RACCONTAMI L'UMBRIA

Alta Valle del Tevere: 1° giorno di blog tour

Articolo partecipante a Raccontami l'Umbria 2018 - sezione Turismo, Ambiente e Cultura

di Catia Moroni

Angoli di Umbria di sorprendente bellezza che parlano di un territorio ricco di storia, li abbiamo visitati durante un blog tour nell’Alta Valle del Tevere: questo è il nostro racconto a quattro mani.  

E’ stato un blog tour veramente intenso quello organizzato da Visit Alta Umbria e che gli scorsi 28 e 29 ottobre ci ha portato alla scoperta di quella zona di Umbria che per prima accoglie il Fiume Tevere che ha appena salutato la Toscana. Paesi racchiusi nello spazio di pochi chilometri, immersi nel verde dei boschi e della campagna, ognuno con il suo pezzo di storia da raccontare che attende solo di essere svelata.  

 

San Giustino La nostra visita è iniziata dalla città di San Giustino, comune situato a nord della Valtiberina, zona di confine e, già in epoche remote, di collegamento con il territorio di Toscana, Marche e della Romagna. E’ dalle parole del Sindaco che abbiamo appreso delle particolari vicende storiche di questo territorio: dei resti di epoca romana rinvenuti negli Scavi di Colle Plinio e dell’appartenenza, dal 1441 al 1826, alla Repubblica Indipendente di Cospaia, stato cuscinetto creato per un errore di divisione territoriale, che comprendeva anche l’attuale zona di Sansepolcro, collocato tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio. Libera da dazi, la repubblica non aveva leggi scritte, ma il solo motto “Perpetua et firma libertas”, e fu così libera di avviare la coltivazione e il commercio del tabacco dai quali trasse enormi fortune e gettò le basi per il forte sviluppo industriale, dell’artigianato e dell’agricoltura che ha interessato San Giustino dopo l’annessione al Regno d’Italia e che si riflette ancora oggi nella vita economica di queste zone. Si trova qui Il Mulino Medievale dei Renzetti, attualmente gestito dagli eredi Piergentili, uno dei pochi esempi di mulino idraulico che macina esattamente come un tempo e produce farine a basso contenuto di glutine, oggi molto richieste sul mercato. Sempre qui ha sede lo Stabilimento Tipografico Pliniana che vanta una storia centenaria a testimonianza della quale, con la sua recente ristrutturazione, è stato allestito il “Museo Storico Pliniana” che custodisce centinaia di reperti e di macchinari ancora perfettamente funzionanti. Dopo il Municipio è stata la volta della visita al Castello Bufalini: la sua lunga storia e la sua bellezza ci hanno davvero sorpreso. Costruito su un primordiale edificio con funzioni di difesa, proprio per la sua posizione strategica, fu più volte distrutto e ricostruito. Inizialmente nelle mani della famiglia Dotti, nel 1487 fu affidato a Nicolò Manno Bufalini, sensibile umanista che lo trasformò in una vera fortezza con tutti gli elementi caratteristici: il fossato difensivo, il ponte levatoio, le torri angolari e un imponente mastio. Rimasto fino al 1989 di proprietà della famiglia Bufalini, ora tra i beni culturali dello Stato, nel corso del tempo ha subito notevoli trasformazioni che, senza stravolgere troppo gli elementi principali, lo hanno reso una ricca residenza signorile con uno scalone, un bel loggiato e i saloni sontuosamente affrescati dal pittore Cristofano Gherardo. Attraversare le sue stanze è stato un crescendo di emozioni per la ricchezza degli arredi originali presenti e per il senso di magnificenza che gli stucchi e gli enormi e raffinati dipinti hanno saputo trasmetterci. Anche l’esterno con i suoi giardini contornati da siepi di bosso, le fontane, il roseto e il labirinto ci hanno meravigliato. La lunga permanenza del castello nelle mani della stessa famiglia ha consentito la preservazione dei dettagliatissimi archivi che costituiscono una fonte di inestimabile valore a disposizione per la consultazione degli studiosi che ne fanno richiesta. Durante la visita alla Chiesa Arcipretale di San Giustino siamo rimasti colpiti dal silenzio e dal grande raccoglimento dei fedeli in preghiera all’interno della suggestiva cripta paleocristiana illuminata dalla sola luce di qualche fioca candela.  Il tour è poi continuato al vicino Museo Storico Scientifico del Tabacco. Qui, tra uffici, seccatoi, sale di cernita, oggetti di varie epoche, documenti e foto, è stato imbastito il racconto del profondo legame tra questo tipo di produzione ed il suo territorio. Una storia dalla quale emerge la figura delle “tabacchine”, donne che con il proprio lavoro tanto contribuirono allo sviluppo dell’economia del luogo, una storia che, con le inevitabili trasformazioni e adeguamenti del tempo, continua ancora oggi. Prima di salutare San Giustino abbiamo avuto il piacere di fare tappa a Villa Magherini Graziani. Posta fuori dell’abitato e costruita su un’altura fu realizzata a partire dal 1600. La villa, un elegante edificio su tre piani sormonto da una torretta, domina la vallata, è attualmente sede di esposizioni permanenti e in tre distinte sale conserva i reperti provenienti dai vicini scavi della Villa in Tuscis, la residenza di Plinio il Giovane. Il parco circostante ricalca le dimensioni della villa romana con una parte a bosco, l’orto e un bel giardino all’italiana. Bellissima la vista dal loggiato posto al primo piano da dove è possibile ammirare le ricercate geometrie dei giardini sottostanti e l’ampia vallata antistante.

Il Castello di Lippiano Graditissima è stata la sosta alla frazione di Lippiano, nel Comune di Santa Maria Tiberina. Al noto Bar Il Pretino Debora, la proprietaria, assieme ad altri stuzzichini e a del buon vino ci ha servito una buonissima “Ciaccia sul Panaro” farcita con stracchino e vari salumi: un impasto di farina, acqua, olio, sale e lievito, spianato e cotto su un disco, fatto di calce e pietra focaia, arroventato sul fuoco. A pochi minuti di cammino, sempre nel centro di Lippiano, abbiamo raggiunto il castello situato proprio al centro del paese. Una costruzione il cui aspetto esteriore non lascia affatto presagire la particolarità dei suoi interni. Costruito nel XII secolo fu residenza dei Marchesi Bourbon del Monte. Il Castello di Lippiano, che nel corso del tempo ha subito numerose modifiche, è oggi di proprietà della famiglia Mignini e viene aperto al pubblico per visite guidate. Di fatto le proprietarie ci hanno aperto le porte della loro dimora e ci hanno accompagnato nei vari ambienti, tra i profumi della cucina e gli oggetti di uso quotidiano. Complice la bella luce di un inizio pomeriggio di ottobre, abbiamo molto apprezzato la visita ad un castello, una volta tanto, realmente abitato, pieno di vita e di calore. Stupendo il salone principale, completamente affrescato e con un fascino antico tutto particolare. 

Monte Santa Maria Tiberina Per raggiungere questo piccolo borgo abbiamo percorso alcuni tornanti che ci hanno portato fino a 700 metri sul livello del mare. Dalla grande piazza, su cui si affacciano i palazzi storici, abbiamo potuto godere di una vista mozzafiato sui boschi e sulla campagna circostante. Attraversata la Porta Santa Maria, ci siamo addentrati tra i graziosi e caratteristici vicoli del paese. Piacevolissimo il pranzo che abbiamo consumato al ristorante Oscari, situato su una caratteristica piazzetta ai piedi di una scalinata, il locale gode di un’ottima posizione panoramica e di una pace e un silenzio quasi surreali, caratteristiche che noi commensali abbiamo avuto più volte modo di sottolineare ed apprezzare durante il pranzo. Sulla nostra tavola, tra una chiacchiera e l’altra, si sono susseguite una serie di portate con piatti tipici della tradizione locale: antipasti misti di salumi e crostini, rosse pappardelle al cinghiale e le particolarissime chicche al tartufo: specialità della casa costituita da grossi cappellacci, dall’impasto morbido e molto saporito, conditi con una buona dose di tartufo. Carne alla griglia e assaggi di dolci hanno completato il nostro pranzo. Tante le curiosità che abbiamo scoperto durante la visita pomeridiana al Palazzo dei Marchesi Bourbon del Monte, iniziata a partire dalla sala che un tempo era adibita a tribunale e collocata proprio all’entrata per agevolare l’accesso dei diversi aventi causa all’edificio. Tutta la costruzione, che ha subito varie distruzioni e successive ricostruzioni, appare ammantata di una certa austerità. Enormi pietre a vista si possono notare su questo o l’altro muro e testimoniano come l’intero edificio poggi sulla nuda roccia. Un balcone situato proprio sopra l’ingresso consentiva di comunicare ai cittadini l’emanazione di nuove leggi, mentre una porta dall’aspetto assai lugubre, collocata molto in alto, immetteva nella cella cui erano destinati i prigionieri in attesa di giudizio, prima di essere eventualmente trasferiti nelle prigioni sottostanti. 

Sulla strada per Città di Castello Due brevi soste lungo la strada ci hanno mostrato altri due gioielli che sarebbe stato un peccato perdere. Nella piccola frazione di Morra, fuori dall’abitato, abbiamo visitato l’Oratorio di San Crescentino la cui costruzione risale al lontano 1420 e che fu ampliato successivamente. I numerosi affreschi al suo interno sono stati attribuiti a Luca Signorelli e alla sua scuola. Sulle pareti si susseguono elaborate scene della passione e resurrezione di Gesù che l’artista, originario della vicina Cortona, si presume abbia dipinto durante le soste che era solito concedersi in questo luogo. Il recupero di questo edificio si deve all’artista Burri che, compreso il suo valore, lo ha strappato dall’incuria e dal totale abbandono. Interessante anche la visita all’Abbazia Benedettina di Badia Petroia, risalente attorno al 960 e fatta costruire da Ugo dei Marchesi di Colle. Molto caratteristica è l’architettura dell’edificio che si sviluppa su tre diversi piani; le mura in pietra così scarne e severe e il silenzio della campagna tutt’attorno ci hanno regalato momenti di forte suggestione. Bella anche la visita alle stanze della adiacente struttura dove, gli attuali proprietari, hanno cercato di ricreare l’atmosfera semplice e austera dell’antico convento. Un luogo che ci è apparso davvero senza tempo. 

Una mostra per il tartufo bianco… e non solo La prima giornata di blog tour ha avuto come ultima tappa Città di Castello dove era in pieno svolgimento la 38° Mostra del Tartufo Bianco. Sul calare della sera, all’accendersi delle luci, ci siamo immersi nel viavai dei numerosi visitatori disseminati per le vie della città e nella suggestiva piazza Matteotti, abbiamo partecipato alla degustazione di olio nuovo, di vini del territorio e ci siamo lasciati attrarre dai coloratissimi stand dei tanti prodotti tipici locali e di quelli dedicati al prezioso tubero, custodito in teche di vetro come si addice ai gioielli.  Seduti ad una lunga tavolata del caratteristico Ristorante L’Osteria, la buona cucina, le bellezze e le ricchezze dell’Alta Valle del Tevere sono stati al centro delle nostre chiacchiere fino a tarda serata mentre sulla tavola si sono susseguiti piatti della tradizione umbra e dai sapori tipici di questi luoghi: un azzeccatissimo risotto al tartufo, piccione ripieno con contorno di patate, fagiolini e un delicato sformato di crema di piselli, tozzetti con il vinsanto e assaggi di vari dolci, tra cui un tortino di ricotta e tartufo dal sapore veramente particolare.  

Links