qualità e della competitività”.

Il circuito culturale incide sull’economia del territorio, in particolare sul settore turistico. La stagione estiva è ormai agli sgoccioli, qual è l’andamento tra visite e presenze in Umbria nei primi sette mesi del 2014 e rispetto allo stesso periodo del 2013?

“La relazione tra economia del territorio e grandi manifestazioni culturali costituisce un fenomeno sempre più analizzato, ben presente nella strategia regionale. Ad esempio, in Umbria,  lo studio condotto nel 2009 da Bruno Bracalente e Luca Ferrucci sugli eventi culturali e lo sviluppo economico locale mette a fuoco in modo molto efficace il complesso delle relazioni esistenti. Il valore aggiunto dei soli ‘grandi eventi’ è paragonabile, sul Pil regionale, a quello di una media-grande impresa e, nell’ambito di questo valore aggiunto, la spesa dei turisti rappresenta circa l’85% del totale. L’ottimo andamento della 57esima edizione del Festival dei 2 Mondi e della 41esima edizione Umbria Jazz, unitamente alla mostra di Steve McCurry e a tanti altri eventi sparsi per la regione, hanno contribuito, nella presente stagione, a sostenere un movimento turistico in altre parti molto compresso dalla crisi economica e dalle avverse condizioni meteorologiche. In termini di arrivi e presenze, il primo semestre 2014 si è chiuso, infatti, in modo molto soddisfacente. Più 6,83% di arrivi, più 1,41% di presenze. I dati, non ancora  definitivi, comprensivi del mese di luglio, sembrano confermare questa tendenza, soprattutto negli arrivi, nonostante il clima”.

Quanti ingressi ha registrato il sistema museale dell’Umbria che comprende 120 siti d’interesse culturale nei primi sette mesi del 2014. Meglio o peggio del 2013?

“Per quanto riguarda l’affluenza nei musei, il numero di visitatori del 2013 risente ancora di una flessione rispetto agli anni precedenti. Approssimando, possiamo dire che si tratta di circa 700.000 visitatori. La serie storica porta a considerare che le potenzialità del Sistema sono vicine, se non superiori, al milione di visitatori complessivo. Numero che considero soglia di sufficienza. Il dato parziale del 2014 non è ancora disponibile ma le prime valutazioni parlano di una leggera ripresa, soprattutto durante i ponti. Si tratta di fruitori per lo più stranieri. Dato confermato dalla mostra di Steve McCurry, finora apprezzata per il 70% da visitatori esteri o provenienti da fuori regione. C’è da lavorare per accrescere la partecipazione degli umbri”.

Parliamo della programmazione 2014-2020 per la cultura. Quante risorse sono disponibili per l’Umbria? Quali sono gli obiettivi strategici presentati a Bruxelles?

“Le risorse destinate alla cultura sono circa 24 milioni di euro. Con queste risorse, la Regione Umbria intende perseguire il duplice obiettivo della crescita culturale della popolazione residente, da un lato, e della valorizzazione degli attrattori naturali e artistici, dall’altro. Obiettivi perseguibili attraverso una progettazione integrata pubblico-privato. A questo scopo la valorizzazione integrata delle risorse culturali e paesaggistiche dell’Umbria, in funzione di uno sviluppo economico sostenibile, a basso impatto ambientale e orientato alla qualità, costituisce un presupposto fondamentale per l’incremento e la destagionalizzazione dei flussi turistici. Ci sono poi le risorse reperibili dal fondo per la competitività e quelle destinate alla formazione del Fondo sociale a cui possono attingere le imprese culturali e creative, un settore capace di diversificare e articolare la base produttiva del territorio, rispondendo anche alle esigenze di intraprendere e fare impresa delle nuove generazioni, di potenziare la fruizione del patrimonio culturale, sviluppare innovazione di prodotto e di processo nelle imprese, in una dimensione dove è ancora prevalente lo spazio dell’associazionismo, del volontariato, del terzo settore”.

La cultura può diventare un settore chiave per battere la crisi e rilanciare l’Umbria dove operano 6717 imprese, capaci di rendere il 4,7% della ricchezza prodotta a livello regionale. Si può fare di più?

“Certo che si può fare di più, anzi si deve fare di più. Occorre potenziare l’industria culturale e creativa facilitando, anche, l’imprenditoria delle nuove generazioni in una dimensione dove è ancora prevalente lo spazio dell’associazionismo, del volontariato, del terzo settore. La crescita del settore può rafforzare la fruizione del patrimonio culturale e portare innovazione di prodotto o di processo nelle imprese. In questa direzione muove il lavoro svolto a sostegno della candidatura di Perugia a capitale europea della cultura 2019: individuare sempre più e sempre meglio l’asset culturale. Cultura intesa non solo come patrimonio da conservare ed eventi da promuovere ma come sistema produttivo. La strada è stata già intrapresa. I primi segnali, come la crescita dell’export, sono positivi. Si tratta ora di procedere con maggiore decisione”.